USA – Biden ha vinto ma i brogli sono stati ‘scientifici’ e lasceranno il segno

Un numero molto consistente di americani ha manifestato a Washington per i brogli elettorali. Il numero delle falsificazioni è consistente e ci sono evidenze che indicano che dietro alle falsificazioni c’è stata una certa regia, pianificata. A fronte di questo, nessuno degli stati europei e del mondo che si sono congratulati con Biden ne hanno fatto cenno.

Questi sono i fatti. Tuttavia, la mia impressione è che la contrapposizione si sta focalizzando sul pro Trump e sull’anti-Trump e non sui contenuti e sugli errori fatti che hanno favorito una certa retorica.

Come ho già detto in un altro post , il punto non è Trump, non sono un suo sostenitore. Ha fatto grossi errori rispetto alle promesse nel giorno dell’insediamento. La sua presidenza si è discostata di molto rispetto alle aspettative delle sue promesse iniziali di ‘prosciugare lo stagno’ e di ‘restituire la Casa Bianca agli americani’.

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Però se non sono sostenitore di Trump, lo sono di meno di Biden. La sua avanguardia non mi convince e non mi convince il suo staff. Non mi convincono i suoi seguaci. A Trump bisogna riconoscere almeno che ha aperto spiragli, ha irriso certi ambienti, ha denunciato i media, ha aperto altre strade, ha comunque combattuto il globalismo. La sua mancanza è che non è stato competente, non è riuscito ‘a muoversi’ e gli è stato fatale provare a piacere agli avversari.

Per fare il presidente non basta essere essere accanitamente contro qualcosa più degli altri, non serve neanche mirare ad arricchire gli americani più degli altri predecessori. Per fare l’America ‘grande’ bisogna essere costruttori, facendosi carico delle famiglie che compongono l nazione e del ruolo mondiale che si è scelto di avere.
Perciò se l’esito è la sconfitta è l’esito che si è preparato. Trump ha lasciato fare, perchè ogni volta ha pensato all’esito. Ora è stato abbandonato persino da molti dei suoi.  Gli echi dell’ultima  e vera battaglia americana spariranno ben presto. E’ stato un tentativo diverso dal solito e questo bisogna riconoscerlo.

Questo non dovrebbe avere sostenitori ed oppositori. In realtà l’unico tema che può fare grande l’America è un diverso paradigma rispetto alla globalizzazione.

Ciò che è accaduto è significativo ed in fondo non è accaduto per caso. In fondo è quanto viene fatto continuamente. I brogli anche noi li subiamo tutti i giorni, lo stesso sistema legale del globalismo è il più colossale imbroglio fatto ai danni dell’uomo. 

Per sostenere un imbroglio ovviamente necessita una falsa narrativa. Perciò non c’è da meravigliarsi che la politica è attraversata più che mai dai ‘giochetti di parole’.

Nel caso di Trump la misura plastica è Jeffrey che si vantava su Defence One “ho mentito sempre a Trump…“. Ovviamente il guaio è ancor più grande quando in realtà i ‘giochetti di parole’ sono una costante ai danni degli americani. E’ assodato che la narrativa segua gli interessi della finanza e dei ricchi essendo messo il denaro e non altro al centro di tutta l’attività politica americana.

Ma accennavo alla marcia di Washington. Ho letto che alla fine ci sono stati scontri tra manifestanti, che gli ‘antifa’ – che sono venuti con i treni dell’amicizia da tutto il paese – ma erano pochi e non sono bastati ad affrontare la manifestazione. Allora hanno aspettato verso sera che la piazza alla fine della manifestazione si cominciasse a svuotare . E’ allora che si sono scontrati con i manifestanti pro-Trump. Questi ultimi per lo più erano pacifici.

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In genere è da un po’ di tempo le manifestazioni vanno a finire sempre così, in violenza.

Le contromanifestazioni accadono soprattutto quando ci si discosta dal pensiero unico progressista, è allora che si fanno ‘i treni dell’amicizia’ come hanno fatto gli ‘antifa’ per la manifestazione pro-Trump. I progressisti ritengono che ogni altra altra posizione  diversa dalla loro è qualcosa di negativo e di illegale.

Ma base al principio della libertà di opinione è chiaro che dovrebbero essere vietate tutte le intolleranze e quindi le contromanifestazioni: un conto è manifestare, un conto è cercare deliberatamente lo scontro fisico e negare a qualcuno la libertà di parola.

Ovviamente anche le notizie di brogli elettorali rasentano ormai l’isterismo e dominano ancora la cronaca  mentre la parte di sotto dell’iceberg, rimane intatta.

Bisognava picconare prima. Trump non lo ha fatto ed adesso Pompeo, come i suoi predecessori fanno sì che tutto sia lasciato come prima. E’ incontrovertibile che Trump si è circondato di gente che inevitabilmente gli ha remato contro. A poco sono serviti i continui cambi in corso d’opera. La vicenda Jeffrey in fondo è la misura di un andamento costante.

il presidente Trump corretto dai maestrini della verità che si definiscono 'bipartisan'...
il presidente Trump corretto dai maestrini della verità che si definiscono ‘bipartisan’…

Altro errore di Trump è stato che ha abbracciato anche lui la teoria del  “fine giustifica che giustifica tutti mezzi “. E’ la stessa teoria che ha ispirato i Dem a ‘salvare la nazione’, anche con i brogli, “se necessario”.

Il ” se è necessario” è un argomento molto pericoloso per gli altri ma anche per sé. Il “se è necessario” è la fede di onnipotenza che ispira la politica USA nel mondo e che giustifica l’illegalità.  Le decisioni ispirate dal  ” se è necessario” presentano il conto, prima o poi.

Insomma, mentre la menzogna dovrebbe suscitare riprovazione bipartisan, si continua propagandare una visione distorta e falsa delle cose: da una parte e dall’altra le proteste non sembrano intercettare che è a tema il valore della verità piuttosto che il razzismo o quant’altro.

Cosa si aspetta l’America

Con la pandemia il “Nuovo Ordine Mondiale” ha tagliato le tappe, così pure i ‘diritti arcobaleno’ che favoriranno la globalizzazione. Molto triste.

Quel che è peggio è che il popolo americano non sembra avere una mappa , la perversione morale della sua classe politica non permette scelte razionali virtuose. Alla realtà si è scelta la narrativa ed in scena entrerà un’altra narrativa non felice, sempre con il marchio della ‘eccezionalità’.

Ma se perdi di vista l’adesione al reale tutto diventa narrativa ed improvvisamente ti trovi in un luogo estraneo, pur se organizzato scientificamente.

Cercheremo perciò di impegnarci dove possiamo, nel personale e nel presente. Solo questo è l’ambito dove non può arrivare il potere a patto però che costruiamo il nostro ‘io’ con un impegno costante e selettivo.

patrizioricci by @vietatoparlare


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