In un commento sul FT Wolfgang Münchau spiega come, anche prendendo alla lettera i principi dell’ordoliberismo, la crisi del capitalismo è in realtà dovuta alla degenerazione degli stessi principi di mercato che tale dottrina considera supremi e inappellabili. Laddove i primi ordoliberisti tedeschi avevano chiaro che fosse necessario creare le condizioni per un’equa ridistribuzione delle risorse, una sorta di “aiuto” alla mano invisibile del mercato perché si orientasse in direzione inclusiva della maggior parte della popolazione, oggi l’attenzione è focalizzata su dati e concetti macroeconomici complessivi come il PIL, che mal si prestano a descrivere la reale condizione delle famiglie. Una parte crescente di popolazione diviene così non tracciabile dagli operatori, che puntualmente poi restano sorpresi quando la maggioranza esclusa esprime, nelle strade come nelle urne, il malcontento represso con risultati indesiderati.
Wolfgang Münchau, 23 dicembre 2018
Quando penso alla crisi del nostro sistema liberale, mi viene in mente un incontro di quasi 20 anni fa a Berlino con Wolfgang Kartte, ex presidente dell’ente tedesco per l’antitrust. Gli chiesi perché lui e i suoi successori avevano spesso adottato posizioni così conservatrici nei casi di concorrenza, e in particolare perché erano così sprezzanti nei confronti delle argomentazioni economiche.
Come la maggior parte dei responsabili delle politiche economiche in Germania, Kartte, deceduto nel 2003, era un avvocato. Mi rispose che secondo lui il suo lavoro consisteva nell’aiutare i deboli a difendersi dai forti. Questo era il compito di un avvocato, non di un economista. Aggiunse anche che non era interessato a creare un livellamento di risorse, ma a favorire i più deboli.
La crisi del liberismo moderno ha elementi simili. Oggi si ripresenta una nuova versione del problema deboli contro forti – ma non c’è nessuno che inclini il campo nella direzione opposta. Le imprese più piccole pagano più tasse in relazione al loro reddito rispetto alle grandi multinazionali. Le politiche economiche dopo la crisi finanziaria hanno finito per ampliare le differenze di reddito e di ricchezza. I grandi flussi migratori hanno creato insicurezza, così come l’arrivo di nuove tecnologie. Quando gli elettori vengono chiamati deplorevoli – o trattati con sufficienza, come è successo nel Regno Unito dopo il voto sulla Brexit – al danno si aggiunge la beffa.
Kartte era un ordoliberista tedesco di vecchio stampo, della scuola di pensiero nata dopo il crollo della democrazia tedesca nei primi anni ’30. La macroeconomia dell’ordoliberismo tedesco è alquanto inadeguata. Ma c’è una cosa in cui eccellevano. I loro principali studiosi hanno spiegato meglio di chiunque altro come l’ordine liberale tedesco degli anni ’20 abbia fallito alienando la maggior parte della popolazione.
Una risposta breve e insolente sarebbe che la Repubblica di Weimar avrebbe favorito i più forti. Gli shock macroeconomici del periodo – iperinflazione e depressione – sono ben noti a tutti. È chiaro che abbiano contribuito in larga misura all’alienazione politica delle classi medie. Ma non sono stati le uniche cause. Quel periodo vide anche la crescita dei cartelli industriali che minacciavano la sopravvivenza di piccoli commercianti e imprenditori.
Quando gli ordoliberisti giunsero finalmente al potere nella Germania del dopoguerra, iniziarono a inclinare il piano nella direzione opposta creando un’infrastruttura aziendale e finanziaria per sostenere le piccole e medie imprese. Il Mittelstand tedesco è stato una causa della forza tedesca, ma anche della sua stagnazione. E una delle lezioni principali della storia economica moderna è che non si può prescindere dalla distribuzione del reddito e della ricchezza.
Questo non significa necessariamente auspicare la ridistribuzione. Si tratta di gestire attivamente il campo di applicazione del capitalismo per garantire che la maggior parte della popolazione non resti esclusa. Pensiamo al capitalismo imprenditoriale di Margaret Thatcher nel Regno Unito negli anni ’80. Tramite la privatizzazione, ordinari risparmiatori divennero azionisti. Attraverso la vendita di case popolari, inquilini si trasformarono in proprietari.
Oggi non è possibile replicare questo esempio: non ci sono case popolari da vendere, né società da privatizzare. Ma per salvare il capitalismo moderno avremo bisogno di trovare modi per mantenere l’elettore medio coinvolto nel sistema, proprio come fece la Thatcher negli anni ’80. Direi che gli elettori sono ancora relativamente soddisfatti in paesi come la Germania, il Benelux e l’Irlanda. Ma lo sono molto meno in Regno Unito, Francia o Italia.
Ciò che spesso conduce i sostenitori e i difensori della moderna democrazia liberale fuori strada nella loro analisi è la loro dipendenza da variabili aggregate macroeconomiche come il prodotto interno lordo e il tasso di disoccupazione registrato ufficialmente. Il decennio prima del referendum sulla Brexit è stato un decennio di relativa crescita del PIL. Nulla nei dati suggeriva che il Regno Unito avrebbe votato per lasciare l’UE. Ma le informazioni granulari dipingono un’immagine diversa. I dati basati sul sondaggio ufficiale delle risorse familiari e dal think-tank Resolution Foundation mostravano che, tra il 2002 e il 2015, il reddito delle famiglie escluso il costo degli alloggi era stagnante per il 60% delle famiglie a più basso reddito.
Anche l’attuale ondata di malcontento in Francia mal si concilia con una crescita del PIL relativamente solida dopo la crisi finanziaria. Ma uno studio del McKinsey Global Institute ha mostrato che la crescita del reddito si è interrotta bruscamente per quasi tutte le famiglie nelle economie avanzate.
Il principale collegio elettorale che sostenne la rivoluzione Thatcher negli anni ’80 era il C2 – la classificazione demografica per la classe operaia qualificata. La Thatcher si è occupata della classe media. I suoi successori dapprima hanno ignorato le classi medie, poi si sono mostrati scioccati da eventi come Brexit.
Ogni sistema che lascia indietro il 60% della popolazione è sempre destinato a fallire. È l’ironia della sorte: il liberalismo sta fallendo proprio a causa delle stesse forze del mercato.