Lo schiaffo dei giovani è la voce di Lui.

la lettera di un ragazzo scampato dalla strage in norvegia ed il commento di don Marco Pozza che ricorda Guareschi.

fonte: fuori dalla sacrestia

un cespuglio come rifugio. E cinque amici in meno al risveglio dall’incubo. Ivar Benjamin Oesteboe ha 16 anni ed è scampato alla strage dell’isola di Utoya. In quelle ore drammatiche su Facebook e Twitter si urlava l’aiuto. Ora dal suo profilo Facebook Ivan ha scritto una lettera a Anders Behring Breivik.

Una lettera per dirgli che ha perso la guerra: nonostante un’apparente vittoria. “Tu crederai forse di aver vinto (…) A Utoya, in quella calda giornata di luglio, tu ha creato alcuni fra i più grandi eroi che il mondo abbia mai prodotto, hai radunato l’umanità intera”. E la conclude con una lezione sublime da lanciare al mondo: “Io non sono arrabbiato. Io non ho paura di te. Non ci puoi colpire, noi siamo più grandi di te. Noi non risponderemo al male con il Male, come vorresti tu. Noi combattiamo il Male con il bene. E noi vinceremo”.

Lo raccomandò anche l’Uomo dei Vangeli di usare il Bene come arma segreta per sconfiggere il male. Il mondo sta cambiando rotta e i giovani l’hanno intuito: per questo nella morsa del Male usano l’alfabeto del Bene.

Gli adulti forse ridono di tale ingenuità: loro la speranza l’hanno già smarrita da tempo. Questi giovani, invece, non smetteranno mai di sperare.

E ce la faranno a vincere.

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Nel campo di concentramento di Beniaminovo, la baracca 18 era la residenza di un internato di nome Giovannino Guareschi, divenuto poi famoso per la storia di don Camillo sacerdote e Peppone sindaco. Ironico, mordace e graffiante ufficialmente era prigioniero. In realtà era libero: perchè nella fantasia s’era creato un mondo immaginario in cui rifugiarsi per sopravvivere. Una pagina del suo memoriale s’intitola Signora Germania.

“Signora Germania, tu mi hai messo fra i reticolati, e fai la guardia perché io non esca. E’ inutile signora Germania: io non esco, ma entra chi vuole. Entrano i miei affetti, entrano i miei ricordi.

E questo è ancora niente, signora Germania: perché entra anche il buon Dio e mi insegna tutte le cosa proibite dai tuoi regolamenti.

Signora Germania, tu frughi nel mio sacco e rovisti fra i trucioli del mio pagliericcio. E’ inutile, signora Germania: tu non puoi trovare niente, e invece lì sono nascosti documenti d’importanza essenziale. La pianta della mia casa, mille immagini del mio passato, il progetto del mio avvenire.

E questo è ancora niente, signora Germania. Perché c’è anche una grande carta topografica al 25.000 nella quale è segnato con estrema precisione, il punto in cui potrò ritrovare la fede nella giustizia divina.

Signora Germania, tu ti inquieti con me, ma è inutile. Perché il giorno in cui, presa dall’ira farai baccano con qualcuna delle tue mille macchine e mi stenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile si alzerà un altro me stesso, più bello del primo. E non potrai mettergli un piastrino al collo perché volerà via, oltre il reticolato, e chi s’è visto s’è visto.

L’uomo è fatto così, signora Germania: di fuori è una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n’è un altro e lo comanda solo il Padre Eterno.

E questa è la fregatura per te, signora Germania” (dalla conversazione “Baracca 18”, Lager di Beniaminovo – 1944).

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