Rilancio dall’ amico G.C. che ha postato su facebook un interessante giudizio reperito addirittura nella favola di Collodi “Pinocchio”, segno di come la creatività ed una cultura incentrata al bene possa aiutare nell’umano cammino , a patto naturalmente di saper riconoscere la Verità tutta intera.
@vietatoparlare
Ho letto però un pezzo straordinario di Giacomo Biffi dal suo libro “Contro Maestro Ciliegia” che non posso non condividere. E’ un giudizio di come, talvolta, bisognerebbe ‘opporsi’ al mondo e alla sua prepotenza. Sembra scritto in risposta alle polemiche su Verona ma ha un respiro più “alto”.
Il commento di Biffi è riferito a quando Pinocchio si reca a scuola. I compagni di classe lo prendono in giro perché è diverso, è un burattino. La diversità, Biffi, la identifica con il segno distintivo del cristiano, che rimane l’eterno diverso perché pur essendo del mondo non è del mondo. Ecco il pezzo:
” (…) Alla malvagità dei compagni il burattino reagisce con una ‘pedata negli stinchi e con una gomitata nello stomaco’, che rivelano ai piccoli tormentatori l’inattesa durezza di quel legno.
‘Dopo quel calcio e quella gomitata, Pinocchio acquistò subito la stima e la simpatia di tutti i ragazzi della scuola e tutti gli facevano mille carezze e tutti gli volevano un bene dell’anima.’
I calci e le gomitate sono i soli argomenti persuasivi per chi è costituzionalmente un sopraffattore. Sono il modo appropriato di dialogare-senza però assimilarsi nei metodi repressivi- con chi custodisce all’interno della propria vocazione ideologica l’intolleranza e la determinazione a estromettere e ad annullare colui che non si conforma.
I sistemi che accolgono entro la loro logica l’esercizio della violenza come un diritto originario e incontestabile della loro “missione” nel mondo, non capiscono altra argomentazione che non sia la forza. Ogni tentativo di confronto ideale sarà giudicato una debolezza. Non si dialoga con l’arroganza e con chi, senza ragioni obiettive, ti esclude dalla stessa possibilità di esistere come tu sei e come vuoi essere.
Certo la prepotenza non è mai ammessa nello stile cristiano, neppure come ritorsione; alla violenza non si deve rispondere con la violenza. Ma con la forza sì: la forza dell’animo che non si lascia intimidire, la forza di una comunità capace di contestare moralmente ogni sopruso politico e culturale, la forza di astenersi dal consenso sollecitato con mezzi diversi dalla dimostrazione razionale.
Questa forza va usata non solo in nome della verità e della giustizia (o quanto meno della legittima persuasione di essere nella verità e nella giustizia), ma anche come atto d’amore verso i nemici: qualche volta è l’unico modo di migliorarli e di ricondurli a pensieri e a propositi più degni.
Opporre durezza a durezza può essere la sola forma di carità che ci è dato di esercitare verso l’uomo che aspira a trasformarsi in un padrone di uomini”
(tratto da: Giacomo Biffi – Contro Maestro Ciliegia) da A. Quatela.