Ma cosa fanno le forze USA in Siria? Stanno combattendo l’ISIS, danno manforte alle Forze curde in costante difficoltà? E’ da notare che solo le truppe USA in Siria sono numericamente superiori alle forze ISIS valutate in 2.000 uomini, per non contare del contributo delle forze curde del ‘Syrian Democratic Force’, Ciononostante l’ISIS ha ripreso tutto il proprio territorio e preme sulla frontiera irachena e al di là dell’Eufrate in territorio governativo siriano.
Inoltre, come tutti sappiamo, la missione americana in Siria che originariamente era destinata ad essere una “missione di specialisti” di 250 persone, nel tempo è salita a 500 persone, quindi questo numero è salita a 2.000 persone. E ora il numero di questa famigerata “missione USA” è raddoppiato, ovvero è ulteriormente salito a circa 4.000 unità. E’ da notare che l’aumento del numero di truppe statunitensi non è stato mai approvato dal Congresso degli Stati Uniti, né è stato mai autorizzato dalle Nazioni Unite.
Comunque gli Stati Uniti hanno creato sul territorio siriano altre dieci basi militari, tra cui quattro basi aeree. E al momento le forze controllate dagli Stati Uniti in Siria occupano il territorio sulla riva sinistra dell’Eufrate, di dimensioni comparabili almeno alla Repubblica di Croazia.
E’ singolare che questa “piccola missione di specialisti militari americani” trasformatasi in un contingente militare a tutti gli effetti di 4.000 uomini, risulti immobile e impotente di fronte a 2000 uomini dell’ISIS.
Come è possibile!?
I funzionari americani dicono che stanno mettendo il massimo impegno affinché la situazione rientri e che l’ISIS venga eliminato definitivamente. Ma una intervista del New Yorker dimostra il contrario: le forze di terra USA rimangono saldamente nelle loro basi . Un sergente della alla 155a squadra di combattimento della brigata corazzata dice che da nove mesi la sua unità è la noia e non resta altro da fare che passare il tempo guardando Youtube:
Appena dentro il cancello principale della base, ho incontrato cinque soldati della Guardia Nazionale del Mississippi. Il loro compito era guardare con lo “specchio” i veicoli in arrivo per autobombe e controllare l’identificazione dei conducenti. Si sedettero sotto una tettoia di reti mimetiche, con le armi bloccate ma non caricate. Una coppia di sergenti di nome Jackson e Jones, con indosso abiti alla moda, stavano mangiando Pringles. Un altro sergente, di nome Muñoz, e un giovane arruolato di nome Ngo stavano bevendo bibite, fumando sigarette e sputando a terra. Il sergente responsabile, un tipo alto e bianco il cui nome era ricoperto dalla sua armatura [antischegge], mi disse che appartenevano alla 155a squadra di combattimento della brigata corazzata, e da nove mesi stavano facendo uno schieramento a sostegno dell’operazione Inherent Resolve. Non erano mai stati fuori dal filo spinato [della recinzione della base] e hanno confessato di essere abbastanza annoiati. Ho chiesto cosa hanno fatto per passare il tempo.
“Praticamente rimani in sintonia con YouTube”, ha detto Jackson.
Ho chiesto se fosse strano essere in Siria.
“Ho avuto qualcosa in cui ho dimenticato dove sono realmente”, ha detto Jones. “Potrebbe essere qui o in Kuwait o fare addestramento in Texas o in Mississippi, ma sembra tutto uguale e sembra lo stesso. Stessi edifici, stesse persone, stessi veicoli, stessa attrezzatura. ”
“L’unica differenza è il tempo”, ha detto Jackson.
“Ma a volte”, ha detto Jones, “mi sveglierò al mattino e sarò tipo, ‘Oh, cazzo, sono in Siria.’ ”
Ciò avviene mentre le forze curde delle Syrian Democratic Force combattono quotidianamente le forze dell’ISIS e sono in grave difficoltà, nonostante l’appoggio aereo USA a dire il vero molto impreciso visto che proprio in questi giorni – dopo le ennesime vittime civili e la distruzione di un ospedale ad Hajin – l’Onu in una nota ha esortato ad una maggiore attenzione. Inoltre è di venerdì la notizia che 7000 civili sono stati presi dai militanti dello Stato Islmaico e si teme fortemente per la loro sorte dato che tra essi ci sono le famiglie di membri dell’SDF e simpatizzanti dell’esercito governativo siriano.
Qui tutta l’intervista sul New Yorker: https://www.newyorker.com/news/dispatch/is-the-trump-administration-pivoting-the-fight-in-syria-toward-a-war-with-iran