Nel giorno in Vladimir Vladimirovic Putin visita Roma – Il Papa, Bergoglio, senza preavviso, ha regalato alcune reliquie di San Pietro all’arcivescovo Giobbe di Telmesso, capo della delegazione del patriarcato ortodosso di Costantinopoli. Sono reliquie che Paolo VI aveva voluto tenere nella sua cappella privata.
La decisione ha meravigliato tutti, anche perché El Papa ha consegnato brevi manu e sbrigativamente la cassetta di bronzo con nove frammenti ossei del primo pontefice come un suo regalo privato – di solito il dono di reliquie segue un rituale solenne – ma soprattutto, come ha ben detto l’arcivescovo di Telmesso, “Le reliquie del santo apostolo Pietro furono sempre tenute a Roma. La Chiesa ortodossa non le ha mai richieste perché non appartenevano mai alla Chiesa di Costantinopoli”, ha aggiunto l’arcivescovo”. Infatti è così. Accade che gli ortodossi rivogliano le reliquie che i Crociati rubarono in Costantiopoli, ma non hanno mai preteso di “avere” Petrus.
Un gesto” profetico”, certamente, come ha notato il prelato greco. Ancor più profetica la spiegazione di Bergoglio: “Io non vivo più nel Palazzo Apostolico, non uso mai questa cappella, non celebro mai la Santa Messa qui, e abbiamo le reliquie di San Pietro nella basilica stessa, quindi sarà meglio siano essere tenute a Costantinopoli “.
Insomma: tenetele voi, ché a me non servono. Ovviamente a noi salta alla mente un’altra profezia, espressa involontariamente da un altro sommo pontefice.
“Uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio”.
Se Bergoglio è “sommo sacerdote”, ha in qualche modo consacrato a sua insaputa una Translatio Petri a Orienten – gravida di significati mistici e geopolitici, di cui nemmeno si rende conto. Non voglio qui evocare la potente ed inquietante mistica della Translatio Imperi ad Orientem, da Roma a Costantinopoli, che nutrì la teologia politica di Dante – fino alla Terza Roma moscovita.
Ma che accada nei giorni in cui Putin è a Roma, ha forse un senso più profondo.
Sulla tesi che Vladimir Vladimirovich abbia chiesto a Bergoglio di consacrare la Russia alla Vergine di Fatima, ho ricevuto una conferma da parte di un sacerdote americano.
Una storia inverosimile, che vi riferisco come l’ho avuta. Sono gli anni in cui un centro religioso, il Kolbe Center, invita a tenere un seminario a Montefiascone il professor John Sanford, un celebre genetista della Cornell University, celebre anche perché ha abbracciato, contro il darwinismo la teoria dell’intelligent design. Sanford arriva con la moglie; entrambi non (ancora) cattolici, vengono accompagnati per la città papale da Hannah Holden, una giovane biologa neoconvertita dal protestantesimo.
Spirito ardente, la giovane Hannah resta a Roma dopo che Sanford e signora sono ripartiti, perché vuol tentare – rispettosamente ma con ostinazione – di aver con Bergoglio un colloquio privato per fargli capire che “l’insegnamento dell’evoluzionismo nelle scuole cattoliche distruggeva la fede della sua generazione”. Scrive una lettera ogni giorno al Pontefice e la consegna in Vaticano. Mai una risposta.
Nel 2013, si apprende che Putin verrà a Roma a incontrare Bergoglio. Il sacerdote americano scrive ad Hannah, che è ancora a Roma, per suggerirle di consegnare all’ambasciata russa una lettera a Vladimir Vladimirovic, in cui spiegherà brevemente che la Santa Theotokos è apparsa a tre fanciulli in Portogallo nel 1917, ed ha chiesto al Papa e ai vescovi di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato, perché ciò avrebbe prodotto una rinascita del cristianesimo nel mondo e un’era di pace.
“E’ il segno”, concludeva la lettera, “che la vostra nazione, mister Putin, è stata scelta da Dio per essere luce per ogni nazione sulla terra. Chieda, la prego, al Papa, di consacrare la sua patria al Cuore Immacolato della Theotokos”.
Hannah va con la lettera all’ambasciata russa, e qui ha difficoltà a spiegarsi coi militari russi di guardia; sono cordiali ma lei non parla né russo né italiano. Uno dei militari le suggerisce di tornare il giorno dopo. Il giorno seguente, il soldato di guardia chiama qualcuno al telefono, poi le fa varcare il cancello. La giovane biologa arriva ad una porta e suona il campanello. All’uomo in camicia bianca e dallo sguardo penetrante che apre la porta, porge la lettera e lo prega di consegnarla, gentilmente, al signor Putin. L’uomo fa sì con la testa, senza dire una parola. Hannah se ne va.
A questo punto bisogna spiegare, dice il sacerdote, che la giovane scienziata Hannah sa tutto di biologia, ma niente di politica. Solo poche settimane dopo, mentre (tornata in America) guarda in tv le Olimpiadi Invernali in Russia, quando le telecamere riprendono in primo piano il Presidente che inaugura i giochi, si rende conto che l’uomo in camicia che le aveva aperto la porta all’ambasciata era Vladimir Putin in persona.
Il prete americano afferma che poco dopo, lui stesso ha saputo per via indiretta, da un sacerdote sudamericano presente all’incontro, che effettivamente Putin ha chiesto al Papa di consacrare la Russia, e Bergoglio avrebbe risposto: “Non è nei miei programmi”, That is not in my agenda, all’americana.
Nulla obbliga a credere a questa storia. Ma nulla impedisce di riconoscervi una divina sorridente ironia della Mediatrice che si prende cura di questa generazione sciagurata ed ha promesso, contro ogni verosimiglianza, il trionfo del suo Cuore Immacolato. E dispone le cose e le coincidenze, i tempi e gli incontri fortuiti, secondo il grande piano che – sappiamo – non fallirà.
La maggior parte delle ossa di Pietro sono e restano a Roma. Il Vaticano è costruito sopra la sua sepoltura, perché è Lui la Roccia, l’axis mundi. Ma la sua translatio ad Orientem è – forse – una sicurezza nell’eventualità di saccheggi e profanazioni che pur sono stati profetizzati (dalla Vergine delle Tre Fontane) e, ancor più, un pegno e una sicurezza di unione che sarà ritrovata, nel gran giorno della rinascita della fede che oggi è difficile immaginare, e della ritrovata unità della prima alla Seconda e alla Terza Roma.