L’ex presidente yugoslavo Milosevic assolto dalla Corte dell’Aja: ma i media non rilanciano

L’ex presidente yugoslavo Milosevic assolto dalla Corte dell’Aja: ma i media non rilanciano
L’ex presidente serbo Milosevic è stato accusato di pulizia etnica nei confronti dei bosniaci. La Corte dell’Aja ha dimostrato la sua innocenza. La sentenza è di marzo ma solo in questi giorni, alcuni giornali on-line ne hanno parlato. Sembra un silenzio voluto, altrimenti molti dovrebbero chiedere scusa al popolo serbo o dare spiegazione agli ignari cittadini europei sulla guerra iniziata senza mandato Onu, nel 1999.

di Patrizio Ricci – LPL News24

L’ex presidente serbo Milosevic era stato arrestato nel 2001, accusato di pulizia etnica nei confronti dei bosniaci. Dopo 5 anni di processo senza provare alcunchè, l’ex presidente morì per infarto nel carcere del Tribunale Penale in circostanze molto dubbie circa l’accidentalità del decesso: era l’11 marzo 2006.
Con la sua morte, non potendo proseguire il processo, il reato si era estinto. Per riscattare pienamente la sua memoria, i parenti ricorsero al Tribunale dell’Aja perchè fosse chiarito definitivamente se Milosevic fosse o meno innocente.
Dopo approfondite indagini, la Corte delll’Aja a gennaio di quest’anno, ha decretato che i reati che erano ascritti a Milosevic erano infondati ed egli è innocente.
L’importante sentenza di assoluzione è del 24 marzo di quest’anno ma in Europa, alla notizia, non è stato dato alcun rilievo mediatico: nessuna conferenza stampa, nessun commento da parte di nessuno. Eppure, il fatto è rilevante, vuol dire che un capo si stato è stato accusato ed imprigionato ingiustamente e che una nazione è stata bombardata adducendo motivazioni infondate. L’impressione, netta, è che troppa pubblicità avrebbe creato non poco imbarazzo: il silenzio invece evita il clamore e le scuse al popolo serbo. Inoltre, così gli ignari cittadini europei possono credere ancora alla versione di Milosevic il ‘massacratore dei Balcani’.

Vediamo in breve come sono andate le cose. Mentre l’ex presidente serbo-bosniaco Radovan Karadzic è stato condannato a 40 anni di carcere per la pulizia etnica, le evidenze emerse nella istruttoria portata avanti dalla Corte del’Aja, dimostrano che l’ex presidente Milosevic era completamente estraneo ai fatti che gli erano ascritti. Il presidente serbo era stato definito come “il macellaio dei Balcani”, descritto con malcelato spregio come “un impettito Adolf Hitler in azione” ed era stato trattato da tutti i capi di stato della Nato come un criminale. La Corte dell’Aja ha provato che Slobodan Milosevic, che è stato diffamato da tutta la stampa occidentale ingiustamente: egli non era affatto parte di “un’impresa criminale congiunta” che in un primo tempo il Tribunale Penale dell’ex Yugoslavia asseriva. Al contrario, Milosevic aveva “condannato pulizia etnica” in ogni occasione ed aveva fatto di tutto perchè si trovasse un accordo. Infatti, il presidente serbo si era dichiarato sempre innocente e di non essere a conoscenza dei crimini commessi da alcune unità serbe in difformità agli ordini impartiti. Le prove che sollevano Milosevic sono circostanziate, contenute in più di 2000 pagine di atti: esse dimostrano come molte accuse erano abnormi.

Insomma, ci sono voluti 10 anni oltre la sua morte per fare chiarezza. E’ incredibile perchè Robin de Ruiter, un pubblicista e storico olandese cresciuto in Spagna, già nel 2012 aveva pubblicato un libro in cui dimostrava l’estraneità di Milosevic rispetto ai fatti imputatigli. Inoltre, nel libro-inchiesta, il giornalista dimostrava che Milosevic era stato avvelenato lentamente in carcere. Le cause della sua morte sono oggi note: dopo morto, nel sangue di Milosevic è stato trovato un farmaco, il ‘Rifacin’ (usato per la tubercolosi e la lebbra) che nessuno gli aveva prescritto che annullava gli effetti del medecinale che gli veniva somministrato per l’alta pressione. Chi gli somministrava il Rifacin a sua insaputa (probabilmente mescolato nei pasti) sapeva che avrebbe decretato la sua morte.

Ruiter ha dimostrato con netto anticipo, ciò che lo stesso Tribunale oggi ha chiarito: “l’obiettivo politico di Miloševic era mantenere il Kosovo all’interno dei confini della Serbia e impedire alla maggioranza albanese di scacciare la minoranza serba dal Kosovo. Non vi era alcun incitamento all’odio nazionalista, né è stata effettuata una pulizia etnica“. E’ credibile che tutta l’Europa, con tutti i suoi investigatori e intelligence, non è riuscita a capire quello che un solo uomo ha evidenziato? Non lo è di certo.
Alla fine, la verità è venuta a galla, sia pure con tempi biblici. A sua discolpa molti testimoni hanno deposto a suo favore, tra cui l’ex capo della sicurezza dell’esercito jugoslavo, generale Geza Farkas (un ungherese etnica). L’alto ufficiale ha testimoniato che tutti “i soldati jugoslavi in Kosovo era stato consegnato un documento che spiegava il diritto umanitario internazionale, e che è stato ordinato loro di disobbedire a ordini che lo avessero violato”. L’accusa di voler dar vita alla Grande Serbia è del tutto falsa: “La verità è che Milosevic non era un nazionalista serbo ma un socialista, che si è sempre impegnato per una Jugoslavia multietnica e multirazziale”. In una parola, di tenere la Yugoslavia integra. Per Milosevic – dice Andy Wilcoxson – “era un uomo per cui ogni forma di razzismo erano un anatema, insistito sul fatto che tutte le etnie devono essere protetti”.

In definitiva, il processo a Milosevic è stato uno dei pochi casi in cui un presidente di uno stato, prima è arrestato senza prove, poi solo in un secondo tempo, la pubblica accusa si è mobilitata freneticamente per cercarne. Un legale consultato dal Time aveva comunque stabilito immediatamente subito dopo l’arresto, che l’80% delle prove con le quali è stato imbastito il processo, si basavano su ‘un sentito dire’. Ma non solo: già il risultato di una inchiesta delle Nazioni Unite terminata nel settembre 2001, aveva provato che in Kosovo era avvenuto alcun genocidio. Ma la pressione della Nato perchè il processo si facesse lo stesso, fu fortissima. L’opera manipolatrice dei media fu ‘all’altezza’ della manipolazione: la CNN chiamò il processo come “il più importante dopo quello di Norimberga”.

Si vuol dire che ‘ex presidente yugoslavia era un angelo? No di certo, ma certo è evidente che i suoi nemici si sono macchiati di colpe ben più rilevanti e non hanno mai pagato. E’ il caso del presidente Sarkozy che con falsi presupposti, ha scatenato la guerra in Libia: il presidente francese ha procurato la disgregazione di uno stato, l’assassinio del suo leader, la morte di 150.000 persone e la sua caduta della Libia nel caos. Non sono meno colpevoli di Sarkozy coloro che hanno voluto la guerra in Iraq ed in Siria intessendo una retorica basata sulle menzogne: tutti costoro, hanno responsabilità assai più gravi di Milosevic ma anzichè essere sotto processo, fanno la parte dei giudici.
Cosa succederà ora? E’ certo solo una cosa: la storia non sarà riscritta. Sui libri rimarrà la prima versione dei fatti: quella della Nato.

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