Ma in che mondo ci stanno portando?

Verso quale realtà ci vogliono portare? Non è una realtà desiderabile. Ecco una panoramica critica per chiunque si sia distaccato dal flusso continuo delle notizie, per chi abbia perso di vista la complessità degli eventi attuali o per chi, fino a questo momento, sia rimasto in disparte, vivendo quasi in automazione:

Fonte: Marcello Veneziani

Ma in che mondo ci stanno portando? Dunque ricapitoliamo la situazione per chi si fosse distratto, avesse perso il filo complessivo della situazione o si fosse messo in contatto con il mondo solo adesso, dopo aver vissuto da automa. Stando a quel che abbiamo appreso in questi giorni, noi dovremmo scendere in guerra con Putin, chiudere un occhio sugli eccidi di Gaza perché non sono un genocidio, interrompere ogni tentativo di arginare i flussi migratori, non celebrare le nostre feste religiose ma solo il ramadam, inserire nella Costituzione non più il diritto alla vita ma il diritto ad abortire, seguire le prescrizioni woke nelle scuole, nelle università, sui social, in famiglia e nelle relazioni pubbliche e private, ovunque.

A suggerirci questo catechismo non sono isolati maestrini che si sono bevuti il cervello, ma nell’ordine i vertici dell’Unione europea e di alcuni suoi governi nazionali, come la Francia; gli Stati Uniti, intesi sia come superpotenza e apparato militare che come mecca dell’ideologia woke, della cancel culture e del politically correct; e poi le fabbriche mediatiche di opinione pubblica, locale e occidentale, scuole e Università sparse in Italia e in tutto l’Occidente, e infine il personale di bordo della sinistra. La ricaduta reale di questo degrado è sotto gli occhi di tutti: andate a vedere come è ridotta la capitale d’Europa, Bruxelles, per capire che alle parole seguono i misfatti, il degrado urbano, la decadenza civile si fa vita quotidiana.

Viviamo in un corso intensivo e accelerato di imbecillità globale col rilascio finale di una patente che ti fornisce tutti gli alibi e tutti gli elementi per il suicidio finale della nostra civiltà e di noi stessi; preceduto dal suicidio della propria identità, storia e tradizione.

Le regole elementari del vivere, l’istinto di autoconservazione e di sopravvivenza, il riconoscimento della realtà e dei nostri limiti, la difesa della propria identità, dignità e libertà di pensiero critico, e tutto ciò che salva la vita e l’intelligenza, vengono violate, calpestate, bandite ogni giorno, in alto e in basso. In più, non riusciamo a vedere le cose nel loro insieme e nell’effetto combinato disposto che producono quando vanno a sommarsi; non riusciamo che a vederle un pezzo alla volta, a sé stante, in modo isolato e frammentario; e ogni cosa così slegata dal resto e dal contesto, perde la sua carica negativa che si moltiplica combinandosi alle altre.

Cosa volete che sia una dichiarazione pubblica guerrafondaia, cosa volete che sia la voce aborto entrata nella Costituzione in Francia, cosa volete che sia un giorno a scuola saltato in una scuola frequentata da molti ragazzi di famiglia islamica; cosa volete che sia la censura a quel genitore, a quel docente, a quel calciatore, a quel tale? Episodi locali, circoscritti.

Basterebbe usare il buon senso nelle piccole cose e il senso della realtà nelle grandi. A proposito del primo, per esempio, non sarebbe stato più facile proseguire le lezioni a scuole ed esonerare dalla lezione coloro che per motivi religiosi intendono osservare in quel giorno il riposo, piuttosto che adeguare la scuola intera all’islam? Non si trattava nemmeno di negare loro il diritto alla loro festa ma di non subordinare la nostra scuola al loro credo.

Non sarebbe stato più semplice dissentire dalla citazione di David Hume del professor Spartaco Pupo, spiegandone le ragioni, anziché usare il potere di censura e proporre assurde punizioni giacobine con effetto immediato sulla sua carriera e reputazione? E ancora, non sarebbe più intelligente separare la rivendicazione della verità sul processo Regeni dai rapporti complessivi tra stati, e dall’opportunità di arginare il fenomeno immigrazione irregolare?

Non sarebbe senso della realtà e onesto giudizio critico riconoscere che la Russia di Putin è una falsa democrazia ma con vero consenso di popolo, riconoscere che nonostante la nostra propaganda, Putin sta vincendo in Ucraina e ammettere che trattiamo da sempre con regimi autocratici, dispotici, totalitari e dobbiamo fare i conti con colossi come la Cina, che non è certo una democrazia liberale? Perché scandalizzarsi e gridare al tradimento dell’occidente per chi, come Salvini, ha osato dire queste cose?

Ci chiediamo dove porterà questa escalation di dichiarazioni bellicose, questa assenza di volontà negoziale, auspicata vanamente pure dal Papa? Ci rendiamo conto che stiamo raggiungendo il punto di non ritorno in questa folle spirale di guerra? Siamo consapevoli che l’Occidente oggi non può più dare le carte al mondo, stabilire il giusto e il torto, ma è un soggetto tra gli altri, e ci sono vaste aree geografiche, forti potenze mondiali, che non sono allineate ai nostri codici?

E dove porterà all’interno della nostra società, questo continuo, permanente bigottismo censore e punitivo di tutto ciò che concerne le relazioni tra uomo e donna, i ruoli di genitori e figli, i linguaggi della vita e delle comunicazioni, la memoria storica e la difesa delle nostre eredità?

Ma che materia hanno nel loro cervello (un sospetto ce l’avrei) quei docenti inquisitori che in virtù del loro codice ideologico di condotta dell’ateneo, intimano a un collega di rimuovere un post in cui è riportata la citazione di un filosofo empirista del ‘700, ridotto oggi a fautore del “patriarcato” e nemico del femminismo; da cui il docente, suo traduttore, avrebbe dovuto prendere le distanze?

Ripeto, ogni singolo episodio in sé non vale nulla, è un trascurabile dettaglio, non può suscitare allarme, semmai ironia, una battuta e via. Ma l’addensarsi e il moltiplicarsi di questi episodi producono un clima e concorrono a mutare un modo di pensare e infine un mondo, soprattutto se poi questi micro-comportamenti si incontrano con i macro-comportamenti degli stati e dei loro capi, fino alla mobilitazione delle leggi e delle forze al servizio di questi deliri. Urge una calmata, un freno critico, un filtro dell’intelligenza; ma soprattutto urgono forze sovrane in grado di contrastare la marcia dell’imbecillità verso l’autodistruzione di massa.

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