Avrete certamente appreso della crudele decisione della Corte d’Appello inglese riguardante la piccola Indi, nonostante l’Italia, attraverso le sue istituzioni, avesse assunto la responsabilità della vicenda e si fosse impegnata a fornire tutte le cure necessarie.
La notizia lascia profondamente sgomenti sotto ogni aspetto, soprattutto considerando che anche dal punto di vista laico la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce il diritto alla vita come un principio fondamentale. Questo principio dovrebbe essere applicato in modo prioritario nei confronti dei minori, sottolineando l’importanza di garantire il diritto alla vita e alla dignità di ogni essere umano, specialmente quando si tratta di individui così vulnerabili come i bambini.
Secondo quanto riportato dalla pubblicazione LifeSiteNews il 10 novembre 2023, la Corte d’Appello inglese ha respinto la richiesta del tutore italiano della piccola Indi Gregory di trasferire il caso di fine vita del bambino di otto mesi a un giudice italiano. Indi, ora cittadina italiana, soffre di una rara malattia mitocondriale, e i suoi genitori speravano che potesse ricevere cure presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
La decisione non solo ha ignorato le nostre suppliche, ma il Lord Justice Peter Jackson ha anche criticato aspramente l’intervento italiano, affermando che non rispecchiava lo spirito della Convenzione dell’Aia per la protezione dei minori. La nuova data per la sospensione delle cure di sostentamento vitale è stata fissata per il 13 novembre, suscitando indignazione nell’opinione pubblica italiana e tra gli attivisti pro-vita.
La Prima Ministra Meloni aveva precedentemente scritto al Lord Cancelliere britannico chiedendo una collaborazione ufficiale per facilitare il trasferimento di Indi a Roma. Va notato che Lord Justice Jackson, coinvolto in altri casi di fine vita, ha respinto richieste simili in passato, generando critiche e controversie riguardo al diritto alla vita e alle decisioni mediche in situazioni delicate. La situazione evidenzia la complessità e la delicatezza delle questioni relative al diritto alla vita e alla cooperazione internazionale nelle decisioni mediche che coinvolgono i minori.
Il padre di Indi, Dean Gregory, ha manifestato il suo disgusto per la decisione unilaterale dei giudici e del Sistema Sanitario Nazionale britannico (NHS).
LifeSiteNews riporta che Pro Vita e Famiglia ha twittato : “L’ostinazione dei giudici britannici nel voler porre fine alla vita di questo piccolo combattente nonostante il parere contrario dei medici dell’Ospedale Bambino Gesù è qualcosa di semplicemente satanico”.
Il padre di Indi, Dean Gregory, ha parlato per sé e per la madre della ragazza quando ha detto : “Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un’altra decisione unilaterale dei giudici e del [NHS] Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato dal modo in cui siamo stati trattati”.
“Claire e io abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi”, ha continuato Gregory. “Ha i diritti umani e volevamo che ricevesse il miglior trattamento possibile. Se il Regno Unito non volesse finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e le cure che lo straordinario Primo Ministro e governo italiano [hanno] offerto?”
“Questo sembra l’ultimo calcio nei denti e non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine.” (…)
Benedetto XVI ha anche sottolineato la necessità di proteggere la vita umana dal concepimento alla morte naturale.
Papa Benedetto XVI ha più volte ribadito che facendo prevalere la sacralità della vita prevale la stessa ragione: “Penso soprattutto alla necessità di un chiaro discernimento sulle questioni che toccano la tutela della dignità umana e il rispetto dell\’inalienabile diritto alla vita, dal momento del concepimento alla morte naturale, e la protezione del diritto di obiezione di coscienza da parte dei sanitari e, di fatto, di tutti i cittadini. La Chiesa insiste sul vincolo indissolubile fra un\’etica di vita e ogni altro aspetto dell\’etica sociale” (fonte).
Inoltre, egli, in più occasioni espresso preoccupazione per le sfide etiche legate alla bioetica e all’inizio e alla fine della vita e ha condannato ogni forma di eutanasia o decisioni che minacciano la vita degli individui vulnerabili. Tutto il magistero della Chiesa sostiene tutto questo.
Principi universali validi sia dal piano della ragione che dal lato religioso
Nel contesto della vicenda di Indi, le affermazioni dei genitori, la strenua battaglia per la vita della bambina e la decisione della giustizia britannica possono essere interpretate come un affronto ai principi cristiani cattolici sulla sacralità della vita e come un’inquietante deviazione medica istituzionale che sembra collocarsi al di sopra della vita umana, anziché al suo servizio. Il rifiuto alla richiesta di trasferire il caso a un giudice italiano e la disponibilità dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ad accogliere e curare Indi appaiono prive di una motivazione giuridica accettabile.
Preghiamo la Madonna per la piccola Indi e e guidi le nostre preghiere a sostegno dei suoi genitori, i quali, con amore e coraggio, hanno cercato e stanno vivendo momenti struggenti. Ci era stato data l’occasione per dimostrarci umani tra tante brutture che la ragion di stato, le ipocrisie e manipolazioni della verità ci hanno messo davanti in questi ultimi anni in un crescendo di miseria e morte. Non è questo il destino dell’uomo e la sua dignità può essere misurata con criteri prevalentemente scientifici.
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