SIRIA – Ogni intervento occidentale contro l’ISIS finisce con una infinita distruzione per i civili e la fuga di membri dell’ISIS

Il quotidiano al Quds Arabi riporta che le forze SDF hanno concordato con l’ISIS l’uscita sicura di 200 terroristi, dietro il rilascio di 23 ostaggi trattenuti nella prigione di Al-Sina’a e la fine totale della resistenza.

La pubblicazione araba ha riferito che prima dell’annuncio da parte delle SDF di prendere il controllo del carcere di al-Sinaa, rappresentanti della Coalizione internazionale stavano negoziando con i militanti dell’Is. Fonti del quotidiano affermano che le parti hanno concordato l’uscita sicura di 200 terroristi di al-Sinaa, che poi si sono recati nel deserto siriano. In cambio, i sostenitori dello Stato Islamico hanno rilasciato 23 ostaggi e posto fine alla resistenza nel carcere.

Sabato, l’ISIS ha affermato, in una dichiarazione rilasciata dalla sua ala mediatica, Amaq, che circa 800 dei suoi membri e affiliati erano riusciti a fuggire dalla prigione di Ghweran e che i suoi combattenti avevano ucciso almeno 200 membri dell’SDF. Oltre a queste evasioni/rilascio c’è da dire che nel 2020 erano già centinaia i terroristi dell’ISIS rilasciati perché considerati “di basso livello”.

Intanto, la campagna di sicurezza delle SDF prosegue nelle regioni del nord e dell’est della Siria con il sostegno della Coalizione Internazionale, ad Hasakah, in particolare Al-Aghaat Street, quartiere Al-Zohour, quartiere Al-Nashwa e Al-Salihiya. comprendeva diverse città e paesi sotto il controllo delle SDF a est dell’Eufrate, con copertura di elicotteri. Il sito web locale di al-Khabour ha affermato che le forze armate affiliate al Partito dell’Unione Democratica (PYD), che guida le SDF, hanno raso al suolo, sabato sera, nell’ambito della sua campagna di sicurezza, alcune case e negozi nel quartiere di Ghweran, dopo che scontri scoppiati con una cellula dell’Isis sulla “Scuola Fatima Al-Zahraa e via Al-Sajjad” con il pretesto della presenza di membri dell’Isis.

Le Forze democratiche siriane, con il sostegno della Coalizione internazionale, hanno alzato lo stato di allerta e mandato i convogli alla ricerca di cellule Isis nelle aree sotto il loro controllo nei governatorati di Hasaka, Raqqa e Deir ez-Zor. La rete Euphrates Post a Deir ez-Zor ha riferito che le SDF hanno lanciato una campagna di raid nella città di Jadid Okaidat, a est della provincia, prendendo di mira alcuni sospetti membri dell’organizzazione “Stato islamico” e cercando in altre aree di resti delle cellule dell’organizzazione.

As Sinaa1

Considerazioni

In riferimento a questa operazione, iniziata dall’ISIS con soli 80 elementi c’è da chiedersi veramente lo stato delle SDF e delle forze statunitensi in loco. Poche decine di elementi dell’ISIS sono state capaci di fare molto danno, ma il danno maggiore di distruzione indiscriminata è stato compiuto dalla coalizione e dalle SDF, visto che si parla di interi quartieri distrutti e di decine di migliaia di sfollati per l’esito delle operazioni. Per non contare delle centinaia di membri dell’ISIS ora fuggiti nel deserto Badia ed in altre località.

Senza sollevare facili illazioni sulla vicenda, non si può non notare che il tutto appare molto strano. Innanzitutto perché le SDF e gli USA sono da anni che non effettuano nessun serio contrasto all’ISIS sul territorio (questo lasciato alle sole forze siriane). Inoltre, osserviamo che la presenza dell’ISIS nella zona è strettamente collegata con la presenza delle truppe USA.

La questione del supporto statunitense all’ISIS è in realtà è una non notizia, ma rimane in piedi secondo la narrativa ufficiale, solo grazie ad una massiccia disinformazione in merito. La collaborazione diretta ed indiretta degli Stati Uniti con l’ISIS ha ormai una vasta sequela di fatti di cronaca ben precisi ed indiscutibili a supporto (oltre ad un documento desecretato della  DIA -Defense Intelligence Agency che dice chiaramente che la forza terroristica può servire agli interessi statunitensi in Siria). Basti ricordare che fino al 2015 gli Stati Uniti non sono mai intervenuti incisivamente contro l’ISIS, anche quando essi minacciavano la stessa Bagdad.

L’ISIS come organizzazione non esisteva prima dell’occupazione statunitense dell’Iraq e successivamente è stata usata utilmente per due scopi. Il primo scopo è stato quello di giustificare la presenza USA in Siria. Il secondo scopo è stato rallentare la sua parziale eliminazione in funzione anti- Assad. In proposito, molti di voi ricorderanno che durante l’assalto dell’ISIS a Palmira (che era stata recentemente liberata), le forze statunitensi nulla fecero per contrastare Daesh, nonostante l’estrema vulnerabilità dei convogli in pieno deserto. Non meno importanti furono due attacchi dela Coalizione internazionale contro l’esercito siriano in lotta contro l’ISIS  e la uccisione ad opera degli USA di 200 tra militari siriani  e membri dei contractors russi Wagner che cercavano di prendere legittimamente la zona dei siti petroliferi Omar, situati a nord-est dell’Eufrate.

Altrettanto rilevante è che il citato documento desecretato l’amministrazione USA auspicasse che il Califfato desse filo da torcere ad Assad. Pertanto, il New York Times che oggi segnala e lancia l’allarme per il nuovo attivismo dell’ISIS è cosa davvero singolare. Il sospetto è che serva a legittimare operazioni – pur permanendo ambiguità che legano a doppio filo l’ISIS e le truppe statunitensi – e consolidare la presenza in Siria. Inoltre, ribadire il ritorno dell’insicurezza in Siria allontana il ritorno in seno alla Lega Arba e permetterebbe maggiore pressione da parte occidentale sul futuro della Siria. In questo contesto, le sanzioni che aumentano il reclutamento di cellule ISIS tra la popolazione impoverita ed in stato di assedio internazionale, sono un altro importante elemento che interroga sulle dichiarazioni di facciata statunitensi in merito ‘alle preoccupazioni’ per i siriani.

Vp News

 

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