CORBYN A JOHNSON: DOBBIAMO OPPORCI ALL’ESTRADIZIONE DI ASSANGE

Londra – “E’ d’accordo il primo Ministro con il rapporto parlamentare che andra’ al Consiglio Europeo, per cui bisogna opporsi a questa estradizione e bisogna sostenere i diritti di giornalisti e whistleblowers, per il bene di tutti?”. Cosi’ si e’ appellato Jeremy Corbyn, leader ancora in carica del partito Laburista, al Primo Ministro britannico Boris Johnson, ieri giovedi’ 13 febbraio, in merito al caso Assange. Una prima udienza e’ prevista per questo mese, una seconda in maggio. Corbyn ha rimarcato che il giornalista australiano ha esposto “crimini di Guerra, assassinii di civili e corruzione su larga scala.”

Double standard, il caso Dunn: un “incidente” stradale e diplomatico

Corbyn ha inoltre tracciato un parallelo con il caso di Anne Sacoolas, agente americana della CIA che nell’agosto scorso ha travolto ed ucciso, in un incidente stradale, il teenager Harry Dunn. Alla signora Sacoolas, che guidava contromano nelle vicinanze di un centro militare RAF, e’ stato permesso di tornare negli Stati Uniti impunita. Ora, i familiari della vittima, ne chiedono l’estradizione in Gran Bretagna, rifiutata dalle autorita’ statunitensi sulla base di scuse. Un particolare interessante risiede nel fatto che i media mainstream avevano cercato inizialmente di smussare gli angoli dell’incidente diplomatico, affermando che Sacoolas fosse solo la moglie di un agente della CIA. Gli ultimi rapporti indicano invece che la signora Saacolas ricopra per l’agenzia federale americana un ruolo ben piu’ rilevante del marito. (vedi il link in calce sul caso Dunn)

La risposta di Johnson

Il Primo Ministro Johnson si e’ rifiutato di entrare nel merito del caso individuale di Assange, rimanendo sul vago, “E’ ovvio che i diritti di giornalisti e whistleblowers vanno sostenuti e questo governo continuera’ a farlo.” (ndr, se “continuare” significa seguire la stessa linea perseguita sinora dai governi Conservatori sul caso Assange, le premesse non sono di certo buone) . Tuttavia, riporta il The Independent, Johnson ha sorpreso i Comuni ammettendo che “il tratttato sull’estradizione fra i due paesi e’sbilanciato.”
Il caso Dunn-Sacoolas ha sicuramente contribuito a scuotere le ipocrisie del governo Tory in materia. Persino l’ex Ministro degli Esteri Jeremy Hunt, non esattamente una colomba, ha protestato, “Dovremmo chiederci cosa succederebbe se fosse avvenuto il contrario, ovvero se un diplomatico britannico fosse stato coinvolto in un incidente stradale negli USA, avesse ucciso qualcuno e poi fosse volato con un aereo privato in Gran Bretagna per evadere la giustizia. Non credo che il presidente Trump approverebbe, nemmeno per un secondo.”
Nel frattempo, un gruppo di parlamentari australiani continua a far pressione sul proprio governo per far rimpatriare in sicurezza Julian Assange, evitando cosi’ un’ingiusta estradizione negli USA, dove rischia una probabile morte in prigione (vedi link in calce).

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