Se gli italiani che lavoravano in miniera e gli espatriati avessero badato alla salute, cosa sarebbe successo?

Solo in Belgio, alla fine del 1947 lavoravano in media 30.000 italiani ed il lavoro non era certo salubre. Se questi nostri connazionali come tanti altri espatriati all’estero per trovare lavoro non avessero accettato questi sacrifici , oggi l’Italia non sarebbe quella che è riuscita a diventare.

Oggi invece si pretende di rimanere nel relativo benessere senza il benché minimo rischio per la salute, come se la salute fosse il primo valore assoluto nella vita.

Ovviamente non è così, i connazionali minatori ci hanno indicato altro e non è stato l’unico esempio del passato. Perciò è straordinario che la maggior parte dei miei concittadini oggi approvi ogni cosa in nome del bene ‘supremo’ della salute, nella più completa dimenticanza.

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L’Italia intanto decade e i tempi che verranno probabilmente ci faranno rimpiangere le scelte di oggi, ci faranno rammaricare l’aver approvato la scelta delle cosiddette ‘istituzioni’.

Dispiace che da questo mantra, da questa nuova fede, non si discosti neanche la Chiesa, che anzi sembra che essa la supporti. Manca la ‘sentinella’ e quindi non esiste neanche l’ultimo baluardo dei poveri, ovvero ciò che protegge almeno la coscienza del bene e l’anima.

Ciò che sta accadendo ha solo corrispondenza nell’era nazista, ove tutto era fatto per un bene supremo. Ogni dittatura in fondo non si rivela come tale, ma fa tutto per una motivazione che mira ad ‘un interesse più elevato’. In base a tale interesse, passano poi provvedimenti e restrizioni delle libertà personali che altrimenti non troverebbero giustificazione.

Alla fine del crollo della Germania nazista, molti cittadini tedeschi pensavano di aver fatto bene.

La favola che oggi ci raccontano è che i nazisti e quel male sono una cosa circoscritta nella storia. Questo non è vero ma intanto tutto è entrato nella nostra mente e ci vincola nel pensiero.

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No, la salute non è la cosa principale nella vita. Prima della salute c’è il lavoro (e tutto è in funzione all’uomo ed al suo scopo). Loro lo sapevano e solo la presa in carico di una adeguata porzione di rischio ci fa vivere . Altrimenti le donne non partorirebbero, altrimenti non vivremmo perchè in ogni momento della vita sappiamo di affrontare un ragionevole rischio.

A tema – visto che nei tempi di crisi voci isolate accadono sempre, per la Provvidenza di Dio –  riporto di seguito un brano dell’omelia di mons. Delpini arcivescovo di Milano, pubblicata su Tempi:

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha pronunciato durante la messa dell’Epifania un’omelia che merita di essere ripresa. Eccola qui di seguito uno stralcio:

“Gente del mio tempo, perché non sei in cammino? Perché te ne stai seduta nelle tenebre che ricoprono la terra, nella nebbia fitta che avvolge i popoli? Gente del mio tempo, quale male oscuro impigrisce il tuo pensiero, sfianca le energie, dissuade dal sognare?

Gente del mio tempo quale sospetto ti rende diffidente? Quali ossessioni ti rendono irrequieta? Quali paure bloccano lo slancio?

Gente del mio tempo, chi ti ha convinta che quando c’è la salute c’è tutto, se per l’ossessione di custodire la salute ti privi di tutto?” (…)

Queste ultime parole dell’arcivescovo sono cruciali.

Nello strano tempo attuale, ciò che circola nei grandi canali ei informazione e ci dicono, è tutt’altro.

In realtà la domanda finale dell’arcivescovo, ha una risposta:  tutto nasce da un pensiero ottimistico del mondo non cristiano.

I passaggi che hanno portato sulle sponde attuali – che sono ben descritti dal prof. Cesana in una video-conferenza a cui ho assistito pochi giorni fa – hanno un denominatore comune che potremmo chiamare ‘sindrome dell’ottimismo’.

La concezione prevalente nel mondo della medicina rappresentata all’Organizzazione Mondiale della Sanità è che con la ricerca scientifica ed il progresso si possa risolvere ogni problema umano: l’OMS identifica la salute come completo benessere fisico psichico e sociale (e con lei l’Onu e tutte le agenzie e organizzazioni ad essa collegate).

Ora se è vero (come è vero) che la ricerca nel campo della medicina ha raggiunto traguardi indiscussi migliorando la vita umana (la vita si è allungata dal dopoguerra di 23 anni grazie alla medicina), è anche vero che il progresso della medicina non ha prodotto solo effetti positivi ma anche degli inconvenienti non trascurabili.

Ovvero, come già diceva Ivan Illich nel 1977, si è diffuso quel fenomeno che si chiama ‘medicalizzazione della società’, ove i problemi esistenziali – come il lutto e la solitudine – sono diventati problemi medici, quindi la stessa felicità è diventata un ambito della salute.

Questo ha aperto ad utopie ed a invasioni di campo. Perché esiste un diritto all’assistenza, non ad un diritto alla salute così come è formulato, che è irrealizzabile. E’ da questa concezione della salute che è venuta fuori la pratica della fecondazione assistita, la diagnosi preimpianto, l’eutanasia, l’aborto.

Ora è chiaro che se il diritto alla salute , se la medicina assurge a criterio di scientificità anche sulla vita stessa, le sue enunciazioni invaderanno sempre più la sfera dell’esistenziale, ove quelle sanitarie sono equiparate a verità inoppugnabili.

Tutte questa problematiche, il valore che diamo alle cose, il senso della vita, il rischio che siamo disposti a correre (senza che ci sentiamo di perdere qualcosa), ciò che è desiderabile, sono tutte cose che fanno parte della vita. Ma che succede se al primo posto improvvisamente troviamo il diritto assoluto alla salute, un’utopia dove oggi ogni minimo rischio è affrontato solo tramite il controllo completo della società, senza che la libertà personale abbia più alcun significato?

Spero che almeno le foto dei minatori abbiano aiutato a percepire il messaggio. Esiste un di più che se dimentichiamo, ogni altra premura non serve.  Esiste un ambito della libertà della vita umana che si gioca a quel livello, lo dimostrano le scelte che potrebbero apparire scelte incomprensibili.  Oggi invece ciò che nasconde la premura e l’amore per la salute umana è nient’altro quello che organizzazioni da tempo hanno messo nero su bianco, affinché tutto nella vita funzioni deve. Come l’élite globale ha pensato debba essere.

Ma da questa bontà posticcia, io mi guarderei. Le organizzazioni mondiali ed europee non sono forse le stesse che hanno ridotto le spese sociali, messo al collasso la società greca, proclamato il globalismo  e esortato a ridurre le spese per la sanità, riducendo le tutele, la dignità di avere un lavoro e quant’altro?

patrizioricci by @vietatoparlare

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