Il ministro austriaco per gli Affari europei Carolina Edtstadler ha chiarito il concetto di “Paese neutrale”:
“L’Austria è militarmente neutrale, ma non politicamente neutrale. Siamo solidali con il popolo ucraino e lo sosteniamo dal punto di vista umanitario ed economico, ma non in termini di forniture di armi.
Se Putin venisse in Austria, verrebbe arrestato in base ai nostri obblighi ai sensi del diritto internazionale e del diritto penale. In qualità di giudice penale nella mia professione civile passata, l’emissione di questo mandato d’arresto internazionale da parte della CPI significa che se Putin mette piede sul suolo austriaco, deve essere arrestato”.
Si susseguono dichiarazioni di esponenti di varie nazioni del mondo che dichiarano che se Putin mettesse piede nel loro paese, lo arresterebbero. Tuttavia, ci sono alcuni particolari sostanziali che sembrano sfuggire nell’enfasi di mostrarsi determinati e giusti.
In primis, le sentenze della CPI nei riguardi di Putin e della senatrice Maria Lvova-Belova (ministro della famiglia), ove i due sono stati accusati per “deportazione di bambini”, sono molto deficitarie ed è palese il loro carattere politico. Le accuse si fondano principalmente sul fatto che i bambini “rapiti” lo sono perché dovevano essere portati nel suolo ucraino “libero” e non sul suolo dell’occupante. Per il resto, la sentenza è frutto di una visione ideologica di parte e non si basa su fatti specifici direttamente rilevati. Come abbiamo visto precedentemente, le prove sono state reperite tutte a distanza e via internet.
Inoltre, ci troviamo davanti al presidente di un paese, un’autorità che copre una sua funzione politica. Anche se l’Austria si dichiara neutrale, l’arresto del premier russo non passerebbe senza gravi conseguenze e Mosca ha già dichiarato che ciò equivarrebbe ad un atto di guerra.
Le sentenze della CPI, come è avvenuto peraltro per il tribunale di Norimberga, dovrebbero essere emesse a guerra finita e non durante il conflitto. È molto chiaro e solo chi è in cattiva fede non lo vede: i processi per crimini di guerra svolti durante i conflitti acuiscono il confronto e allontanano l’armistizio.
È anche necessario ricordare che, nel caso della guerra in Siria, questo tipo di sentenze comminate verso il presidente Assad, così come le denunce del ‘millesimo ospedale distrutto‘ dalle forze siriane, sono apparse sempre al momento opportuno, ovvero quando servivano per aumentare le sanzioni o impedire la risoluzione pacifica del conflitto.
Infine, non è irrilevante ma è sostanziale, che la sentenza del CPI in realtà, giuridicamente, non dovrebbe avere alcun effetto nel caso dell’Ucraina e della Russia, poiché questi due paesi non hanno aderito al trattato e al riconoscimento della giurisdizione della CPI stessa.
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note a margine:
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La Russia ha incontrato i rappresentanti CICR, UNICEF e Refugees International e ha fornito “tutte le informazioni disponibili sulla situazione dei bambini”. CICR ha confermato.