Il BRICS sfida l’ordine mondiale

fonte:  Strategic Culture Foundation,      di Melkulangara Bhadrakumar

La vista dei BRICS è stato un pugno nell’occhio per i paesi sviluppati sin dal principio. Il senso di irritabilità sta ora sta cedendo il passo ad un’inquietudine che rasenta l’ostilità. C’è la pressante necessità che il BRICS acquisisca una fissa dimora e un nome. È vero, dal vertice di New Delhi non è emerso nulla di clamoroso. Tuttavia, ci sono nuove avvisaglie che annunciano una potenziale impennata del BRICS. E ciò causa inquietudine al mondo sviluppato.

In breve, come ricorda la Dichiarazione di Delhi dei paesi BRICS, esso è una “piattaforma per il dialogo e la cooperazione tra i paesi che rappresentano il 43% della popolazione mondiale”. Il che già è dire molto. Non c’è nulla di simile al BRICS oggi nel mondo sviluppato. Il G7 è diventato una reliquia della storia. Il panorama atlantico è cupo, con Europa e Stati Uniti che lottano con le rispettive crisi economiche, abbandonando la pretesa di essere i campioni del mondo. La Dichiarazione di Delhi fa un palese tentativo di conseguire una maggiore rappresentanza dei paesi emergenti e in via di sviluppo presso le istituzioni della governance globale. Questa non è una vacua rivendicazione. Perché il BRICS ha anche una speciale esperienza da condividere – essendosi “rapidamente ripreso dalla crisi globale”. L’Occidente non aveva mai sentito nulla di simile prima. Non si tratta del Sud del mondo che reclama per avere “di più”. Questa è un’aperta richiesta di “condivisione del potere”.

Non si era mai parlato all’Occidente in questo modo durante tutti questi secoli, dalla Rivoluzione Industriale in poi. Il corso della storia sta chiaramente cambiando. La Dichiarazione di Delhi afferma: “Crediamo sia cruciale per le economie avanzate adottare responsabili politiche macroeconomiche e finanziarie, evitare la creazione di eccessiva liquidità globale e intraprendere riforme strutturali per innalzare una crescita che crei occupazione. Attiriamo l’attenzione sui rischi relativi agli ingenti e volatili flussi di capitali transfrontalieri che le economie emergenti stanno affrontando. Chiediamo ulteriori riforme e controllo finanziario internazionale, rafforzando la coordinazione delle politiche, la regolamentazione finanziaria, la cooperazione in materia di supervisione e promuovendo un solido sviluppo dei mercati finanziari globali e del sistema bancario.” Il mondo in via di sviluppo non aveva mai ammonito in questo modo il mondo sviluppato. Il BRICS ha fatto valere le proprie credenziali per fare tali richieste, dal momento che rappresenta le economie che stanno avendo una crescita economica generale e “contribuiscono significativamente alla ripresa globale”.

La Dichiarazione di Delhi continua criticando la lentezza delle riforme concernenti le quote e la governance nel Fondo Monetario Internazionale e il funzionamento della Banca Mondiale, e mette in discussione la prerogativa dell’Occidente di essere a capo di queste istituzioni. Significativamente, il BRICS sta alzando la voce proprio mentre la Russia si accinge ad assumere la Presidenza del G20 nel 2013. Un risultato concreto del vertice di Delhi è l’accordo di considerare la possibilità di istituire una nuova Banca per lo Sviluppo, per mobilitare risorse per progetti riguardanti infrastrutture e sviluppo sostenibile nei paesi BRICS e in altri paesi in via di sviluppo, al fine di “integrare” il ruolo della Banca Mondiale e di altre istituzioni finanziarie regionali. L’idea è quella di liberarsi del perdurante dominio dei paesi sviluppati su queste istituzioni finanziarie. L’ideale, ciò che la Banca Mondiale e l’intera rete delle banche per lo sviluppo regionali già esistenti preferirebbero, sarebbe continuare a usare il denaro del BRICS e mantenere il modello esistente di egemonia occidentale. Al contrario, una banca del BRICS minaccerà la radicata pratica occidentale di usare le istituzioni finanziarie internazionali per prescrivere e imporre politiche economiche ai paesi in via di sviluppo e di conseguenza promuovere gli interessi commerciali dei paesi sviluppati e perfino stabilire l’egemonia politica.

Le implicazioni sono considerevoli, in particolare per la geopolitica dell’Africa. Al summit di Delhi è stato richiesto un rapporto sulla creazione di una banca per lo sviluppo per il prossimo vertice annuale del BRICS in Sudafrica. È interessante notare che il Sudafrica rappresenta la voce del continente africano all’interno del BRICS. Inoltre, l’ingresso della Russia nell’Organizzazione Mondiale del Commercio cambierà notevolmente la capacità (e la volontà politica) del BRICS di salvaguardare il sistema commerciale multilaterale regolamentato e influenzare un risultato positivo ed equilibrato del Doha Round. Allo stesso modo, il vertice di Delhi è stato testimone della conclusione dell’Accordo quadro sull’estensione delle facilitazioni di credito in valuta locale sotto il Meccanismo Cooperativo Interbancario del BRICS e dell’Accordo multilaterale sulla facilitazione della conferma delle lettere di credito tra EXIM e le banche per lo sviluppo. Senza dubbio, questi saranno strumenti facilitativi utili per promuovere il commercio all’interno del BRICS.

