L’invasione turca nella Siria Orientale
fonte: Edificati sulla Roccia – di Stefano Aviani Barbacci, 14/10/19
Credo sia ancora difficile dire qualcosa di sicuro sulla reale portata e sul significato della recente offensiva turca in Siria. Si fermeranno i turchi una volta stabilita la cosiddetta “fascia di sicurezza” in territorio siriano? Questa nuova azione di guerra è stata davvero concordata con Washington o è tollerata da Mosca? Oppure questi ultimi (la Russia in particolare) si sono ritrovati in qualche modo spiazzati e messi di fronte ad uno scenario ritenuto non così probabile? Queste domande che ricorrono tra gli analisti di questioni politico-militari restano al momento senza una chiara risposta, ciò nonostante ci sono altri aspetti su cui è già possibile dire qualcosa di certo e vi sono questioni che meritano delle puntualizzazioni.
(1) I miliziani filo-turchi che fanno da battistrada ai regolari di Ankara non spuntano dal nulla, appartengono al cosiddetto Esercito Libero Siriano (FSA) che la sedicente “libera stampa” dell’Occidente accreditava fino a ieri come “opposizione armata al regime siriano”. Quando pochi giorni fa hanno fermato l’auto di Hevrin Khalaf (la leader del Future Syria Party, un partito politico curdo favorevole al dialogo con la Siria) e seduta stante l’hanno assassinata, hanno fatto null’altro che quello che “i ribelli moderati” fanno da 8 anni in Siria, con i soldi e le coperture politiche degli Stati Uniti e dell’Europa e con le armi della NATO. All’Esercito Libero Siriano gli aiuti si possono inviare anche senza nasconderlo, loro sono “freedom fighter” (“combattenti per la libertà” come li definì il senatore USA John Mc Cain nel 2013) alfieri della democrazia in Siria. Ma se i medesimi vanno a colpire dove ci sono gli interessi dei padroni del mondo, dove si trova il 60% del greggio siriano, ecco che, girata la carta, i medesimi sono riclassificati come “crudeli mercenari al servizio di Erdogan”. Il nostro opportunismo è secondo solo a quello del presidente turco… Certamente è vero che sono crudeli mercenari, ma lo erano anche prima, anche quando tanta stampa progressista li coccolava e i loro portavoce erano accolti come eroi nelle capitali dell’Occidente.
(2) I curdi hanno combattuto l’ISIS, ma le ragioni per cui lo hanno anche inseguito, le ragioni per cui si sono spinti nella pianura siriana e fino all’Eufrate (lontanissimi dai loro villaggi d’origine) sono un po’ diverse da quel che si lascia intendere. Nel corso della loro avanzata, le Milizie di Protezione del Popolo (YPG) si sono trasformate nelle attuali Forze Democratiche Siriane (SDF), un’organizzazione militare controllata da Washington, vale a dire da uno dei governi maggiormente responsabili della distruzione della Siria. Con Obama, gli USA avevano permesso all’ISIS di spadroneggiare nella Siria centrale e orientale così da indurre particolarmente la popolazione cristiana e quella musulmana non-sunnita ad abbandonare un’area geografica destinata a diventare il Sunnistan (detto anche Daesh o Califfato per ragioni di propaganda): un protettorato sunnita a cavallo tra Siria e Iraq, sottomesso ai Sauditi e grazie al quale Riyad avrebbe controllato la gran parte delle risorse di greggio della Mesopotamia. Cambiato l’inquilino della Casa Bianca e rottamato l’ISIS (ormai in declino ed impresentabile per eccesso di barbarie) il Pentagono ha scelto i curdi che hanno consentito a Trump di tenere ancora un piede in Siria stornando al tempo stesso dagli USA le accuse (assolutamente motivate) di collusione col terrorismo e di neocolonialismo.
