La sindaca di Lizzano chiede di identificare i partecipanti ad una veglia di preghiera in difesa della famiglia

Come riporta Repubblica, don Giuseppe Zito il parroco della chiesa di San Giuseppe di Lizzano (TA) il 14 luglio alle ore 20.00, presso la Chiesa “San Nicola” di Lizzano,  aveva promosso una preghiera in difesa della famiglia naturale evidentemente messa in pericolo dalla legge Zan.

Questo ha suscitato le rimostranze di manifestanti Lgbt e del sindaco Antonietta D’Oria che il Fatto Quotidiano celebra come un’eroina dal coraggio civico (vedi qui). Il primo cittadino Antonietta D’Oria ha chiamato i carabinieri a favore dei manifestanti, richiedendo ai militi di identificare gli oltraggiosi  partecipanti alla preghiera. I carabinieri si sono rifiutati di farlo non ravvisando alcun reato.

Evidentemente non solo è stato negato la libertà di professare il culto ma anche la libertà di opinione è messa in serio pericolo, e questi fatti ne sono l’anticipazione. L’episodio di Lizzano vuol dire che da adesso in poi le intenzioni di preghiera in Chiesa saranno controllate e messe al vaglio da chi veramente sa amare e deve essere di esempio per la società tutta, i debunker di stato.

Ma non è tutto. sul fatto che la libertà di preghiera e di culto possa essere vietata se risulta per qualcuno come “un momento divisivo e non aggregante” è intervenuto anche il vescovo, che ha bollato la preghiera per la famiglia come un episodio di “razzismo o di esclusione”. Mentre “la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità”.

Ma cosa è successo?

Il giornalista vaticanista Aldo Maria Valli dal suo blog in  post dal titolo “Iustitia in Veritate sui gravi fatti di Lizzano. Ancora una volta violati diritti di cittadini e credenti” riporta la lettera di uno dei presenti in chiesa che racconta:

[su_quote style=”flat-light”]Il gravissimo abuso perpetrato a Lizzano (Taranto) ai danni della libertà di culto è significativo della violenza insita nell’ideologia gender e della pericolosità del ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini e richiede una presa di posizione chiara da parte di tutti coloro a cui stanno a cuore le libertà di cui la nostra Costituzione è garante.

Di seguito i fatti.

Militanti di associazioni Lgbt si assembrano con manifesti di protesta sul sagrato della chiesa di San Nicola a Lizzano per boicottare il momento di preghiera comunitaria in difesa della famiglia.

Il parroco (pienamente nel suo diritto costituzionale) chiede l’intervento dei carabinieri per controllare la manifestazione Lgbt non autorizzata all’esterno della chiesa.

A sua volta il capogruppo dei manifestanti Lgbt chiama in soccorso il sindaco Antonietta D’Oria. Ed ecco che accade l’impossibile: il primo cittadino, invece di invitare i partecipanti alla manifestazione non autorizzata a sciogliere le fila e a rispettare la libertà di culto garantita dalla Costituzione, chiede al maresciallo dei carabinieri di identificare i partecipanti al rito religioso. [QUI VIDEO DA FB]

I carabinieri, nel rispetto della Costituzione, dei patti concordatari e del ruolo che compete loro a difesa della giustizia, rifiutano decisamente di sottostare all’assurda richiesta del sindaco.

A questo punto la signora D’Oria emette un comunicato in cui inneggia alla tolleranza e alla Chiesa buona contro la Chiesa cattiva del parroco del suo paese. Insomma, sembra che le nuove competenze del sindaco siano quelle di decidere chi sia degno di pregare e chi no, e quale debba essere l’oggetto della preghiera e quale l’oggetto di preghiera vietato e perseguibile.

In un altro paese un comune in cui il sindaco sostiene la violazione delle libertà costituzionali e del Concordato, sia con l’invito alle forze dell’ordine di ledere i diritti dei suoi concittadini sia con il comunicato che ha seguito la sua assurda presa di posizione, susciterebbe un immediato intervento per il commissariamento.

