Pressioni di Arabia Saudita ed Emirati per il ripristino dei rapporti diplomatici con la Siria e l’annullamento delle sanzioni economiche

Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, stanno esercitando pressioni su nazioni europee affinché ripristinino i rapporti diplomatici con la Siria e allevino le sanzioni economiche imposte al paese annientato dalla guerra.

Questi sforzi, affermano i diplomatici, sono stati intrapresi a diversi livelli per diversi mesi, con particolare attenzione alla revoca delle sanzioni in quanto sarebbe inutile cercare di porre fine al conflitto di 12 anni senza allentare il peso sulle spalle dell’economia siriana in crisi. I funzionari degli Stati del Golfo sostengono inoltre che un miglioramento della situazione economica potrebbe consentire il rimpatrio dei milioni di rifugiati siriani, alleviando così la pressione sui paesi della regione che stanno affrontando la crisi dei rifugiati, come Libano, Giordania e Turchia.

Riyadh e Abu Dhabi, dopo anni di sostegno ai gruppi estremisti che hanno cercato di deporre il presidente Bashar al-Assad, hanno di recente rafforzato i legami con Damasco, suscitando le critiche dell’Occidente. Il rapporto di Bloomberg arriva proprio mentre il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman è in visita in Francia, dove ha incontrato il presidente Emmanuel Macron per discutere delle relazioni tra Parigi e Riyadh e del conflitto in Medio Oriente.

Vision 2030 e Islam riformato

La differenza è che qualcuno sa come finire, altri hanno strappato l’ultima pagina. Sarà per questo che il principe ereditario saudita è a Parigi per lanciare il suo progetto “Vision 2030” con cui Ryad lavorerà per trasformare l’Arabia Saudita in una potenza finanziaria regionale, riducendo drasticamente la dipendenza dall’entrate petrolifere.

Secondo quanto riportato da AsiaNews, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha annunciato la sua intenzione di riformare l’Islam. Egli sostiene che le leggi islamiche dovrebbero essere applicate in modo moderato e che l’Islam stesso dovrebbe subire una riforma, attraverso un riesame delle basi della legislazione religiosa. In caso di revisione, saranno abolite le leggi islamiche come la lapidazione, la flagellazione, l’amputazione delle mani per i ladri e la pena di morte per gli apostati e gli omosessuali.

La posizione del principe rappresenta un cambiamento significativo nell’ideologia, basandosi sull’interpretazione diretta del Corano e degli hadith, e rifiutando le varie scuole di ulema che hanno definito il pensiero islamico wahhabita. Nel presentare la sua posizione, il principe ha citato intellettuali musulmani come Mohammed Arkun, Mohammed Shahrour, Faraj Fuda e altri, molti dei quali sono stati imprigionati per aver sostenuto una visione moderna dell’Islam o per aver cercato di distaccarsi dal wahhabismo.

Sarà anche per questo che a seguito dell’attività diplomatica di Mosca e di Teheran si è potuto concretizzare prima il ritorno di Damaso nella Lega Araba e, poi, addirittura l’attività diplomatica del principe in Europa a favore della Siria.

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