(3) La Siria orientale, pur ricca di petrolio, è poco popolosa e tanto meno lo è ora, dopo 3 anni di incontrastato terrore islamista. Ciò ha consentito ai curdi (2.000.000) di diventare il gruppo egemone (militarmente egemone) in una regione storicamente non-curda e comunque abitata da non meno di 4.000.000 di arabo-siriani. Questi ultimi, tramontato il Daesh, avrebbero desiderato di ricongiungersi col resto del Paese ed invece ne sono stati di nuovo separati. Ben pochi media hanno dato notizia delle loro proteste, puntualmente represse dalle Forze Democratiche Siriane (i curdo-americani) in qualche caso anche con morti e feriti. L’aviazione degli Stati Uniti aveva spianato la strada ai combattenti curdi fino a Raqqah (ridotta in cenere dai bombardamenti americani e ora per lo più abbandonata) ma aveva anche demolito tutti i ponti sull’Eufrate, impedendo con ciò all’esercito regolare siriano di attraversare il fiume per riprendere il controllo della parte più remota del Paese. Ora dunque si raccolgono i cocci, perché se si fosse consentito ai militari di Damasco di tornare a presidiare il confine turco-siriano, certamente Ankara non vi avrebbe trovato le porte spalancate come di fatto è avvenuto: gli Americani infatti se ne sono andati, ma i Siriani sarebbero rimasti sul posto a combattere per il loro Paese.
Dunque, se gli aspetti recenti non sono chiari, non vi sono dubbi sulle responsabilità di fondo e sul fatto che l’unica cosa ragionevole sarebbe tornare al rispetto del diritto internazionale e chiedere a tutte le potenze che hanno portato la guerra in Siria di riportare a casa i propri combattenti. Lo status giuridico dei turchi, come pure quello degli americani, dei francesi e dei britannici (tutti eminenti membri della NATO) è oggettivamente quello di Paesi aggressori e l’ONU dovrebbe sanzionarli con misure severe. Accade invece che proprio loro abbiano imposto un embargo illegale a un popolo che eroicamente resiste da 8 anni a tutto e a tutti. Persino alle bugie…
Si dovrebbe pretendere anche il disarmo di tutte le milizie, più o meno irregolari, che si contendono il territorio di questo martoriato Paese. Ciò vale innanzitutto per i mercenari dell’Esercito Libero Siriano, vergognosamente accreditati come “ribelli moderati” dai nostri governi e dai nostri, ma vale anche per le Forze Democratiche Siriane (i curdo-americani) che, nell’ambito di un accordo che preveda un’ampia autonomia per la loro comunità etnica e linguistica, dovrebbero integrarsi nell’esercito della Siria e far fronte tanto ai Turchi che a ogni altro invasore. Agli occhi di Damasco, collaborare con Washington per frammentare la Siria e depredarne le risorse non è moralmente diverso dal collaborare con Ankara che persegue un fine similare: entrambe le potenze sono responsabili del presente disastro e lo stesso Trump lo ha in qualche modo riconosciuto quando ha scritto (un tweet del 9/10/19): “milioni di persone sono morte dall’altra parte, andare in Medio Oriente è stata la peggiore decisione mai presa nella storia del nostro Paese”.
Le ultime notizie sono di un accordo tra Curdi e Siriani, un accordo indispensabile e tuttavia sempre rinviato nell’illusione (da parte curda) di poter essere autosufficienti grazie alla protezione militare di Washington e al petrolio siriano. Alcuni leader militari e lo stesso Mazlum Abdi, comandante delle Forze Democratiche Siriane, lo sollecitavano da tempo, purtroppo la dirigenza politica del Royava è stata lenta a capire.
APPROFONDIMENTI
La notizia dell’accordo tra siriani e curdi Siriani
Il tweet del 9 Ottobre dove Trump affonda la politica USA in Medio Oriente
Quando l’ISIS faceva comodo e il Sunnistan era la soluzione…
Come l’amministrazione Obama intendeva servirsi dell’ISIS
https://it.insideover.com/politica/obama-aiutato-lisis.html
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fonte: Edificati sulla Roccia
link di provenienza:https://www.edificatisullaroccia.it/2019/10/15/linvasione-turca-nella-siria-orientale/