Il 13 settembre 2023 il mondo è stato sul punto di entrare in un conflitto nucleare a causa di una serie di eventi concatenati. Il premier britannico Starmer si è recato a Washington con una valigetta contenente piani dettagliati per attacchi in profondità contro la Russia, con l’obiettivo di colpire punti strategici. L’intenzione era di coinvolgere gli Stati Uniti in un’escalation, contando sul fatto che il presidente Biden avrebbe approvato questi piani. Tuttavia, qualcosa è andato storto per il Regno Unito.
Starmer credeva fermamente che Biden avrebbe accettato il piano, ma ci sono stati interventi decisivi da parte dei militari americani. Un gruppo influente all’interno del Pentagono, contrario a questa escalation, ha fatto sapere che non avrebbero supportato l’attacco, creando una spaccatura nell’amministrazione. Questo ha evitato che il piano andasse avanti, ma la tensione rimase altissima, come dimostrano i 5,5 miliardi di aiuti militari, comprese munizioni guidate JSOW per gli F16 dalla portata di 120 km.
Parallelamente, il 12 settembre, il giorno precedente, il presidente russo Putin aveva lanciato un ultimatum molto chiaro in cui dichiarava che ogni ulteriore azione contro la Russia, soprattutto nel tentativo di colpirla in profondità, sarebbe stata considerata un atto di guerra. Putin aveva parlato di guerra in termini gravissimi, evocando la possibilità di un’escalation nucleare. Questo riferimento diretto alle armi nucleari non si era sentito dai tempi della crisi missilistica di Cuba, ma, la situazione del 2023 era considerata ancora più pericolosa.
Nel discorso, Putin sottolinea che la Russia avrebbe reagito in maniera adeguata a qualsiasi attacco diretto al suo territorio, trattandolo come un atto di guerra totale. La retorica bellica utilizzata soprattutto da parte occidentale continua a portare verso un confronto che il 13 settembre poteva degenerare in una catastrofe nucleare, ma la sotuazione continua comunque ad essere ad elevata pericolosità. Ci troviamo in una situazione in cui entrambi i contendenti spingono fino all’ultimo momento sperando che l’avversario faccia marcia indietro, con il rischio che nessuno lo faccia, provocando conseguenze disastrose.
La cronaca di quei giorni è stata segnata dal costante pericolo di una guerra globale, e la reazione di alcuni settori militari americani è stata determinante per evitare il peggio.
Mentre i media mainstream continuano a latitare e a diffondere le veline dei governi, la testata giornalistica “Il Vaso di Pandora” ha trattato l’argomento con dovizia di particolari. La puntata ha visto, tra gli altri, la partecipazione del generale Bertolini. Egli ha stigmatizzato il pericolo di un potenziale coinvolgimento della NATO e ha messo in guardia su un’escalation che potrebbe portare a conseguenze catastrofiche, compreso l’uso di armi nucleari. Bertolini ha sottolineato l’importanza della prudenza e di una gestione attenta della crisi, evidenziando il rischio che derive ideologiche e non tecniche possano aumentare la probabilità di uno scontro diretto tra le superpotenze, che inevitabilmente vedrebbe l’Europa coinvolta direttamente.