È giusto costruire un Vangelo adattandolo al mondo?

Il cristianesimo oggi si adegua sempre più alla modernità, lo fa per adattarsi a uomo corrotto nel cuore, cambiato nelle abitudini di vita e incline sempre più alla mondanità. Ma ridurre la pretesa cristiana, mediandola per renderla più morbida ed adattarla all’uomo, potrà ugualmente creare un rapporto intimo con Cristo? L’articolo della pubblicazione cattolica polacca PCH. 24 che ho tradotto, risponde a questa domanda:

Padre Jan Strumiłowski OCist: Il Vangelo del mondo o il mondo evangelizzato?

di padre Jan Strumiłowski OCist

L’attività pastorale della Chiesa è condurre all’accoglienza del Vangelo da parte dell’uomo. C’è un’enorme correttezza in questo: cosa otterremmo dal Vangelo se si rivelasse incomprensibile alle persone? Purtroppo, però, il paradigma pastorale odierno, secondo il quale l’obiettivo della predicazione è l’uomo nella sua cultura e mentalità, determina la forma in cui la dottrina deve adattarsi.

Di fronte alla crescente discrepanza tra ciò che il Vangelo annuncia e il modo in cui le persone vivono oggi, si pone sempre più spesso la questione dell’adeguamento del Vangelo all’uomo. Si dice che per l’uomo moderno il Vangelo sia troppo arcaico e troppo esigente. Pertanto, deve essere modificato e ammorbidito, in modo che diventi più compatibile con i tempi di oggi e più attraente per le persone.

Di fronte a una tale tentazione, però, è nece-ssario chiedersi quale sarebbe il beneficio di un Vangelo perfettamente adatto all’uomo. Potrebbe un tale vangelo portare ancora all’uomo qualcosa che l’uomo non ha? Riuscirebbe a trasformarsi? E il Vangelo, secondo noi, ci cambia ancora, o pensiamo piuttosto che dovremmo trasformare il Vangelo in modo che si adatti perfettamente a noi?

Una risposta ai desideri delle persone?

L’obiettivo della pastorale è di impiantare il Vangelo nel mondo. Il mondo, però, è diverso dal Vangelo. Pertanto, è necessario comunicare il Vangelo in modo tale da preservare il suo carattere diverso dal mondo, perché possa cambiare il mondo. La scorciatoia sembra cercare di rendere il Vangelo assolutamente in linea con il mondo fin dall’inizio. È vero che si arriva alla consistenza allora, ma il Vangelo resta ancora il Vangelo? Tale tentazione può nascere proprio dall’esagerare per mostrare al mondo che il Vangelo non è estraneo; perché il Vangelo e la Chiesa che lo porta in sé non sono diversi dal mondo. Che siamo simili, abbiamo più cose in comune di ciò che ci rende diversi.

Ecco, allora, si cerca di dimostrare che ciò che effettivamente predica il Vangelo è ciò che è sempre stato nascosto nel cuore dell’uomo. Il Vangelo è sempre più inteso come una risposta ai desideri delle persone, ignorando questioni come la necessità della rinuncia, l’insegnamento della croce o la lotta contro il peccato.

Quindi togliamo le prescrizioni e la croce, e la stranezza del Vangelo sarà coperta! Ma allora a che serve il Vangelo? Avrà ancora qualcosa da offrire al mondo?

L’illusione del cristianesimo piacevole

Nella Chiesa, il principio della cura pastorale deve essere la persona di Gesù Cristo. La cura pastorale, infatti, deve essere tesa a ritrovare l’unità dell’uomo con Dio. In Cristo, grazie all’incarnazione, c’è stata infatti un’assoluta integrazione tra divinità e umanità. Cristo è l’eterno Figlio di Dio che ha assunto un corpo umano.

La teologia ci insegna che in Cristo ci sono due volontà: divina e umana. Questo non significa che ci fosse divisione in lui. La volontà umana di Cristo è completamente subordinata e coerente con la Sua volontà divina. Tuttavia, non è stato assorbito da questa subordinazione. Lo vediamo particolarmente drammaticamente e veramente nella preghiera di Gesù nel Getsemani. La sua volontà umana sussulta, la sua natura umana sperimenta veramente la paura, la sua paura è genuina. Tuttavia, questa volontà umana, completamente unita alla volontà del Padre, è ad essa soggetta.

Quindi vediamo la tensione in Gesù stesso. Non è questo un’indicazione per noi che la tensione sarà sempre presente nel nostro mondo? Che è impossibile trovare una tale integrazione del Verbo Divino e della natura umana in cui la natura umana sarebbe disposta a fare ciò che le viene dall’alto? Che la ricerca di un cristianesimo piacevole, un cristianesimo senza croce, un cristianesimo che soddisfi i nostri desideri umani e si integri senza il dramma del sacrificio, sia semplicemente un’illusione?

Quindi – per essere più precisi – poiché in Cristo, il più puro, senza peccato, assolutamente coerente in sé stesso, in cui l’umano e il divino sono perfettamente uniti, si avverte tensione, deve essere un malinteso cercare un ministero pastorale che non ponga un essere umano in un simile stato di tensione; un ministero pastorale che non esigerà sacrifici da parte nostra.

Attrattiva o verità?

Eppure un tale sforzo accompagna molti sacerdoti. Del resto, nelle nostre idee pastorali riflettiamo su come rendere attraente il Vangelo. Ma è questo l’obiettivo giusto che dovremmo porci? Se il Vangelo è attraente e affascina con la sua attrattiva, o dovrebbe essere VERO, e ciò che ci affascinerà è scoprire la verità che il mondo non può darci, e che è così potente che vale la pena ricostruire le nostre aspirazioni per esso, aspirazioni e desideri, anche se fa male?

Quindi, adattando il Vangelo alla nostra natura, stiamo rivelando la Verità che può cambiare la nostra natura?

Il Vangelo stesso mostra che non è uno strumento che porta alla realizzazione dei nostri sogni. La perfezione dell’uomo non è qualcosa di arbitrario e creato da noi, ma qualcosa di pianificato e voluto da Dio. È Dio che è l’autore dell’esistenza umana, quindi la sua azione e la sua Parola non sono solo uno strumento, ma un programma e un cammino che conduce alla meta; inoltre determina la forma con cui arrivare all’obiettivo.

Il Vangelo non è uno strumento magico per realizzare le nostre aspirazioni, ma la verità sul vero scopo dell’uomo e sul cammino che conduce a quel traguardo. Se lo adattiamo ai nostri soli desideri e sogni umani, inevitabilmente tradiremo il Vangelo e avvicineremo all’uomo il vero scopo dell’esistenza umana che Dio gli ha posto.

autore: Jan Strumiłowski OCist – monaco cistercense dell’abbazia di Jędrzejów, dottore abilitato in scienze teologiche.

(https://pch24.pl/o-jan-strumilowski-ocist-ewangelia-swiatowa-czy-swiat-zewangelizowany/)

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