Il premier Gentiloni ha risposto in Parlamento a chiarimenti circa la posizione dell’Italia in relazione al presunto attacco chimico del 7 di aprile. Ecco uno stralcio del mio commento pubblicato sabato 21 aprile sul quotidiano ‘La Croce’.
(…) Nel suo discorso il presidente del Consiglio ha spostato utilitaristicamente il discorso su una responsabilità di un presunto attacco chimico piuttosto che mettere a tema la verità ed il problema di una diffusa accondiscendenza in ambito europeo rispetto agli alleati più forti.
Per far questo, i punti salienti del suo intervento hanno raschiato il fondo della narrativa occidentale; anche di quella abbondantemente superata e sconfessata dai fatti: “Negli ultimi 10 giorni – ha detto Gentiloni – a partire dalla notte del 7 aprile, sappiamo che sono stati usati cloro, sarin o agenti assimilabili. Fonti diverse hanno confermato decine di morti e centinaia di feriti”.
Questa tesi però è palesemente falsa: è sconfessata addirittura dal capo del Pentagono che ha ammesso che non esistono prove sull’utilizzo di armi chimiche se non quelle diffuse su social dai ribelli stessi. Proseguendo, il gergo usato in tutto il suo discorso, si puà assimilare a quello della passionaria Nikky Haley, acerrima nemica del popolo siriano, secondo la quale gli ispettori OPCW che stanno indagando sui responsabili, sono superflui.
Ma soprattutto, Gentiloni ha richiamato alla coerenza con le alleanze ed al suo significato:“L’Italia non è un paese neutrale, non è un paese che sceglie di volta in volta se schierarsi con la Nato o con la Russia. È da sempre un coerente alleato degli Stati Uniti, chiunque sia a governarli. È una scelta di campo? Sì è una scelta di campo”, ed ha aggiunto – “E non dipende solo dal fatto che gli americani ci liberarono del nazifascismo, ma da una difesa continua dei nostri valori”, come se i valori fossero patrimonio esclusivo solo dell’occidente.
Tuttavia, la ‘ciliegina sulla torta’ è stata quando ha affermato che la Russia ‘va sfidata’: “La Russia – egli ha detto – deve essere sfidata sul terreno del contributo a questo negoziato perché non ha nessun interesse a fare il gioco di Bashar al Assad”. Insomma, il suo discorso ha fatto un gran ricorso a tutti i luoghi comuni ed alle menzogne lanciate in tutti questi anni dall’informazione di guerra. Ciò chiarisce che non stiamo più parlando di indagare su un attacco chimico, o su un semplice caso criminale; a questo punto il punto cruciale su cui focalizzare la nostra attenzione è focalizzare dalla nostra stessa parte, la linea di condotta che i governi occidentali stanno adottando: questo spostamento di attenzione è proprio ciò che Gentiloni ha voluto evitare.
In sostanza, ciò che il Presidente del Consiglio ha finto di ignorare è che è sempre più chiaro che i pretesti o le guerre umanitarie, stanno diventando sempre più abituali e che sempre più spesso gli interventi armati occidentali vengono messi in atto al di fuori della legalità. Il suo intervento ignora che questo comportamento sta causando divisioni sempre più profonde in tutto il mondo e ripercussioni sconvolgenti, molto più gravi di quelle su cui si dice di intervenire.
Del resto non si capisce davvero quale sia questa alta ‘scelta di campo’ a cui si riferisce: non certo quella di un blocco portatore di ‘valori’, visto i continui disattesi richiami dei patriarchi siriani e visto come la rappresaglia è avvenuta con estrema arroganza, imprudenza, e avventatezza. È un’azione che smentisce pure i propri presupposti: non tutti sanno che la ritorsione non aveva solo presunti obiettivi ‘chimici’ ma bensì le forze armate siriane (e solo grazie al buon funzionamento della difesa aerea si è evitato il peggio). Per questo non sorprende che in tutto il tutto il suo discorso Gentiloni ha evitato accuratamente di dire che USA, Francia e Gran Bretagna hanno attaccato un paese sovrano per prove reperite sui social media e ‘fabbricate in casa’ dai propri referenti locali ‘Syrian American Medical Society’ (SAMS), secondo un’azione molto probabilmente lanciata per scatenare la rappresaglia.
Non è proprio una bella cosa unirci a tutto questo, ma a sentire il premier uscente, sembra proprio che l’Italia – che storicamente negli ultimi 100 anni non lo ha mai fatto – si sia decisa a rispettare le alleanze solo ora, proprio quando i ‘valori’ per l’Europa sono sempre più evanescenti e proprio quando essa si accinge a mettere in atto ulteriori inique sanzioni contro la Siria.
Far parte del blocco occidentale non è garanzia di verità; il concetto è semplice: due o più decisioni sbagliate non fanno una decisione giusta. Del resto, il ‘modus operandi’ italiano non esprime chiaramente la determinazione a voler far parte ad un’alleanza basata su ‘valori comuni’, ma piuttosto dimostra semplicemente l’intenzione di voler lucrare nella partecipazione a un club di interessi per inserirsi più efficacemente nel mercato globale.
La misura di tutto questo è che addirittura per sferrare l’attacco del 14 aprile, si è atteso il fine settimana, ossia i mercati chiusi: questo è il vero metro di come oggi si decidono le alleanze, ivi comprese la decisione di accogliere il Qatar come osservatore in seno al Consiglio Europeo. Quindi il risultato di questa scelta di campo è fare politiche ‘fotocopia’, del tutto supine ai diktat di certi gruppi di pressione e dei paesi più forti e non la difesa dei ‘valori occidentali’. L’azione politica non è orientata alla virtù o alla coerenza rispetto ai ‘valori’ ed ai ‘principi’ su cui dice di fondarsi la nostra democrazia: ciò che lo stato italiano persegue del resto lo si vede al proprio interno, nelle leggi che continuamente minano la famiglia, la morale, e la dignità del lavoro.
Va da sé che se lo stato italiano non rispetta la vita, non è attaccato alla verità, considera le alleanze come meri ‘club di interessi’ e non si cura degli italiani, come potrebbe curarsi dei siriani? Le alleanze in cui l’Italia si concepisce sono destinate solo a diventare sempre più organismi autoreferenziali che perseguono solo il potere.
Questa è la situazione, perciò la pace in Siria ed il modo con cui ci si arriverà sarà la misura della nostra democrazia e della nostra coscienza, tutto il resto sono solo parole
vuote.
C’è però una cosa che deve consolarci: che i governi debbano far ricorso alla menzogna in maniera così massiccia (ed addirittura pagare campagne di PR per mentirci), vuol dire che non tutto è perduto. Vuol dire che in fondo il potere non è così forte e che noi tutti possiamo fare qualcosa. Ed ogni cosa che possiamo fare non è diverso dalla preghiera incessante, che ci dona un respiro più ampio
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