Esperto russo di scienze militari: “se gli USA attaccano, affonderemo le loro navi”

La tensione continua a crescere rapidamente in Siria. Secondo gli ultimi dati, i militanti e le agenzie di intelligence straniere stanno preparando una provocazione usando armi chimiche, il che aumenta il rischio che gli Stati Uniti e la coalizione occidentale infliggano un duro colpo a Damasco.

Secondo il  Wall Street Journal – che fa riferimento a fonti anonime dell’amministrazione statunitense –  le minacce statunitensi non si sono circoscritte alle sole strutture siriane ma anche alle strutture russe e iraniane.

Il presidente Assad alle riteirate minacce USA secondo le quali starebbe preparando un attacco chimico (per uccidere immancabilmente donne e bambini) ha risposto:

Dovrei essere un suicida per approvare l’uso di armi chimiche, anche se fossero ancora in nostro possesso.

Ma tant’è: non c’è una logica in tutto questo.  Esaminiamo comunque cosa succederebbe in caso di attacco USA.

Nel primo caso – cioè un attacco circoscritto alle sole strutture siriane – la Russia ha promesso una risposta asimmetrica ossia contro forze supportate in Siria, come ad esempio al Tanf (la settimana scorsa ha avvisato gli USA di questo per ben due volte).

Nel secondo caso, ossia nel caso di un attacco diretto alle forze russe nella propria base protetta con S400 o altrove, secondo il professor Sergei Sudakov dell’Accademia delle Scienze Militari,  la Russia risponderebbe distruggendo la minaccia utilizzando la squadra navale nel Mediterraneo.

Mosca è ben consapevole che uno attacco missilistico può essere inflitto solo per mezzo di unità navali, sottomarini e con l’aiuto di una flotta aerea d’attacco.  Ciò significa che avremo bisogno di affondare le navi da guerra e distruggere i trasportatori di missili cruise. Al momento abbiamo praticamente ogni possibilità di affondare  quelle navi americane, che saranno messe in crisi, con l’aiuto della cosiddetta ‘salva tripla’.

Esiste però un problema ulteriore. In entrambi i casi la prospettiva di uno scontro diretto tra forze russe e americane è alta.  Come ha commentato il giornalista militare del sito Gazeta.ru, il colonnello Mikhail Khodarenok ,  i militari russi che sono impegnati nell’offensiva di Idlib sono praticamente in tutte le unità siriane, a cominciare dal livello compagnia e finendo con centri di comando operativi. Perciò c’è un grande rischio che le forze armate russe possano soffrire a causa degli  attacchi americani. In questo caso è necessario rispondere. Però  tutto il nostro ragionamento è finora solo nel campo delle congetture, delle ipotesi.

Sono appunto congetture…  Non sappiamo con certezza se la Russia è pronta a rispondere agli attacchi militari statunitensi in Siria  in proporzione. Sappiamo che ha la capacità di farlo. Personalmente non credo che risponderebbe direttamente e proporzionalmente, nel caso di un attacco.  Semmai asimmetricamente.

Di concreto abbiamo solo un precedente. All’inizio del 2018, 200 contractors russi del PMC ‘Wagner’ furono uccisi a seguito di un gigantesco attacco dell’US Air Force nei pressi dei pozzi di Omar, al nord della Siria: Mosca in quell’occasione non solo non ha risposto ma ha negato che sia successo, nonostante molti hanno testimoniato che è effettivamente successo ed anche l’amministrazione USA ha divulgato.

Come sempre si è voluto evitare una escalation. In tutti i modi  la Russia si sta muovendo e continuerà a riarmarsi aumentando il blocco statunitense che si va ingrossando e integrando. Una cosa è certa: Putin non lascerà da sola la Siria, è cosciente che gli USA sono rimasti  soprattutto avendo designato la Russia  come obiettivo.

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