di Patrizio Ricci
Il capo dell’organizzazione “Jaish al-Islam”, che avrebbe dovuto guidare la delegazione dell’opposizione armata, ha abbandonato il tavolo di trattativa alle ore 13 circa manifestando così il proprio disappunto per il protrarsi dei bombardamenti russo-siriani sugli obiettivi delle milizie anti-governative in provincia di Hama. Tuttavia, riprenderà i colloqui domani per esaminare la possibilità di firmare il memorandum proposto dalla Russia, per l’istituzione delle cosiddette ‘zone di risoluzione dei conflitti e per ridurre la tensione a Idlib, Homs, Gouta orientale e nel sud della Siria”.
La novità di questo 4° round di negoziati è la nuova proposta russa che prevede la realizzazione di quattro zone di sicurezza per la de-escalation del conflitto nelle aree laddove le operazioni militari non sono in atto contro Isis. Questi territori sono quelli nella provincia di Idlib, i territori a nord di Homs, Gouta orientale e nel sud della Siria.
I confini esatti di queste zone non sono stati determinati, ma sono chiamati “zone di riduzione della tensione.”. La vigilanza sulla tregua lungo i confini che delimiteranno queste zone di sicurezza, dovrebbe essere affidata a forze turche, iraniane e russe. I civili disarmati avrebbero libero accesso attraverso punti di controllo.
Prima di andare via l’opposizione armata (rappresentata principalmente dal gruppo di Ryad) ha chiesto il ritiro dell’esercito siriano sulle posizioni occupate al 30 dicembre. Questo sta a dire dovrebbe lasciare località come Wadi Barada, Madaya e Zabadani (etc).
La creazione di zone di sicurezza in quelle aree problematiche, proteggerà le forze siriane da nuove ‘false flag’ che sono ancora in costruzione come abbiamo visto con le denunce di MSF e HRW.
E’ chiaro che sebbene i militanti sperano ancora di usare la relativa calma per sferrare nuovi attacchi , senza il supporto esterno, essi non avranno la forza di agire.
Il documento che verrà fuori dalla discussione tra gli stati garanti, entrerà in vigore il giorno dopo la firma mentre l’approvazione dei confini delle zone di sicurezza, richiederà circa due settimane.
In assenza della disponibilità di truppe straniere dei paesi garanti, i russi si faranno carico di fornire propria polizia militare. Ma la delegazione russa ha aggiunto che ‘questa ipotesi è altamente indesiderabile’.
Ormai è chiaro anche agli attori più recalcitranti, che la situazione che vede ora partecipi i principali attori locali e internazionali, non ha soluzione senza l’accettazione di un compromesso tra le parti. Sembra ormai evidente che alla Siria non sarà restituita tutta la sua integrità territoriale ma se la situazione sarà solo congelata, forse sarà possibile una riunificazione in futuro.
Definire nei particolari l’accordo è importante perchè la pericolosità è costituita dal fatto che i vari attori contrapposti cercheranno di raggiungere il maggior vantaggio territoriale possibile prima che la situazione sia sospesa. Ma l’alternativa è la distruzione completa della Siria e una guerra a tempo indefinito.
Questa quindi potrebbe essere una prima soluzione per un cessate il fuoco duraturo (salvo ovviamente inattesi repentini ‘cambiamenti di vedute’ e pretesti). C’è da segnalare però che la cosiddetta ‘opposizione armata’ è in forte conflittualità tra le diverse fazioni. Gli scontri armati tra opposte sigle sono sempre più accesi, sanguinosi e frequenti. Nella zona di Homs prima dell’ultimo attacco contro le forze siriane questi scontri avevano fatto più di 1000 morti tra le formazioni di al Nusra e Harar al Sham.
Le ragioni di questi scontri vanno dalla diminuzione dei finanziamenti esteri e la lotta per primeggiare sulle altre fazioni fino recenti successi dell’esercito siriano. Naturalmente, questo elemento costituisce, una ulteriore ‘variabile’ su quella che sarà la soluzione finale. Tuttavia, tutti i gruppi armati per andare avanti devono ricorrere per forza all’appoggio dei vari gruppi di sostegno internazionale (Ryad, Turchia, Usa, Egitto, Iran, Russia…): se gli attori internazionali si mettono d’accordo è impossibile per loro continuare.
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