Risorgimento e persecuzione della Chiesa.

tratto dal sito : ” insorgente ”

Un altro lato oscuro del risorgimento è la persecuzione scatenata contro la Chiesa cattolica dalla potente alleanza liberale, massonica e protestante.
L’Italia è l’unico Paese d’Europa che ha conquistato l’unità nazionale attraverso un duro contrasto con la propria Chiesa. Naturalmente, nel caso dell’Italia, si sta parlando della Chiesa cattolica.
Perché lo Stato sabaudo, il Regno sardo-piemontese che si dice costituzionale e liberale e si è messo alla guida del processo che ha portato all’unità d’Italia ha perseguitato duramente la Chiesa?
Perché ha voluto colpire il potere temporale del Romano Pontefice?

Per ottenere il loro scopo, governare un territorio prestigioso come l’Italia, i Savoia si sono alleati con gli Stati protestanti e massonici che all’epoca dominavano il mondo. Per avere il loro sostegno politico, militare ed economico, i sovrani sardi hanno dovuto dare prova di essere omologati al credo religioso e culturale dei propri “sponsor”, mettendo in atto una seria persecuzione anticattolica.

L’unità d’Italia è stata ottenuta combattendo la profonda identità culturale, religiosa, artistica ed anche economica della nazione.

Per unificare l’Italia sotto il Piemonte, bisognava mettere fine allo Stato della Chiesa, allo Stato Pontificio. Ma non era un’impresa facile perché lo Stato Pontificio esisteva da più di mille anni, era l’unico Stato al mondo nato grazie a donazioni e quindi non costituito con la forza, era il baluardo dei cristiani di tutto il mondo, e soprattutto era lo strumento che consentiva al Papa di essere libero di fronte al potere politico (ricordiamo che tutte le “chiese” protestanti, che hanno abbandonato Roma, anche in nome di una presunta ricerca di libertà, hanno finito miseramente per essere controllate dai poteri politici locali).
Così a partire dal 1848, il Parlamento piemontese da il via ad una formidabile campagna di denigrazione della Chiesa cattolica, getta fango sui religiosi e sullo Stato Pontificio, accusato di essere male amministrato, sanguinario, retrogrado e nemico dell’unità d’Italia.
Ho già confutato nei post precedenti il falso storico per cui che lo Stato Pontificio sarebbe stato il più arretrato degli Stati preunitari insieme al Regno delle due Sicilie.

Era vero esattamente il contrario sotto il profilo economico, sociale e culturale.

C’erano in proporzione meno poveri che a Parigi e a Londra, erano in vigore le tasse più lievi di tutta l’Europa, la prima flotta italiana, una popolazione cresciuta di un terzo dal 1800 al 1860, un debito pubblico che era un quarto di quello dello Stato piemontese.
Nei primi tre censimenti generali si ha nel Sud una percentuale di addetti nel settore industriale addirittura superiore a quella delle zone più avanzate del Nord.

La favola di un Sud rozzo e arretrato rispetto al Nord progressista e avanzato che ha ricevuto dal Nord
piemontese liberal-massonico il progresso e la civiltà è, appunto, solo una favola.
Nel 1948 il primo Parlamento elettivo dello Stato piemontese inizia i suoi lavori con una furibonda battaglia parlamentare contro gli Ordini religiosi, e specialmente contro i Gesuiti. La dura persecuzione contro la Chiesa dal Piemonte si estenderà man mano a tutti gli Stati italiani, quando questi cadranno uno dopo l’altro sotto il dominio della dinastia sabauda.
I liberali, e naturalmente la Massoneria, identificano gli Ordini religiosi, che sono attivissimi in tutta Italia sia nella missione, sia nell’aiuto ai poveri e soprattutto nell’istruzione e nell’educazione, come i nemici del nuovo Stato. Liberali e massoni vogliono creare una nuova morale e una nuova Religione, vicina al Protestantesimo, a scapito della religione cattolica, professata da tutto il popolo.
Per realizzare il compito di eliminare gradualmente il Cattolicesimo dalla testa e dal cuore del popolo italiano, obbiettivo primario della Massoneria, lo Stato piemontese trova aiuto nelle altre potenze internazionali, specialmente nell’Inghilterra protestante.
E non è un caso che Garibaldi decise con i suoi Mille di sbarcare a Marsala, che allora era una sorta di feudo britannico. Fu il governo inglese, decisamente avverso alla Chiesa cattolica, a finanziare con una somma che oggi può essere stimata in molti milioni di dollari, la spedizione garibaldina.

E l’Inghilterra aveva come scopo colpire il papato nel suo centro temporale, cioè l’Italia, per dare vita ad uno Stato protestante e laico.
E non è un caso che il 20 settembre 1870, giorno che vede i bersaglieri entrare da Porta Pia e che segna la fine dello Stato Pontificio preunitario, si vede anche un pastore protestante entrare a Roma con un carro carico di Bibbie protestanti, stampate dalla Società Biblica britannica.

Il progetto di “decattolicizzare” l’Italia e di “protestantizzarla” muoveva passi molto concreti.
Tra i primi provvedimenti presi contro la Chiesa ci fu l’abolizione del foro ecclesiastico, la diminuzione del numero delle feste religiose, l’obbligo per gli ecclesiastici di chiedere l’autorizzazione per ricevere eredità e donazioni (questa norma andava a colpire un antichissimo costume dei credenti, grazie al quale la Chiesa aveva avuto i mezzi necessari per svolgere la sua missione senza farsi ricattare dal potere politico).

