di Fabiana Criscuolo
1 gennaio, Public Domain Day 2019. Cosa cambierà e quali opere diventeranno di pubblico dominio?
Quando scade il copyright i libri diventano di pubblico dominio. Questo gennaio è una data cruciale per il mondo dell’editoria poiché scade una proroga ventennale del copyright approvata nel 1998 dal Congresso americano, soprannominata «il Mickey Mouse Protection Act»
Dal 1° gennaio 2019, in Europa, diventano di pubblico dominio le pubblicazioni degli autori morti nel 1948 (la nostra legislatura garantisce i diritti per 70 anni dalla scomparsa dell’autore o dell’autrice). In Cina, Canada e altri paesi, per chiudere, la protezione dura 50 anni dalla morte.
Ma cosa succede quando scade il diritto d’autore e perchè questo primo gennaio è considerato come l’Armageddon dell’editoria?
Le opere senza copyright perderanno le protezioni legali che avevano reso questi capolavori legati ad alcune specifiche case editrici ed eredi con royalties da diritti d’autore e controllo creativo. Le conseguenze? Il mondo dell’editoria verrà profondamente scosso poiché la scadenza dei diritti d’autore significa, tra le altre cose, che tutti quanti potranno creare nuove opere basate su questi classici senza il rischio di trovarsi inceppati in lunghe battaglie legali per la violazione del diritto di copyright.
Ciò che accade dal primo gennaio e che, mano a mano, all’inizio di ogni anno un nuovo gruppo di classici diventerà parte di quello che viene considerato il patrimonio culturale comune. Nel giro di pochi anni, quindi, le opere di autori come Virginia Woolf, F. Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway e William Faulkner potranno essere riprodotte, stampate, rese audiolibro, digitalizzate su Amazon, riprodotte a teatro o al cinema e addirittura modificate a proprio piacimento (l’esempio più eclatante rimane quello del 2002, “Orgoglio e Pregiudizio e Zombie”).
A partire dal 1° dicembre, quindi, Google Books farà uscire opere che già da tempo ha cominciato a digitalizzare, uscite nel 1923, come “Un Figlio al Fronte” di Edith Wharton o “Tarzan e il Leone d’Oro” di Edgar Rice Burroughs più i titoli di scrittori come Rudyard Kipling, P.G. Woodhouse, Willa Cather e moltissimi altri per un totale di oltre 130 mila opere che, nel solo 1923, vennero registrate per il copyright.
Ma il copyright scade ogni primo gennaio, come mai nel 2019 c’è tutto questo clamore?
L’origine la possiamo additare ad un excamotage firmato in America nel 1998, sotto il governo Bush, una proroga ventennale del copyright approvata dal Congresso americano, legge chiamata dai suoi detrattori il “Mickey Mouse Protection Act” perché adottata dietro le pressioni della Disney per tenere sotto diritti di autore fino al 2024 “Steamboat Willie“, il primo film con protagonista Mickey Mouse.
Con quella legge, la Disney era riuscita a far allungare i termini del copyright per le opere pubblicate tra 1923 a 1977 da 75 a 95 anni dalla pubblicazione, congelandone di fatto la proprietà.
In USA, così, diventano di pubblico dominio centinaia di migliaia di opere pubblicate per la prima volta nel 1923. Dal 1° gennaio 2019, dopo 95 anni di copyright, libri, spartiti musicali, dipinti e film protetti dal “Copyright Term Extension Act” (conosciuto come “Sonny Bono Copyright Act” dal nome del cantante pop che sostenne il disegno di legge; approvato nel 1998, estese il termine da 75 a 95 anni con una lunga discussione che vide il supporto e l’influenza di Disney perché a ridosso della scadenza del copyright di Topolino) sono liberi. In USA, possono essere ripubblicati, usati per opere derivate, mostrati, riprodotti, a pagamento o in forma gratuita, senza chiedere il permesso o pagare i diritti ai vecchi proprietari.
Fonte : insidemusic.it