Iran: l’attacco terroristico a Kerman è una false flag degli USA

L‘Iran ha incolpato gli Stati Uniti per l’attacco del 3 gennaio 2024 a Kerman, che ha causato la morte di almeno 84 persone e il ferimento di altre 170 durante la commemorazione della morte di Qasem Soleimani, un eroe nazionale iraniano ucciso nel 2020 in un raid americano su ordine di Trump a Baghdad, mentre era in visita ufficiale in Iraq.

Dubbi sull’attentato rivendicato dall’ISIS

Sebbene l’ISIS abbia rivendicato l’attentato, l’attendibilità di questa affermazione è messa in dubbio, specialmente nel contesto delle attuali tensioni globali che hanno visto un riavvicinamento tra sciiti e sunniti, facilitato anche dal miglioramento delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita, con il sostegno della Cina. In questo scenario, un attacco da parte dell’ISIS sembra incoerente. Inoltre, la risposta sproporzionata di Israele a Gaza, che sembra più una deportazione forzata della popolazione palestinese piuttosto che una rappresaglia contro Hamas, ha contribuito a unire ulteriormente il mondo arabo, mettendo da parte le rivalità storiche. Questo contesto rende plausibile l’ipotesi di un attacco sotto falsa bandiera, rafforzando l’idea, basata su elementi concreti, che gli Stati Uniti abbiano in passato sostenuto l’ISIS per fini strategici in Medio Oriente.

Supporto statunitense all’ISIS: Una non notizia?

La questione del supporto statunitense all’ISIS è in realtà è una non notizia , ma rimane in piedi secondo la narrativa ufficiale, solo grazie ad una massiccia disinformazione in merito. La collaborazione diretta ed indiretta degli Stati Uniti con l’ISIS ha ormai una vasta sequela di fatti di cronaca ben precisi ed indiscutibili a supporto (oltre ad un documento desecretato della  DIA -Defense Intelligence Agency che dice chiaramente che la forza terroristica può servire agli interessi statunitensi in Siria). Basti ricordare che fino al 2015 gli Stati Uniti non sono mai intervenuti incisivamente contro l’ISIS, anche quando essi minacciavano la stessa Bagdad. Si sono molto prodigati invece ad attaccare le forze siriane e filo iraniane che combattono l’ISIS.

Dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore Iraniano

L’agenzia siriana SANA riferisce che il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, generale Mohammad Bagheri, ha affermato che gli Stati Uniti sono coloro che addestrano i gruppi terroristici e forniscono loro supporto di intelligence.

Sempre l’agenzia SANA proseguendo: Nel suo discorso di oggi, Baghery ha detto: “Gli americani praticano l’ipocrisia pubblica, poiché condannano l’attacco terroristico a Kerman ed esprimono le loro condoglianze, ma dietro le quinte sostengono i terroristi, lavorano per conferire loro potere nei media e nella formazione, e li mandano a uccidere il popolo iraniano e altri popoli”.

La connivenza tra USA e ISIS

Il generale iraniano si riferisce alla percezione che l’attentato a Kerman, attribuito all’ISIS, sia in realtà una manovra ingannevole e non genuina. Egli mette in luce la connivenza tra gli Stati Uniti e l’ISIS, sostenendo che ci sono prove dell’utilizzo dell’ISIS da parte degli Stati Uniti per destabilizzare nazioni specifiche. Secondo questa visione, l’ISIS non ha mai attaccato direttamente le forze statunitensi.

Modello storico di utilizzo dei gruppi terroristici da parte degli USA

Il generale non solleva una questione ingannevole ma un modello storico, secondo cui gli USA avrebbero utilizzato gruppi terroristici per contrastare i propri nemici in diverse regioni, come in Afghanistan contro i sovietici, creando al-Qaeda, e successivamente in Iraq, Libia e Siria. Questa affermazione include l’accusa che elementi dell’ISIS siano stati addestrati in basi in Siria, con riferimenti a specifici incidenti, come quello segnalato dall’agenzia SANA il 19 settembre 2021, in cui elicotteri statunitensi avrebbero trasportato militanti dell’ISIS alla loro base di Al-Shaddadi, nella provincia di Hasakeh, nel nord-est della Siria, due gruppi di militanti di 60 persone ciascuno. Lo scopo era di addestrarli contro il governo siriano di Assad.

Continua Operatività dell’ISIS in Siria

In effetti, elementi dell’ISIS in Siria continuano ad operare, specialmente nel raggio di impiego delle basi USA di Deir Ezzor ed al Tanf. Gli unici attacchi significativi che le forze statunitensi hanno fatto negli ultimi anni sono state solo contro le milizie filo-iraniane, quelle stesse milizie che hanno contribuito a sconfiggere l’ISIS in Siria.

