Sotto Natale, notoriamente si è più inclini a certe notizie sulle persecuzioni ai cristiani e puntualmente arrivano le denunce per episodi di violazione dei diritti religiosi in Cina. Il problema è che spesso si tratta di articoli vecchi e riproposti come attuali.
In tema, colpisce molto un articolo di China Aid – un’associazione di cristiani soprattutto protestanti e evangelici con sede negli Stati Uniti – rilanciato da Asia News con il preciso scopo di denunciare e fare una attività di contrasto per la difesa dei diritti dei cristiani in Cina.
Il rapporto su cui si basa l’articolo è del 4 dicembre 2020:
[su_quote cite=”CHINA AID” url=”https://www.chinaaid.org/2020/12/chinese-communist-party-authorities_7.html”]Il 4 dicembre [2020], China Aid ha ricevuto un rapporto secondo cui le autorità del Partito Comunista Cinese (PCC) hanno ordinato a tutti gli insegnanti di firmare una lettera in cui si accetta di non professare nessuna religione…[/su_quote]
L’articolo pubblicato da Asia News – che ha rilanciato anche articoli di Radio Free Asia – ha il seguente titolo: “Wenzhou, il Partito obbliga gli insegnanti a ‘non credere in nessuna fede’ e diffondere l’ateismo”. La data dell’articolo è 10/12/2020.
Il pezzo rivela che alcune foto diffuse sui social mostrano che a Wenzhou – che fa parte della regione dello Zhejiang, al quarto posto a livello nazionale come reddito pro capite – il Partito comunista [su_highlight background=”#fffccf”]ha richiesto a tutti gli insegnanti di firmare un documento in cui si accetta di professare nessuna religione e di promuovere invece l’ateismo fra i propri studenti.[/su_highlight] Nella loro enfasi di costringere i giovani a non credere in Dio gli insegnanti pretenderebbero di vietare di nominare Dio e darebbero punizioni umilianti agli studenti.
Ovviamente quello descritto è un fatto grave. Ma appunto per questo e considerato che mi mi sono capitate altre occasioni simili di notizie non vere, ho fatto alcune ricerche di verifica delle fonti. Le circostanze rappresentate come fatti nuovi, recenti, rispecchiano il contenuto dell’articolo di ASIA NEWS e di un report datato 4 dicembre 2020 (vedi qui).
Ma più importante è che il risultato di questa mia ricerca è che [su_highlight background=”#fffccf”]esiste un articolo il cui contenuto è quasi identico a quello attuale ma è risalente al 25/09/2018[/su_highlight] .
Quindi l’articolo proposto come attuale, in realtà è esattamente di due anni fa (vedi qui):
[su_quote cite=”RADIO FREE ASIA” url=”https://www.rfa.org/mandarin/yataibaodao/shehui/yf1-09252018095222.html”]…a settembre [2018], alcune scuole di Wenzhou, Zhejiang, hanno richiesto agli insegnanti di firmare una lettera in cui si accetta di non professare nessuna religione” …[/su_quote]
E’ da notare che l’autore dell’articolo originario del 2018 che si intitola “Wenzhou, Zhejiang esige che insegnanti e studenti non credano nella religione“ non è ‘China Aid’ ma di RFA ovvero ‘Radio Free Asia’, finanziata dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Questa non è la prima volta che si verifica che articoli vecchi – che hanno a tema persecuzioni di cristiani – vengono riproposti tali e quali a distanza di anni. Ecco un altro esempio: qui un articolo “I cristiani intonano inni mentre la croce viene rimossa” riproposto il 18 maggio 2020 è datato 11 marzo 2019 e si riferisce alle ‘chiese domestiche’, per lo più sette o protestanti, che rifiutano di aderire alla chiesa controllata dal governo e riconosciuta dal Vaticano secondo l’accordo del 2018.
ESIGENZA DI VERIFICARE LE FONTI E DI CONTESTUALIZZARE LE NOTIZIE
La domanda è semplice: è giusto addebitare ogni cosa – anche non verificata e decontestualizzata – alla parte che si dice essere ‘dalla parte sbagliata’? Intendo dire , siccome corrono interessi economici e geopolitici tra due superpotenze, Cina e USA, non sarebbe il caso di non prestarsi a possibili manipolazioni e strumentalizzazioni? Ed ancora, se in Cina sono così comuni le violazioni dei diritti umani, perchè si avverte il bisogno di riciclare le notizie e raccontare spesso medesimi episodi?
E aggiungerei: perchè non si controllano più accuratamente le fonti? Forse perchè la narrazione si crede sia quella giusta? Nossignore, non funziona così il buon giornalismo, ogni singolo fatto e notizia vanno verificati senza emotività o partigianeria, a maggior ragione in una situazione di grande conflittualità globale.
