La Ong olandese Pax accusa la Turchia di bloccare con le proprie milizie armate il corso del maggior affluente del fiume Eufrate
PAX, la più grande organizzazione per la pace nei Paesi Bassi – mostrando in un report rilievi satellitari e riportando testimonianze dirette in Siria – ha denunciato come i gruppi armati sostenuti dai turchi hanno bloccato l’acqua del fiume Khabur, il più grande affluente dell’Eufrate (il Khabur è un fiume che nasce nel sud-est della Turchia e che prosegue nell’est della Siria, dove si congiunge con l’Eufrate).
Lo studio realizzato dall’organizzazione di pace olandese PAX, è anche andato in onda oggi, 4 novembre, sulla TV “Al-Arabiya”.
Solo un ‘insight’: mi pare che è la prima volta che gli inquirenti prestano attenzione alle attività dei gruppi sostenuti dalla Turchia: in precedenza la PAX, al contrario, difendeva “l’opposizione siriana”. In particolare, l’organizzazione pubblicizzava attivamente i caschi bianchi affiliati ai militanti attraverso i materiali ordinati da Bellingcat. Comunque quel che importa è che finalmente PAX ha finalmente notato anche i turchi con i loro delegati.
Ripropongo alcuni stralci del circostanziato report che potete vedere per intero sul sito dell’Organizzazione. Lo studio riporta come il 57% del flusso d’acqua di Khabur tra la Turchia e la città di Hasakah è stato sottratto alle popolazioni siriane. Il report, tramite immagini satellitari, mostra tre dighe costruite da SNA che hanno tagliato fuori la popolazione locale dal vitale fiume Khabur.
La vicenda era stata già denunciata all’Onu dalla Cina. il 27 ottobre il rappresentante cinese aveva invitato Ankara a rispettare il diritto umanitario internazionale in Siria, di occupare illegalmente la Siria ed aveva accusato la Turchia p der l’interruzione del flusso d’acqua sia er le dighe e sia per le interruzioni dell’acquedotto Aluk nel nord della Siria. Per tutta riposta la Turchia – come sempre – ha risposto che la Cina non può dar lezioni a nessuno in tema di diritti umanitari. Ovviamente è una risposta assai debole dato che – come detto altre volte in precedenza -, la Turchia ha visitato la regione degli uiguri, Xinjiang nel 2019 ed aveva emesso giudizi lusinghieri, in controtendenza rispetto alla narrativa occidentale sul trattamento degli uiguri.
Comunque, la risposta turca non esonera Ankara dalla sua responsabilità di essere una delle principali artefici della proxy war in Siria (prima indirettamente o ora direttamente), nonché dei crimini dei suoi delegati (tra cui le milizie uigure).
Patrizio Ricci – Vp News
Alcuni passaggi del report di Pax:
3 novembre , Pax – L’esercito nazionale siriano (SNA) ha costruito tre dighe in terra nelle aree sotto il loro controllo, tagliando il vitale fiume Khabur 80 chilometri a nord-ovest di Città di Hasakah. Una nuova ricerca del PAX, condotta attraverso interviste a terra e immagini satellitari, ha mostrato la profondità e le conseguenze della costruzione della diga sulla vita e sui mezzi di sussistenza degli agricoltori siriani.
L’estate del 2021 è stata una delle più calde mai registrate nel nord-est della Siria. L’impatto del caldo estremo è stato amplificato da precipitazioni molto limitate, il che significava che le comunità agricole avevano meno acqua che mai nel momento di maggior bisogno. Secondo le agenzie umanitarie, oltre 12 milioni di siriani attualmente affrontano gravi conseguenze per la mancanza di pioggia e acqua nel fiume Eufrate.
(…) l’impatto di queste carenze è stato ulteriormente aggravato dal blocco del fiume, il più grande affluente dell’Eufrate e un corso d’acqua storicamente non stagionale. Durante il lavoro sul campo svolto lungo l’autostrada M4 nel settembre 2021, PAX ha intervistato agricoltori e pastori intorno a Tel Tamer, molti dei quali stavano lottando con un’intensa scarsità d’acqua. Il taglio del flusso del fiume è avvenuto in un momento di grave siccità e alti prezzi del diesel, che impediscono a molti agricoltori di azionare le pompe. Senza irrigazione, vasti tratti di terreno agricolo vengono lasciati incolti. (…)
Read more about PAX’s latest research about the blockade of the Khabur river in Northeast Syria here: https://t.co/CveHNjCvXf
— PAXforpeace (@PAXforpeace) November 3, 2021
(…) l’acqua è stata utilizzata come arma di guerra durante il conflitto in Siria, aggiungendo una nuova imprevedibile sfida alla vita dei contadini. Dall’incursione in alcune parti del nord-est della Siria da parte delle forze turche e dei gruppi armati sostenuti dai turchi, le popolazioni dell’area affrontano serie sfide per quanto riguarda l’accesso all’acqua. A partire da ottobre 2019, la SNA ha interrotto il flusso d’acqua dalla stazione idrica di Alouk a Tel Tamer e Hasakah in oltre 20 occasioni, lasciando quasi un milione di persone senza accesso. La mancanza di pioggia nella primavera del 2021 ha anche comportato livelli più bassi dell’acqua, poiché la Turchia ha limitato il rilascio di acqua dalle sue dighe nel fiume Eufrate al confine, con una diminuzione registrata del 70% dei livelli dell’acqua in Siria, che ha gravi conseguenze per le comunità a seconda di esso.
