Via libera ad attacchi con armi NATO in territorio russo, faccio una serie di considerazioni…

Oggi i principali giornali italiani riportano che la maggior parte dei paesi occidentali hanno dato via libera all’Ucraina per attacchi con missili di lunga gittata in territorio russo. L’obiettivo è colpire le artiglierie e i sistemi d’arma russi che operano in profondità nel territorio russo.

Su questo punto, vorrei fare una prima osservazione: se si attaccano le infrastrutture militari russe e la logistica in territorio russo, bisogna considerare che le infrastrutture logistiche ucraine sono principalmente non in Ucraina ma in Polonia e Romania, quindi dislocate in paesi NATO. È da questi paesi che la macchina bellica ucraina viene rifornita. Assumendo questa logica, la Russia avrebbe il diritto di colpire questi paesi per interrompere i rifornimenti, l’addestramento e la logistica ucraina. Si tratterebbe di par condicio…

Ma se la Russia decidesse di farlo, è molto probabile che la NATO dichiarerebbe che si tratta di un’aggressione contro i suoi membri. Immaginatevi cosa potrebbe succedere in quel caso.

Inoltre, come è successo finora, l’utilizzo di sistemi d’arma che colpiscono il territorio russo è destinato a intensificarsi. Bisogna considerare che, dal 2014, le truppe ucraine hanno colpito la regione del Donbass senza distinguere tra obiettivi civili e militari, seguendo la logica della guerra “shock and awe” americana utilizzata in Iraq (colpisci e terrorizza), dove la disperazione della popolazione dovrebbe fiaccare le truppe nemiche al fronte. Tuttavia, non si tratta solo del Donbass: anche città russe come Belgorod vengono colpite con missili Grad, Vampire o bombe a grappolo. Questi tipi di armi non sono progettati per tiri mirati, ma per distruggere personale, senza distinzione tra civili e militari.

Continuare a nascondere la realtà dei fatti

Ovviamente, tutto ciò è possibile solo nascondendo la realtà dei fatti. Un esempio eclatante è il portavoce della Casa Bianca, Sullivan, che ieri ha dichiarato in conferenza stampa che nella città russa di Belgorod non ci sono civili, ma solo militari, quindi non esiste un problema umanitario nei bombardamenti. Naturalmente, questa è una palese menzogna. I video di questi giorni mostrano chiaramente traffico civile e persone impegnate nelle loro attività quotidiane. A questo proposito, è anche per questo motivo che la Russia ha dovuto allargare il fronte verso Kherson: serviva una zona cuscinetto per proteggere Belgorod.

Quindi le decisioni attuali sono solo per intensificare l’utilizzo di questa pratica.

Continuando su questa strada, parlando per paradosso, la nostra leadership occidentale potrebbe arrivare a sostenere che un aereo americano con un pilota americano che decolla da una base in un paese NATO e abbatte un missile russo non rappresenta l’entrata in guerra degli Stati Uniti, poiché non uccide un pilota russo. Ovviamente, questa è una sciocchezza, perché già allo stato attuale la situazione corrisponde a una guerra diretta. È come se alcuni paesi occidentali fornissero armi e specialisti ad Hamas (mi si perdoni il paragone, ma è per chiarire il concetto).

La direzione intrapresa è entrare in guerra direttamente

Ciò che sta accadendo in queste ore è una vera e propria entrata in guerra. Una copertura dagli attacchi missilistici dei lanciatori ucraini, come pure attacchi con armi occidentali a lunga gittata in territorio russo o l’utilizzo di F16 occidentali con missili occidentali, equivale a una guerra diretta. È come se i paesi occidentali che hanno autorizzato l’uso delle armi a lungo raggio stessero bombardando Belgorod e altri luoghi in Russia.

È anche una propaganda assurda sostenere che se Putin non viene sconfitto in Ucraina, conquisterà la Polonia, la Romania, e arriverà fino alla California: non c’è base per tali fantasie.

Se il governo ucraino non riesce a sconfiggere la Russia da solo, non ha il diritto di far combattere gli eserciti di altri paesi al suo posto. Il governo dell’Ucraina ha il dovere verso il popolo ucraino di raggiungere un accordo con la Russia che sia funzionale e di non mandare i suoi cittadini al massacro fino all’ultimo ucraino.

Rifiuto di accettare una soluzione inevitabile

Le condizioni di un accordo probabilmente includeranno garanzie di neutralità (non ingresso nella NATO e nessun tentativo di creare basi NATO in Ucraina sotto il pretesto di centri di addestramento) e perdita di territorio.

Sono anche contrario a fornire all’Ucraina armi per impadronirsi della Crimea, poiché il governo ucraino potrebbe opprimere i crimeani imponendo la lingua ucraina e minacciando di vendicarsi contro i ‘traditori’ e collaborazionisti. Questo non è un comportamento democratico, ma autoritario. L’attuale governo ucraino ha iniziato con l’abolizione della legge sulle lingue regionali durante il colpo di stato del 2014, e i vari governi ucraini hanno proseguito su questa linea, andando anche oltre, come il far scomparire i libri in lingua russa dalle biblioteche o imponendo censure e restrizioni alla chiesa ortodossa russa, con sequestri e imprigionamenti di sacerdoti.

Gli Stati Uniti sono più ragionevoli rispetto alla Gran Bretagna ed alla UE

La UE si tuffa più decisamente degli Stati Uniti in una avventura senza ritorno

Come riferisce Malek Dudadov su Saker Italia (e come ho riportato in un precedente articolo pubblicato ieri “gli USA denunciano la corruzione in Ucraina”), “la Casa Bianca ha iniziato a prendere le distanze da Zelensky alla luce degli attuali fallimenti dell’Ucraina al fronte. Gli apparatchik di Biden stanno criticando sempre più la squadra di Zelensky in vari ambiti: dalla corruzione, con il furto delle trincee, ai fallimenti della strategia militare.

Il Pentagono chiede a Kiev di intensificare la mobilitazione e di portare tutti al fronte. Con le loro difficoltà sul campo, gli ucraini si stanno concentrando su attacchi contro obiettivi nel profondo della Russia e chiedono più missili a lungo raggio, nonostante le riserve vengano esaurite da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.

Zelensky ha già criticato direttamente Biden per il suo rifiuto di partecipare al vertice in Svizzera, definendolo un regalo per la Russia. Nemmeno Kamala Harris sarà presente. Gli Stati Uniti saranno rappresentati da Jake Sullivan, il cui progetto ora sembra fallire completamente.

Il Dipartimento di Stato è insoddisfatto degli ultimi licenziamenti a Kiev, comprese le dimissioni del ministro delle Infrastrutture e della ‘ricostruzione postbellica’ Kubrakov, considerato un protetto degli Stati Uniti. La recente visita di Blinken a Kiev non ha avuto molto impatto. Gli americani hanno richiesto la nomina di Oksana Markarova come nuovo primo ministro dell’Ucraina, ma non hanno ottenuto nemmeno questo. Zelensky e il suo team continuano a concentrarsi sulla lobby britannica (…).”

Va notato che questa valutazione, sebbene vera, deve essere letta tenendo presente che si tratta degli Stati Uniti, un paese in cui la politica estera può cambiare repentinamente e spesso in modo contraddittorio.