Mons. Marian Eleganti: Papa Francesco sta minando l’insegnamento della Chiesa con pretesti “democratici”

Mons. Marian Eleganti : Papa Francesco sta minando l’insegnamento della Chiesa con pretesti “democratici” – Il blog di Sabino Paciolla”

l dibattito sulla “sinodalità” nella Chiesa cattolica è attualmente al centro dell’attenzione, con alcune autorevoli voci ecclesiastiche che sostengono che questa concezione comporti la dissoluzione dell’autorità ecclesiastica gerarchica in termini di dottrina e governo. Secondo questa prospettiva, l’autorità sarebbe basata su decisioni democratiche e maggioritarie, specialmente in questioni dottrinali.

C’è preoccupazione riguardo all’attuazione pratica di questo modello e se possa compromettere la struttura gerarchica tradizionale della Chiesa.

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Sta diventando sempre più chiaro (cfr. le ultime dichiarazioni del cardinale Fernández su Facebook e la sua risposta al dubia del cardinale Duka) il vero significato del concetto di “sinodalità” recentemente propagato: la dissoluzione dell’autorità ecclesiastica indipendente e gerarchica in termini di dottrina e governo. La gerarchia ecclesiastica deve essere livellata nel suo esercizio in processi democratici, cioè sinodali (cfr. anglicanesimo).

L’autorità esiste quindi solo sotto forma di decisione democratica e maggioritaria, che, per quanto riguarda una posizione dottrinale, deve essere approvata dall’autorità ecclesiastica a maggioranza (forum externum) o sotto forma di assoluzione sacramentale, che non può essere negata dai confessori in base alla decisione della coscienza del penitente (forum internum), ma non del sacerdote come giudice autorevole in questioni concrete e morali.

La decisione finale non è più quella autorevole e autonoma del vescovo o del sacerdote (nonostante la possibile e consigliata consultazione), ma il voto della maggioranza (partecipazione) da un lato e la decisione di coscienza del penitente che chiede l’assoluzione dall’altro. Il potere vincolante e redentivo dell’autorità ecclesiastica consisterebbe quindi essenzialmente solo nell’esecuzione di tali decisioni – non prese da essa stessa, al massimo tollerate da essa – che sono prese dalla maggioranza o dalla coscienza individuale (ma non dalla propria [della Chiesa]). Tutto ciò è giustificato con il postulato di evitare l’abuso di potere (clericalismo), che ovviamente è visto solo dalla parte dell’autorità ecclesiastica! Anche questo è un punto cieco.

Solo l’azione dell’attuale Papa spicca per il suo esercizio autocratico senza precedenti, che non si ferma davanti a nulla e si allontana da questo nuovo stile sinodale in tutti gli ambiti (insegnamento, governo, gestione del personale, giurisdizione). Sì, lo contraddice fondamentalmente, senza che nessuno se ne accorga, che continuamente spaccia la “sinodalità” come una nuova formula magica e la promuove ad ogni occasione in riferimento al cosiddetto “nuovo magistero (ma non l’esempio) di Francesco”.

Gesù, tuttavia, ha affidato il potere di legare e sciogliere (autorità sacramentale, di governo e di insegnamento) esclusivamente agli apostoli, che a loro volta lo hanno affidato ai loro successori, i vescovi. Il Concilio Vaticano II, quindi, ha mantenuto la struttura gerarchica del Popolo di Dio stabilita da Gesù e ha collocato l’episcopato nella giusta via di mezzo (sub Petro et cum Petro) tra l’assolutismo papale (cfr. Vaticano I) e la partecipazione dei laici (Vaticano II).

Tuttavia, non ha abolito la differenza essenziale e non graduale tra il sacerdozio ministeriale (ordinazione) e il sacerdozio comune (battesimo), ma l’ha piuttosto enfatizzata. Ed è proprio questa differenza che la nuova sinodalità del disegno attuale non vuole rispettare, motivo per cui l’Oriente cristiano non vede alcuna comparabilità di tale sinodalità (come quella attuale di Roma) con la propria tradizione e prassi risalente ai tempi apostolici (i sinodi lì sono un’assemblea esclusiva di vescovi che esercitano la loro autorità in modo vincolante).

Ora, però, la piramide (gerarchia) non solo deve essere capovolta, cosa che il Papa desidera ma non fa, ma viene polverizzata in modo del tutto democratico. Ne è esente l’autorità papale, assoluta, che alla fine può ricavare dalle votazioni sinodali comunque (in modo autorevole e autonomo) ciò che ha voluto fin dall’inizio (insieme ad altri che non potrebbero imporlo senza di essa). I sondaggi servono quindi principalmente per ottenere l’accettazione desiderata e più ampia. A mio avviso, questi sono i fatti. Si tratta di quest’ultimo: la pratica è, dopo tutto, al di sopra dell’idea, secondo il cosiddetto “Magistero di Francesco” (io conosco solo quello della Chiesa).

I processi sono irreversibili, ma solo se non si tiene conto del Signore. Sono destinati a liberare la Chiesa dai suoi vecchi errori (rigidità, dogmatismo e clericalismo). In altre parole: finalmente, sotto questo pontificato, si possono prendere gli spazi su cui si è bramosamente strabordato per lungo tempo (almeno dagli anni ’60, se non di più) in contrasto con la propria affermazione di non aver mai aspirato a questo (innescare processi, non voler prendere spazi). Chi si oppone o è contrario parla troppo poco con lo spirito. E poiché nel 2023 non si riuscirà a raggiungere questo obiettivo con un nuovo tentativo, è necessario farne un altro nel 2024.

Mons. Marian Eleganti (vescovo)

Vescovo svizzero: Papa Francesco sta minando l’insegnamento della Chiesa con pretesti “democratici”

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