Forse qualcuno potrebbe obiettare, ” ma perchè fare la fatica? Tanto quel dato paese è così…”. Beh questa è una metodologia che genera solo conflitti. Senza riportare esattamente la verità dei fatti non si cambia il mondo, non si cambia il mondo con le contrapposizioni, la ricerca smodata del profitto e le guerre.
Vi siete chiesti perchè associazioni su associazioni perseguono la difesa dei cristiani in CINA – tutto sommati tutelati – mentre in Medioriente l’occidente ha provocato l’esodo delle comunità cristiane autoctone? Allo stesso modo, vi siete chiesti perchè USA e occidente non preservano i cristiani in Medioriente, in Libia ed in Iraq? E perchè in Iraq si sono uccisi dai 700.000 al milione e mezzo di iracheni, solo con un falso protesto, quello delle armi di distruzione di massa?
Direi sarebbe ora di cessare le ipocrisie. Bisognerebbe considerare che esiste una contrapposizione che è valida e forte, spesso essa funziona a prescindere dai fatti. Perciò le notizie a volte si basano su fatti veri, altre volte no. A volte si basano su una pretesa superiorità. Se siete scettici su questo, chiedevi quale paradigma di libertà i nostri paesi hanno adottato.
Un errore comune è giudicare ogni situazione con il proprio metro di misura, anche se ogni paese ha proprie specificità culturali, politiche e storiche. In particolare, dal 2018 il governo cinese ha deciso un maggior controllo sulle religioni. I termini sono indicati nel “Regolamento sugli affari religiosi” del Consiglio di Stato cinese, esso conferisce al governo cinese l’autorità di chiudere le chiese domestiche in qualsiasi momento. Le chiese domestiche sono quelle non riconosciute dallo stato, tra cui quelle evangeliche, sette come quelle del ‘Dio Onnipotente’ ed altre.
[su_section background=”#fffcd9″ border=”1px solid #e8c800″ color=”#877100″ text_shadow=”1px 1px 0 #ffffff” margin=”20px 0″] In linea, non si può leggere la situazione attuale in CINA senza considerare che a settembre 2018 (poco dopo l’articolo di RFA), la Chiesa cattolica romana e la Cina hanno raggiunto un accordo per cercare di risolvere decenni di controversie sulla nomina dei vescovi cinesi. Ci sono circa 12 milioni di cattolici in Cina, divisi in chiese sotterranee che insistono sulla fedeltà al papa e chiese ufficiali composte da vescovi eletti dallo Stato. Secondo l’accordo, i vescovi sono proposti da Pechino, ma il Papa ha diritto di veto. La soluzione è osteggiata però da molti. La situazione è molto delicata perchè non esistono ‘armate del Vaticano’ e quegli stati che sembrano amici che vogliono ‘difendere il diritto dei cristiani’, hanno altri fini. [/su_section]
Per concludere, è vero che nel 2018 le norme per le attività religiose sono più stringenti e restrittive. La stato cinese vuole “sinicizzare” ogni religioso per conformarlo al patriottismo nazionale: ciò significa che le credenze, compreso il cristianesimo, si pretende siano in linea con il comunismo cinese. Questo alimenta un flusso costante di pressione, dove il il governo aumenta la sorveglianza, il controllo e le restrizioni dei credenti ove chiese o pastori sono considerati ostili o troppo politici, in questo caso possono essere monitorati o addirittura imprigionati.
Tuttavia, sembra che il percorso sia favorevole. Le parole del. Parolin al Global Times esprimono fiducia (maggio 2019): “(…) C’è fiducia che si possa ora aprire una nuova fase di maggiore cooperazione per il bene della comunità cattolica cinese e per l’armonia di tutta la società. I canali di comunicazione funzionano bene. Ci sono elementi che dimostrano una maggiore fiducia tra le due parti. Stiamo inaugurando un metodo che appare positivo. (…) Dobbiamo camminare insieme, perché solo così potremo guarire le ferite e le incomprensioni del passato per dimostrare al mondo che, anche partendo da posizioni lontane, possiamo raggiungere accordi fruttuosi. (…) La Cina e la Santa Sede non discutono di teorie sui rispettivi sistemi e non vogliono riaprire questioni che ormai appartengono alla storia. Cerchiamo invece soluzioni pratiche che riguardano la vita di persone reali che desiderano praticare pacificamente la propria fede e offrire un contributo positivo al proprio Paese.”
Tenete presente comunque che “Porte aperte” e “Global Watch List” hanno stilato una lista di paesi (vedi qui) in cui la libertà di credo dei cristiani è maggiormente messa a dura prova. In cima alla lista c’è la Corea del Nord. La Cina è al 23 ° posto. Ovviamente gli USA nella loro lista hanno messo la Cina a livello dell’Afghanistan e con la Russia ortodossa (in questo caso perchè – dicono gli USA – ‘non è aperta’ con tutte le religioni), anche questa è una buona ‘prova del nove’ di come essere informati è così difficile oggi.
patrizioricci by @vietatoparlare