Noi di Iustitia in Veritate non possiamo rassegnarci a questa deriva e vogliamo lottare con tutte le nostre forze perché la Costituzione sia rispettata e venga fatta rispettare.

Chiediamo a tutte le persone che hanno a cuore le libertà civili di unirsi a quella che ormai sembra una battaglia quotidiana in difesa della nostra dignità di cittadini e di credenti.

Luca Rossi[/su_quote]

Come dicevo, sulla vicenda è intervenuto il vescovo, Arcivescovo metropolita di Taranto, Mons. Filippo Santoro. Ma non in difesa dei fedeli ma a favore dei manifestanti Lgbt, sostenendo che è compito della Chiesa ” gettare “ponti” per allacciare rapporti, per costruire opportunità più che ergere muri di separazione”. Quindi evidentemente o non ha letto della legge ZAN ovvero che tale legge vieta penalmente ogni espressione di pensiero diversa da quella oggi espressa dal mondo Lgbt o veramente si è schierato con le tesi del sindaco (che evidentemente si identifica in questa linea).

Ecco il comunicato, pubblicato su Radiospada:

[su_panel shadow=”0px 7px 5px #eeeeee” radius=”11″]«Esprimo vivo rammarico per i fatti recentemente verificatisi nella Parrocchia di S. Nicola in Lizzano e che hanno avuto una grande eco mediatica. Un momento di preghiera, che per natura, è, e dovrebbe essere un momento aggregativo, che riunisce la Comunità Cristiana, è diventato, purtroppo, un motivo di divisione, e di contrapposizione.

La Chiesa è Madre di tutti i suoi figli, e come tale accoglie e ama tutti senza distinzione alcuna. Nella scia del luminoso insegnamento di Papa Francesco, ribadisco come Padre e Pastore della Chiesa di Taranto che il mio desidero è quello di aiutare e accompagnare tutti a sostenere la fede del nostro popolo costruendo un clima di solidarietà, di rispetto reciproco e di collaborazione per il bene comune. Desidero che cresca una Chiesa che sia capace di gettare “ponti” per allacciare rapporti, per costruire opportunità più che ergere muri di separazione. Le persone vanno “guardate” nelle nostre comunità con gli occhi di Dio, nel pieno diritto, cioè, di ricevere, sentire e vivere da figli di Dio in un’unica famiglia dove ciascuno è simile, ma diverso, e dove la diversità di ognuno è un dono per la ricchezza della comunità, e dove si vive la fatica quotidiana verso la pienezza che il Vangelo ci indica e che illumina tutti gli aspetti della vita familiare e sociale.

Così come non si brandisce l’arma della fede al contempo non si può brandire quella di qualsiasi ideologia. Per tale ragione condividiamo la nota del 10 giugno del Card. Bassetti, presidente della CEI, che sostiene che non è necessaria una nuova legge perché «esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprime ogni comportamento violento o persecutorio».

Insieme alla CEI, facciamo nostra l’affermazione di papa Francesco: «Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde». Il Papa mette “fuori gioco” «ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva». Auspico, pertanto, un confronto dialogico, franco e costruttivo fra le varie parti per lavorare in un clima di pace e serenità, costruttivo e propositivo per tutta la bella comunità lizzanese. Ho fiducia nella comunità lizzanese perché si ristabilisca la serenità e il dialogo franco. Mi faccio io stesso promotore di un incontro fra il parroco e il sindaco perché Piazza e Chiesa a Lizzano continuino ad essere faro di accoglienza, di incontro e di crescita civile».

16 luglio 2020

Filippo Santoro, Arcivescovo Metropolita di Taranto[/su_panel]

Siete ancora così stupiti che bruci la cattedrale di Nantes?

@vietatoparlare

 

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