(…) A partire dall’ottobre 2021, l’area a nord e ad ovest di Tel Tamer fa parte della linea del fronte tra le SDF sostenute dagli Stati Uniti, che controllano la maggior parte del nord-est, e le SNA sostenute dalla Turchia, che detengono una parte del nord della Siria dal 2019. Ma la SNA continua a cercare di farsi strada nel nord-est. I civili locali vedono il blocco del fiume come parte di una strategia più ampia per destabilizzare l’amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES) dominata dai curdi.
PAX ha acquisito immagini satellitari ad alta risoluzione da Airbus e Planet, che mostrano tre dighe in costruzione lungo il fiume Khabur in territorio controllato dalla SNA e una terza a metà ottobre in un’area controllata dalle SDF. La prima diga è stata costruita il 22 maggio, a sud del villaggio di Tall al Assafir. È stata seguita il 27 maggio da una diga a 8 km a nord della città di As Safih. Una terza è stata costruita a poche centinaia di metri a nord della prima diga nella città di Al Manajeer il 1° giugno. (…)
(…) Raccomandazioni
Bloccare un fiume principale da cui dipende un’intera regione durante l’estate più secca mai registrata nella regione avrà senza dubbio gravi conseguenze umanitarie e socioeconomiche. Questo tipo di azione è un chiaro esempio dell’uso dell’acqua come arma di guerra, della violazione del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani, esacerbando gli impatti già esistenti legati al clima. Decine di migliaia di persone hanno bisogno dell’accesso all’acqua per uso personale e per sostenere i propri mezzi di sussistenza come agricoltori o allevatori di bestiame. Le attuali previsioni sui cambiamenti ambientali legati al clima dipingono un quadro desolante sui futuri modelli di precipitazioni che probabilmente vedranno siccità più frequenti e gravi nella regione. La scarsità d’acqua sta già provocando un calo dei livelli delle acque sotterranee a causa dello scavo (illegale) dei pozzi e si prevede che questo aumenterà.
Chiediamo alle parti responsabili, compreso l’esercito nazionale siriano e il governo turco, di:
- Rimuovere immediatamente tutte le dighe nel fiume Khabur interrompendo il blocco dell’acqua a valle.
- Rispettare gli obblighi legali internazionali sulla protezione delle infrastrutture civili, come tutelato dal Protocollo aggiuntivo I della Convenzione di Ginevra.
- Impegnarsi in un dialogo pacifico sulle soluzioni relative alle risorse naturali degradanti legate al clima.
Invitiamo la comunità internazionale a:
- Impegnarsi in modo proattivo con la Turchia per garantire che i civili abbiano accesso all’acqua del fiume.
- Sviluppare una strategia per la regione sulle sfide idriche transfrontaliere legate agli sviluppi legati ai cambiamenti climatici che influiscono sulla crescita delle acque superficiali e sotterranee, del suolo e della vegetazione.
- Invitare il Consiglio per i diritti umani e la Commissione d’inchiesta a includere i blocchi dei fiumi nel loro monitoraggio della situazione e includere sistematicamente le violazioni dell’accesso all’acqua nelle loro segnalazioni e sollevare la questione con le autorità competenti.
- Invitare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a garantire che sia informato regolarmente sugli impatti dell’insicurezza idrica che devono affrontare i civili in Siria e in altre aree colpite dal conflitto durante i suoi briefing mensili sulla situazione umanitaria e garantire la partecipazione delle organizzazioni della società civile ai briefing e ai meccanismi di segnalazione.
We are grateful to Dr. Mara Tigno and Tadesse Kebebew (LLM) from the Geneva Academy for their legal analysis of the situation, Peter Schwarzstein for additional reporting. Photos by Abdullah Mohammed and Wim Zwijnenburg. GIS analysis by Roberto Jaramillo. Maps produced by Frans van Vleuten
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