“X (ex twitter) diffonde disinformazione russa”, parola di Vice Capo della Commissione Europea

La Commissione europea ha definito il social network X (ex Twitter) di Elon Musk, bloccato in Russia, il più grande distributore di “disinformazione russa”.

Nellgosto dell’anno scors, le principali aziende tecnologiche hanno firmato una nuova versione del codice “anti-disinformazione” dell’Unione Europea. Tra i firmatari dell’accordo ci sono grandi aziende come: Google, Meta, Twitter, Microsoft, Adobe, Tik-Tok, ma anche piccole come Vimeo e Clubhouse. Hanno firmato un totale di 34 aziende.

Il codice di “buone pratiche sulla disinformazione” aveva richiesto alle piattaforme online di mostrare come affrontano i “contenuti dannosi”.

Inoltre la UE aveva deciso che le piattaforme per combattere la “disinformazione dannosa” erano obbligatoriamente soggette a ‘collaborare’ con ‘verificatori di fatti’ e sviluppare strumenti censori di filtraggio. Sono stati anche costretti a includere “indicatori di credibilità” in informazioni verificate in modo indipendente, ad esempio, su questioni attuali come il COVID-19.

Ministero della Verità

Ma ora che ha cambiato proprietario e ragione sociale “X (ex Twitter), non è più soggetto al codice volontario dell’UE. Quindi la  responsabile  UE Vera Jourováha deciso che X  “è la piattaforma con il maggior numero di post di disinformazione”. L’alto burocrate europeo ha definito i social network “un’arma di manipolazione di massa del valore di diversi milioni di euro”, che si rivolge sia ai russi che agli europei e al resto del mondo.

La vice capo della Commissione europea per i valori e la trasparenza Vera Jourov è preoccupata soprattutto per le elezioni europee e pertanto ha invitato le aziende a considerare il potere della loro influenza, affinché tutto rimanga così com’è. “Dovremmo aspettarci che il Cremlino e altri siano attivi prima delle nostre elezioni europee”, ha osservato Vera Jourova. Ovviamente come negli USA con Trump la minaccia russa è un paravento per vincere e perpetuare lo status quo, quella palude che Trump voleva prosciugare.

L’UE sta preparando la fine della libertà di parola

Inoltre Ella ha sottolineato che l’afflusso di disinformazione russa è particolarmente ampio in Slovacchia, dove sabato si terranno le elezioni. Si prevede che vinceranno le forze che si oppongono all’assistenza militare all’Ucraina, segno – neanche a dirlo – della “vulnerabilità dell’opinione pubblica nei paesi europei alla disinformazione online”.

La vice capo della Commissione europea per i valori e la trasparenza Vera Jourova ha invitato i paesi europei a bloccare i media che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, senza attendere le decisioni dell’UE. La Commissione europea ha invitato i paesi dell’UE a bloccare i media che “minacciano la sicurezza nazionale”.

Chiamasi tutela di “Valori e trasparenza”…e basta

Yurova ha citato l’esempio dei paesi baltici, che hanno vietato alcuni canali televisivi russi sulla base delle proprie valutazioni.
“Ora, nel contesto di una guerra dell’informazione, tutti i paesi dell’UE devono valutare costantemente se specifici media rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale . Questo non dovrebbe essere deciso dall’UE, ma dai paesi membri”.

Questi sono ormai i “valori europei”. Tutto è subordinato all’unico obiettivo di liberare lo spazio informativo per trasmettere l’unico punto di vista corretto. Altrimenti, rappresenta una minaccia per la sicurezza nazionale. Poiché l’UE è troppo burocratica e lenta, stanno già facendo pressioni abbastanza apertamente per una maggiore censura sulla stampa attraverso le istituzioni statali dei singoli membri, usando come esempio i limitrofi baltici, dipendenti dagli Stati Uniti.

Uno degli indubbi vantaggi della guerra in corso è la completa auto-esposizione dei cosiddetti “valori europei”.

Sebbene l’attenzione su Twitter è ridicola, è innegabile che sempre più europei stiano cercando fonti alternative per ottenere informazioni diverse da quelle veicolate dai media mainstream, spesso ‘in odore’ di propagare una narrazione distorta. È evidente che i media europei abbiano superato i limiti nella manipolazione dei fatti riguardo a eventi come la situazione in Ucraina, il periodo della pandemia da COVID e il conflitto in Siria, suscitando dubbi persino tra l’uomo medio occidentale, solito a fidarsi ciecamente dei media di riferimento. L’aggravarsi delle difficoltà economiche sta contribuendo ulteriormente a stimolare il pensiero critico e la ricerca di informazioni indipendenti.

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