Nel 1850 i provvedimenti si inaspricono ulteriormente e si scatena una vera, feroce persecuzione.
L’arcivescovo di Torino, monsignor Fransoni, viene arrestato, gli vengono sequestrati tutti i beni, poi viene esiliato e morirà lontano dalla sua città. Anche l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Marangiu-Nurra viene arrestato e deportato. Il direttore del giornale cattolico L’Armonia viene arrestato e incarcerato per avere criticato le leggi contro la Chiesa.
Lo Stato liberal-massonico, mentre si vantava di combattere per la “libertà”, arrestava vescovi, sacerdoti e laici che difendevano la Chiesa. Sarà opportuno ricordare tutte queste cose, specialmente quando gli eredi politici di quei signori ci vengono a dare lezioni di democrazia.
Proseguiamo nelle nostre considerazioni. Teniamo ben presente che quando sui libri di testo
scolastici si parla di “parlamento piemontese” non si deve intendere una assemblea eletta dal popolo, espressione dì una sovranità popolare, come avviene nelle democrazie moderne.
Tutt’altro. Infatti, quando sì vota il 27 aprile del 1848 per eleggere il primo Parlamento, su un totale di 4.904.059 abitanti, il diritto di voto viene dato solo a 83.369 elettori, pari all’1,70% della popolazione.
Votarono solo 53.924 cittadini, cioè poco più della metà degli aventi diritto, per cui le misure repressive contro la Chiesa cattolica vengono prese in un parlamento che è tutto tranne che democratico, è tutto tranne che espressione della volontà popolare.
La persecuzione contro la Chiesa viene dunque decisa, non dai popoli oppressi, ma da poche élites liberal-massoniche. E queste élites stabiliscono,  tra  le altre cose,  anche  la soppressione della Compagnia di Gesù, cioè dei Gesuiti,  l’esproprio di tutti i suoi beni (compresi libri, arredi sacri e quadri) e decretano il domicilio coatto dei Padri, per evitare che abbiano contatti (allora si usava dire “per evitare che appestassero”) con la popolazione.
Contemporaneamente a Roma, il triumvirato capitanato da Mazzini decreta la fine del potere temporale dei papi nell’anno 1849. Il Papa Pio IX, costretto a fuggire a Gaeta, denuncia questa aggressione ricordando come sia impedita al Pontefice ogni comunicazione con il clero, con i vescovi e con i fedeli. Roma sì riempie di personaggi strani: apostati, socialisti, eretici, pieni di odio verso la Chiesa. La grande borghesia liberale si impossessa dei beni, dei redditi e delle terre della Chiesa. Gli edifici ecclesiastici sono spogliati dei loro ornamenti e vengono adibiti ad altri usi. I preti e i religiosi vengono aggrediti, imprigionati e uccisi.
Tutto questo, si badi bene, in nome della “libertà” dalla tirannia del Papa.
L’anno 1855 vede un’altra tappa della persecuzione anticattolica. Il Re firma il decreto del Parlamento che sopprime gli Ordini contemplativi e gli Ordini mendicanti, cioè Francescani e Domenicani, con la motivazioni che questi Ordini religiosi sono ormai inutili, i loro membri non lavorano, non producono. Lo Stato risorgimentale può benissimo fare a meno di loro.
Sono le stesse motivazioni che abbiamo sentito in questo secolo in molti paesi comunisti, motivazioni accampate per eliminare fisicamente la presenza dei cattolici.
Nel 1861 si possono contare:

– 70 vescovi rimossi dalla loro sede o addirittura incarcerati,

– centinaia di preti in prigione,

– 12.000 religiosi e suore che vivevano nel Sud appena annesso al Piemonte sbattuti fuori dai conventi,

– 64 sacerdoti e 22 frati fucilati, per lo più in Meridione.

Dopo la presa di Roma, si registrano ben 9 sedi vescovili vacanti in tutta Italia. I vescovi nominati dal Papa non possono prendere possesso delle loro chiese perché Io Stato unitario lo impedisce.
Quando Pio IX – fin dal 1846, all’epoca della sua prima enciclica – ammonisce i liberali del pericolo comunista, è un buon profeta: sconvolgendo i diritti della proprietà privata (e della più sacra tra le proprietà private, quella della Chiesa, ovvero i “beni dei poveri”), i liberali smantellano le basi stesse di un ordinato vivere civile.
Dopo questi avvenimenti da Roma arrivò la “scomunica maggiore” (che può essere annullata solo dal Papa) per tutti “gli autori, i fautori, gli esecutori della legge”. La scomunica andava a colpire un Re che si diceva cattolico.
Pio IX, nonostante le offese, le umiliazioni e le persecuzioni subite personalmente e dalla chiesa di cui Lui era pastore, nel 1859, su richiesta di Vittorio Emanuele, accorderà il perdono pieno e senza condizioni al Re. Fatto, questo, che ci fa comprendere la grandezza di un Pontefice che la storiografia ha purtroppo denigrato.

FONTI E BIBLIOGRAFIA

Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere. Liberali & massoni contro la Chiesa.
Antonio Socci, La società dell’allegria. Il partito piemontese contro la Chiesa di don Bosco.
Vittorio Messori, Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno.
Renato Cirelli, La questione Romana. Il compimento dell’unificazione che ha diviso l’Italia.
Vittorio Messori, Pensare la storia.
Gianpaolo BARRA, Don Bosco e la persecuzione risorgimentale.

 

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