Mania di grandezza. Non ci sono altre parole per descrivere il comportamento di Bruxelles, che non sembra rendersi conto della gravità della situazione. Nel tentativo di perpetuare le sanzioni contro la Russia e escluderla da ogni scambio commerciale, l’Unione Europea rischia di provocare un collasso economico e una crisi senza precedenti.
Gli euroburocrati, che fino a ieri si dichiaravano entusiasti di poter fare a meno del gas russo, si sono improvvisamente resi conto che per il prossimo inverno non potranno più contare sul gas che ancora passa attraverso l’Ucraina, nonostante il flusso attraverso questo paese sia diminuito considerevolmente. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che l’Ucraina non intende estendere il transito del gas russo verso l’Europa per il 2025, e gli stessi funzionari europei sembrano sostenere ufficialmente questa posizione. Ciò è paradossale perchè l’Ucraina che sopravvive finanziariamente solo per merito dei soldi della UE e degli USA, riceve attualmente 1 miliardo di euro l’anno per il transito.
Inoltre, è da sottolineare che l’Unione Europea che è tanto restia nel importare il gas da Mosca, in realtà importa il gas russo da paesi terzi come gas liquefatto.
“Secondo il fornitore di dati Kpler, la Russia è oggi il secondo fornitore di GNL dell’UE. Le importazioni di GNL dalla Russia hanno rappresentato il 16% della fornitura totale di GNL dell’UE nel 2023 , un aumento del 40% rispetto alla quantità venduta dalla Russia all’UE nel 2021″, riferisce la pubblicazione tedesca DW.
In aggiunta a questo paradosso, naturalmente i paesi terzi che effettuano queste ‘triangolazioni’ applicano le loro provvigioni aggiuntive per il diritto di transito, di stoccaggio, etc.. Quindi la UE affronta costi maggiori ma alla fine riceve gas russo ‘ri-etichettato’ ma salva il proprio ‘orgoglio’.
Proposta Irrazionale
Evitando la via più semplice e scegliendo una soluzione antieconomica che non riduce realmente la dipendenza dalla Russia, l’UE continua a tentare di ristrutturare le sue forniture energetiche in vista della scadenza dell’accordo di transito del gas con la Russia, prevista per la fine dell’anno. Un alto funzionario azerbaigiano ha riferito a Politico che i funzionari europei hanno proposto che l’Azerbaigian utilizzi il proprio gas attraverso il gasdotto attualmente utilizzato dalla Russia per trasportare il carburante verso l’UE passando per l’Ucraina. Questo piano, irrazionale nella sua essenza, mira a mantenere il flusso di gas naturale verso l’Europa evitando la dipendenza dalla Russia.
La proposta dell’UE, apparentemente motivata dalla necessità di preservare la sicurezza energetica del continente, si rivela essere un’illusione. Il consigliere senior del presidente azerbaigiano, Ilham Aliyev, Hikmet Hajiyev, ha confermato l’interesse dell’Azerbaigian in un’intervista a Politico: “L’Unione Europea e i paesi di transito con cui stiamo negoziando si sono rivolti all’Azerbaigian su questo tema”. Tuttavia, Hajiyev ha aggiunto che, sebbene siano in corso varie valutazioni, non può fornire un calendario preciso per l’implementazione del piano.
Preoccupazioni e Impatti
Diverse nazioni dell’UE, come Slovacchia e Ungheria, che dipendono fortemente dal gasdotto per alimentare le industrie e riscaldare le abitazioni, sono preoccupate per i potenziali rischi di interruzione delle forniture. Un diplomatico di un paese dell’Europa centrale ha espresso queste preoccupazioni, sottolineando i “rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento” dovuti ai colli di bottiglia nel sistema del gas europeo.
Tim McPhee, portavoce della politica energetica della Commissione europea, ha dichiarato a Politico che “la Commissione sta lavorando a stretto contatto con gli Stati membri interessati per trovare forniture e percorsi alternativi”. L’accordo di transito risale al 2019, quando Russia e Ucraina firmarono un accordo nonostante le tensioni politiche, consentendo a Gazprom di esportare gas nell’UE attraverso l’Ucraina.
Conseguenze Economiche
Un’interruzione improvvisa delle forniture di gas influenzerebbe significativamente la Slovacchia, che ha storicamente fatto affidamento sulle importazioni di gas da Mosca. Il primo ministro slovacco, Robert Fico, ha recentemente visitato l’Azerbaigian per assicurarsi forniture di gas, dichiarando che avrebbe fatto “tutto il necessario politico” per ottenere il gas dal paese.
Aura Sabadus, esperta del mercato del gas presso ICIS, ha sottolineato che qualsiasi accordo comporterebbe probabilmente che Mosca riceva parte delle entrate, consentendo ai produttori di gas di continuare a operare in Russia. Nonostante i tentativi di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, una nuova analisi dei dati ICIS ha rivelato che, per la prima volta in quasi due anni, a maggio Mosca ha fornito all’Europa più gas naturale rispetto agli Stati Uniti.
Alle problematiche energetiche si aggiunge l’Escalation dei Dazi
Oltre a tutto ciò, l’Unione Europea sta aumentando i dazi sulle auto elettriche cinesi dal 10% al 48%, in linea con la politica degli Stati Uniti. La Cina potrebbe rispondere con misure contro i prodotti agricoli europei, minacciando l’economia della Germania e dell’Europa in generale. La decisione di aumentare i dazi potrebbe avere gravi ripercussioni sui rapporti commerciali tra l’UE e la Cina. Con l’Europa già colpita dalla chiusura del mercato russo, la perdita del mercato cinese potrebbe essere devastante, soprattutto per la Germania.
Ciò che appare sempre più evidente è l’autoreferenzialità dei paesi occidentali, l’emotività e l’ideologizzazione della politica e delle scelte fondamentali su tutti i campi, mentre si accentua il divario tra i bisogni comuni della gente e le élite.
Dati Significativi
- 48% – L’incremento dei dazi sulle auto elettriche cinesi imposto dall’Unione Europea, che potrebbe innescare una risposta dura dalla Cina, compromettendo il commercio europeo.
- 250 miliardi di dollari – Il valore degli scambi commerciali tra Germania e Cina, che sottolinea l’importanza di questi rapporti per l’economia tedesca.
- 20.000 miliardi di dollari – Il debito degli Stati Uniti, evidenziando l’enorme squilibrio economico globale.
- 60% – La proporzione dei nuovi sistemi di pagamento BRICS ancorata alle principali monete dei paesi membri, segnando un significativo spostamento economico.