LIBIA: Gheddafi in fuga su Jeep francese, ma Sarkozi già pensa ad investimenti per la ricostruzione

fonte Mediapolitika di Alessandra Vitullo

Imbarazzo all’Eliseo nel dover inseguire il dittatore Gheddafi in fuga a bordo di un suv, gentile cadeau del governo francese. Sarko liquida la stampa con un secco “no comment”, ma dalle informazioni che si leggono dal giornale online Mediapart, sembra che fu proprio Sarkozy, nel 2007, in veste di ministro degli Interni, a fornire l’ultratecnologico 4×4 al Raïs. Il veicolo, infatti, faceva parte del piano di sicurezza Homeland Security, col quale la Francia forniva la Libia di ben 26.5 milioni di euro di attrezzature per proteggere il regime di Gheddafi. Schermato dalla gabbia di Faraday il veicolo non può essere individuato da nessun dispositivo elettronico nel raggio di 100 metri, e così in tranquillità il Colonnello può continuare il suo viaggio offerto dal Ministère de l’Intérieur.

Ma questo è solo l’ultimo dei tanti paradossi a cui ci ha abituati la guerra in Libia, infatti, non era solo tradizione del governo italiano quella di ospitare con onorificenze la tenda del Raïs nel cuore di Roma, ma anche gli Champs-Élysées sono stati teatro del divertente e insolito siparietto. Poi, cos’è accaduto: l’idillio si è drammaticamente interrotto. Interessante l’analisi di Kamir Mezran nel numero di luglio della rivista di geopolitica Limes:

È chiaro a tutti come la rapidità con la quale Sarkozy lo ha deferito (Gheddafi) alla Corte penale internazionale servisse in realtà soltanto ad impedire qualunque azione di mediazione, soprattutto da parte della diplomazia italiana. Dietro a una tale mossa si celerebbe una realtà molto più complessa. Secondo un’ipotesi molto discussa ciò che è successo in Libia sarebbe attribuibile a un tentato colpo di stato organizzato da alcuni congiurati libici in accordo con la Francia, e forse anche con l’Inghilterra, al fine di rovesciare con un colpo di mano il regime di Gheddafi e insediare un governo più simpatetico con gli interessi economici di queste due potenze e  meno sensibile al rapporto privilegiato che con l’Italia aveva il colonnello. Lo scoppio spontaneo della rivolta in Cirenaica sull’onda delle rivolte in Tunisia ed Egitto  avrebbe colto di sorpresa gli organizzatori del complotto costringendoli a far scattare anzitempo i meccanismi del golpe.

Di circa una settimana fa, il trionfale ingresso del presidente Sarkozy e del premier britannico David Cameron a Tripoli. Hanno voluto varcare per primi la soglia della terra liberata, aprendo le danze della “ricostruzione”, stimata intorno ai 200 miliardi di dollari. Ma la Francia già da lungo tempo era pronta alla Libia post Gheddafi: da come si legge dalle pagine del Fatto Quotidiano, la Total, antagonista francese dell’Eni, già da inizio luglio era in trattativa coi ribelli; a Parigi, la Confidustria francese Medef, ha dedicato convegni sulle possibilità economiche che si stanno aprendo in Libia; l’imprenditore, produttore televisivo, nonché l’amico stretto di Sarkozy, Vincent Bolloré, a fine 2010 aveva già in mano un contratto per la gestione del porto di Misurata.

A meno di otto mesi dalle elezioni presidenziali, l’intervento in Libia fa scendere il consenso del presidente Sarkozy di un punto, al 32%, perdita tuttavia sopportabile.

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