Nonostante la formazione di una coalizione internazionale di quasi 100 stati impegnati in Iraq e Siria per combattere l’ISIS, non si sono registrate operazioni di grande rilievo da parte dei contingenti militari americani in Siria negli ultimi anni. Al contrario, numerosi soldati siriani e membri delle milizie alleate hanno perso la vita nel conflitto contro l’ISIS. Queste dinamiche suggeriscono una complessità nella situazione sul campo, dove diversi attori con interessi vari hanno influenzato il corso degli eventi e le strategie militari nella regione.

Riqualificazione degli Ex Membri dell’ISIS

L’ISIS, nonostante le significative perdite subite, continua a mantenere una presenza in alcune aree, in parte grazie alla sua capacità di adattarsi e riorganizzarsi. Secondo alcune fonti, ex membri dell’ISIS sono stati reintegrati in diversi gruppi nella regione, tra cui milizie curde e le Syrian Democratic Forces. Inoltre, ci sono affermazioni che suggeriscono che alcuni di questi ex combattenti siano stati reclutati per operazioni di guerriglia contro il governo di Assad, direttamente o indirettamente supportati dagli Stati Uniti.

“Istruttori americani li hanno addestrati a compiere sabotaggi alle infrastrutture petrolifere e di trasporto, nonché per atti terroristici nei territori controllati dal governo siriano” (lo affermarono a suo tempo uomini di un altro gruppo di disertori di Maghaweer al-Thowra). Oltre ai gruppi ribelli sostenuti dagli Stati Uniti, è noto che ex militanti dell’ISIS sono correntemente ospitati nella tasca di al-Tanf. Sebbene le forze statunitensi non abbiano negato che i militanti dell’ISIS possano essersi infiltrati nei rifugiati , diversi rapporti affermano che i prigionieri dell’ISIS rilasciati dai funzionari curdi sono stati trasportati scientemente  in massa nella base militare statunitense.

Le forze statunitensi in Siria sono state segnalate per aver condotto programmi di ‘riqualificazione’ per ex membri dell’ISIS, con l’obiettivo di integrarli in altri gruppi militanti antigovernativi, come il gruppo “Jaysh al-Ashair”. Questo gruppo è stato utilizzato per operazioni di guerriglia contro le forze governative siriane nel nord-est del paese. Tra gli ex combattenti dell’ISIS coinvolti in questi programmi, molti sono cittadini iracheni, ma ci sono anche cittadini dell’Arabia Saudita e della Tunisia.

Queste informazioni – qui solo accennate – riflettono la complessità e la fluidità delle alleanze e delle identità dei gruppi militanti nella regione, dove le linee di conflitto e le alleanze possono cambiare rapidamente in risposta alle dinamiche politiche e militari.

La Percezione della Campagna contro Daesh (ISIS)

In conclusione, la campagna contro Daesh (ISIS) è stata giustamente percepita da alcuni come una mera facciata. In particolare, si sostiene che gli Stati Uniti e alcuni paesi occidentali abbiano agito in modo contraddittorio rispetto all’obiettivo dichiarato di sconfiggere il terrorismo. Un esempio di ciò è l’opposizione alle milizie iraniane in Siria, che hanno avuto un ruolo significativo nella lotta contro l’ISIS.

Durante il conflitto in Siria, che ha visto coinvolte le potenze occidentali e le monarchie sunnite del Golfo, si è parlato dell’operazione Timber Sycamore, gestita dai servizi segreti americani e sauditi. Questa operazione aveva lo scopo di fornire armi e finanziamenti ai cosiddetti ribelli “moderati”. Tuttavia, si è sostenuto che parte di questo materiale sia finito, volontariamente o meno, nelle mani di gruppi terroristici.

In realtà è proprio la presenza Usa a impedire – opportunisticamente – la sconfitta definitiva dell’Isis, come pure a ritardare lo scioglimento delle unità siro-iraniane e quindi “il ritiro iraniano” dalla Siria. Il rinnovato utilizzo in Iran dimostra solo ancora una volta questo.

Queste dinamiche sono state poco evidenziate dai media mainstream, come evidenziato dalla critica verso alcuni organi di stampa che, pur esprimendo giusta indignazione per gli eventi a Gaza, hanno ignorato situazioni simili in Siria.

Insomma tutto alla luce del sole. Se le notizie non circolano , dovete ringraziare i nostri media, come Repubblica, i cui giornalisti oggi si strappano le vesti (giustamente) per Gaza, ma ieri hanno chiuso tutti e due gli occhi per la stessa cosa che è avvenuta in Siria.

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