Padre Miguel Pro, giovane sacerdote messicano, giocoso, allegro, incontenibile, pronto allo scherzo, mentre viene ucciso grida: “Viva Cristo Rey!”

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Molte storie di uomini, giovani uomini, di fede ci sono sconosciute. Eppure dovremmo conoscerle. Come questa di padre Miguel Pro, s.j., sacerdote che continuò ad esercitare clandestinamente il suo ministero sacerdotale nonostante il divieto imposto dal governo anticlericale messicano. Affronterà la morte gridando “Viva Cristo Rey!”

Ecco la sua storia raccontata in questo articolo di Francis Phillips, nella mia traduzione.

Foto: padre Miguel Pro, s.i., poco prima di essere ucciso.

Foto: padre Miguel Pro, s.i., poco prima di essere ucciso.

 

Nella serie di biografie per giovani intitolata “Ritratti nella fede e nella libertà”, Bethlehem Books, una piccola casa editrice del Nord Dakota dedicata a far rivivere per i lettori più giovani libri fuori stampa di particolare pregio, ha recentemente ripubblicato Padre Pro: Eroe messicano di Fanchon Royer. Indirizzerà questo uomo affascinante, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1988, ad un nuovo pubblico di lettori.

Ci sono alcuni santi, come il Beato Pier Giorgio Frassati e il Beato Miguel Pro SJ (1891-1927), la cui esuberanza e gioia saltano fuori dalle pagine quando si legge di loro. Ci ricordano che i santi uomini e le sante non sono modelli di pietà convenzionale, ma persone di eccessi; non possono seguire Cristo con lentezza, ma devono correre a capofitto verso di lui. Nel caso di Miguel Pro, figlio maggiore di una grande famiglia messicana, affiatato, felice e devoto, il suo spirito alto, l’impulsività e le battute non cessarono quando, all’età di 20 anni, entrò nel noviziato gesuita. Assunsero semplicemente una nuova forma, soprattutto quando tornò nel suo paese dopo un lungo periodo di studio in Europa.

È il 1926, un periodo pericoloso in Messico, dove il governo ferocemente anticlericale del presidente Plutarco Calles mette al bando e perseguita sacerdoti e religiosi. Pro fu costretto a condurre il suo ministero (sacerdotale) clandestinamente, battezzando i bambini, sposando coppie, predicando e offrendo la Messa in segreto. Vivere travestendosi in modi sempre diversi per farla franca con i suoi nemici non ne smorzava lo spirito; il “Pro giocoso” continuava a fianco del “Pro orante”, come un amico aveva osservato una volta.

Royer, convertitasi a 40 anni dopo essere stata un’attrice e produttrice di Hollywood, racconta bene la storia, anche se la situazione politica in rapido cambiamento in Messico è a volte difficile da comprendere. Eppure i giovani lettori comprenderanno facilmente il dramma centrale: un sacerdote coraggioso e santo è perseguitato da altri uomini spietati che finalmente lo raggiungono e lo giustiziano senza processo, insieme a uno dei suoi fratelli Humberto. Quando vide i corpi dei suoi due figli, il padre mostrò la propria fede, dicendo: “Sono morti per Dio e stanno già godendo della Sua presenza in cielo. Te Deum Deum laudamus!”

Davanti al plotone d’esecuzione padre Pro si è inginocchiato brevemente in preghiera. Poi, rifiutando la benda, si alzò in piedi con le braccia tese a imitazione di Cristo sulla croce. Pochi secondi prima che gli spari risuonassero, gridò: “Viva Cristo Rey! “(“Viva Cristo Re!”) Tutto questo è stato catturato in fotografie richieste dalle autorità messicane (anche se non riprodotte nel libro). Sono immagini che toccano profondamente, che mostrano il ricordo e la pace di Pro al momento della morte; rivelano ad ogni nuova generazione che le vede cosa sia in definitiva la fede. Il suo giorno di festa si avvicina: 23 novembre – forse qualcuno a cui pregare per i figli che hanno perso la loro fede.

Per inciso, Graham Greene sapeva della vita e della morte di Pro quando era alla ricerca del suo romanzo Il potere e la gloria (1940). Anche il suo “sacerdote del whisky” viene fucilato, concludendo violentemente una vita che è stata in gran parte di fallimento e discredito al sacerdozio, anche se alla fine è stata redenta. Questo sacerdote, il cui nome non viene mai rivelato, “provava solo immensa delusione perché doveva andare a Dio a mani vuote …. Sapeva che alla fine c’era solo una cosa che contava: essere un santo”.

Il beato Miguel Pro, apparentemente spensierato e incontenibile, aveva incorporato questa conoscenza in tutta la sua vita sacerdotale.

Foto: padre Miguel Pro, s.i., poco prima di essere ucciso.

Foto: padre Miguel Pro, s.i., poco prima di essere ucciso.

 

Fonte: Catholic Herald

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