Un accanito attacco è iniziato da Occidente. Le critiche rivolte al BRICS parlano da sé:

  1. i paesi del BRICS aderiscono a “valori diversi”;
  2. gli altri paesi BRICS sono ostili all’ascesa della Cina;
  3. la Russia è un “paese in declino” e non ha “molto in comune” con il resto del BRICS inteso come attore significativo nell’economia mondiale, eccezion fatta per le sue vaste riserve energetiche;
  4. perciò, i paesi del BRICS non sono “alleati naturali”;
  5. gli indiani hanno timore dell’accerchiamento cinese e sono molto in ansia per l’”enorme squilibrio” tra loro, sebbene abbiano “molti interessi economici in comune”;
  6. la Cina, a sua volta, è preoccupata per lo spettro dell’alleanza asiatica guidata dagli Stati Uniti schierata contro di lei, di cui fa parte l’India;
  7. il Sudafrica sta lottando per sostenere la crescita; la Russia rimane “instabile”; il Brasile promette bene, mentre Cina e India sono paesi enormi con uno straordinario potenziale e record impressionanti. Il BRICS non è un “raggruppamento naturale”

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Senza dubbio, alcune di queste argomentazioni hanno un valore, ma d’altro canto, il processo del BRICS riguarda l’ampliamento progressivo della comunanza di interessi tra i paesi membri e non la creazione di un blocco di nazioni con la stessa mentalità basata su un insieme di cosiddetti valori comuni. È un processo pragmatico che concede spazio e autonomia ai paesi membri, che a sua volta fornisce al BRICS la libertà di lavorare nel tempo alla creazione di una massa critica.

La verità è che la massa critica si sta costituendo ed è già visibile. Mentre acquisisce fiducia in se stesso, il BRICS sta spiegando le ali. Il vertice del 2011 in Cina fece piccoli passi verso l’armonizzazione delle posizioni degli Stati membri sulle questioni di politica internazionale. Il BRICS ha fatto un ulteriore passo avanti durante il summit di Delhi per adottare una posizione comune sulla Siria, la “zona calda” numero uno nella politica mondiale di oggi. La Dichiarazione di Delhi pone l’accento su un processo politico inclusivo guidato dalla Siria stessa e sul dialogo nazionale, invitando la comunità internazionale a rispettare l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sovranità del paese.

Il cosiddetto “Piano d’Azione di Delhi” approvato durante il vertice sottolinea la volontà da parte degli Stati membri di rafforzare il processo BRICS. Esso prevede incontri regolari e frequenti dei ministri degli esteri, delle finanze, del commercio, dell’agricoltura, della salute e dei governatori delle banche centrali (oltre agli incontri degli alti ufficiali in varie aree di cooperazione) a latere di eventi internazionali rilevanti. L’intenzione è quella di coordinare una posizione comune del BRICS su un’ampia sfera di interessi comuni a livello mondiale. Ciò che bisogna evidenziare è la decisione di tenere degli incontri “autonomi” degli Alti Rappresentanti dei paesi BRICS responsabili della sicurezza nazionale. Nel contesto indiano, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale è la figura chiave per quanto concerne il più alto livello del processo decisionale in politica estera e di sicurezza – ed è degno di nota che si tratti anche del rappresentante designato per guidare il corso delle relazioni tra India e Cina.
Il BRICS riserva interessanti possibilità all’India per lavorare con la Cina sulle questioni globali. Visto da un’altra angolazione, il processo del BRICS esplora le aspirazioni comuni delle due potenze asiatiche nell’emergente ordine mondiale. Esse sono completamente libere di definire la priorità delle problemi.

Il cuore del questione è che il BRICS fornisce un ambiente amichevole e rilassato nel quale possono aver luogo riflessioni costruttive tra i paesi membri, così come a livello bilaterale. Nel caso sia stato trascurato, a latere del vertice di Delhi, le leadership cinese e indiana si sono prese del tempo per discutere sulla loro relazione. Quando i critici occidentali ironizzano brutalmente sul fatto che al BRICS manchi la “malta”, ecc., sono sulla strada sbagliata. Il BRICS non è stato pensato per essere un edificio di vetro e acciaio. È un processo nato dalla volontà comune di fondere le aspirazioni condivise riguardo il nuovo ordine mondiale. Date le porzioni crescenti di PIL mondiale delle economie del BRICS, esse reclamano maggiore partecipazione nell’architettura globale. Mentre i cani abbaiano, la carovana è determinata a passare. Questo è il messaggio emerso dal summit di Delhi del BRICS.

(Traduzione dall’inglese di Francesca Malizia)

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