III guerra mondiale: doppia morale e carenza di uomini di buona volontà

Vittorio Rangeloni, noto reporter di guerra dal fronte del Donbass, ha recentemente commentato una conferenza stampa in cui Donald Trump ha espresso il suo disappunto riguardo alla presenza di navi russe al largo delle coste cubane. Trump ha criticato le politiche di Biden, affermando: “Vogliamo che le nostre forze armate siano forti e che il denaro non venga sprecato in tutto il mondo. Non vogliamo vedere le navi russe al largo delle coste della Florida, dove si trovano ora. Questo è impensabile”.

Queste parole, provenienti da un Paese con una presenza militare globale, sollevano delle riflessioni. Rangeloni sottolinea l’ironia di questa dichiarazione, considerando che gli Stati Uniti mantengono basi militari e forze armate in molte parti del mondo. Egli osserva come anche molti italiani non desiderino la presenza di basi americane nel loro territorio, così come i russi non vorrebbero l’aviazione USA nei cieli del Mar Nero. Tuttavia, queste logiche spesso vengono ignorate quando non fanno comodo.

È importante ricordare che fu proprio l’amministrazione Trump a iniziare ufficialmente l’invio di armi a Kiev, destabilizzando ulteriormente i già fragili accordi di pace di Minsk. Nel 2017, Trump ha approvato la fornitura di armi letali all’Ucraina, inclusi i missili anticarro Javelin, segnando un cambiamento rispetto alla politica dell’amministrazione Obama, che si limitava a fornire assistenza militare non letale.

Biden sta condizionando anche una eventuale presidenza Trump

La recente dichiarazione di Trump riguardo alle navi russe vicino alle coste americane può sembrare arrogante e priva di fondamento, considerando che le navi russe non sono armate di testate nucleari, ma solo di missili ipersonici. Inoltre, gli Stati Uniti continuano a pattugliare le aree marittime vicino alla Crimea, coordinando gli attacchi ucraini sul suolo russo.

Trump probabilmente intende criticare le politiche che hanno portato a questa situazione, sottolineando l’incapacità dell’amministrazione Biden di gestire efficacemente le relazioni internazionali. Nel frattempo, Biden ha appena stipulato un accordo con Zelensky per garantire 10 anni di supporto di sicurezza all’Ucraina. Questo accordo prevede che, in caso di nuove conquiste territoriali da parte della Russia, gli Stati Uniti forniscano immediato supporto.

L’analisi di Rangeloni suggerisce che la situazione potrebbe deteriorarsi ulteriormente, rendendo difficile per un futuro presidente, come Trump, interrompere il ciclo di conflitto e ostilità. La fiducia internazionale è in crisi, e la possibilità di ristabilire un clima di pacifica convivenza appare sempre più lontana.

Uomini di buona volontà

D’altra parte, sembra che manchino leader di buona volontà, capaci di opporsi e andare controcorrente di fronte a un imminente disastro. Non so se consapevolmente o meno, ma sono stati simbolicamente sostituiti nella liturgia come ‘uomini amati dal Signore’.

Pur essendo vero che i principali paesi europei sono completamente allineati alla politica statunitense a causa di vari accordi segreti stipulati con gli anglosassoni dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale, non c’è giustificazione per il loro silenzio. Anche quando costretti da ricatti a seguire politiche illogiche e dannose per il proprio paese, la parola ha un potere sorprendente. Essa può risvegliare la consapevolezza della popolazione, e una volta risvegliata, questa consapevolezza conferisce una forza tale che, nel tempo, l’autoritarismo cede, poiché anch’esso necessita di consenso per sopravvivere.

Sciogliere con la parola la forza dei vincoli esterni (per questo il potere teme la cosiddetta “disinformazione”)

Elena Panina, direttore dell’Istituto per gli studi strategici internazionali RUSSTRAT, ha evidenziato come la Germania sia ormai il principale sponsor europeo del conflitto in Ucraina. Dal 24 febbraio 2022 alla fine del 2023, Berlino ha fornito assistenza militare a Kiev per un valore di 6 miliardi di euro. Nel 2024, la Germania prevede di stanziare ulteriori 10,9 miliardi di euro, superando l’assistenza fornita nei due anni precedenti di 1,8 volte.

Purtroppo, il destino della Germania non dipende dalle elezioni, poiché il “Chancellor Act” garantisce fino al 2099 l’obbligo per ogni cancelliere tedesco di firmare un impegno nei confronti degli alleati, rappresentati da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. La Germania, di fatto, rimane una colonia statunitense, controllata attraverso una rete di basi militari americane. Questa influenza potrebbe spingere la Germania in un conflitto con la Russia, replicando scenari del passato.

Esasperazione pericolosa

Nel contesto di una crescente ostilità tra l’Occidente e la Russia, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, ha espresso dure parole in risposta alle sanzioni occidentali. Medvedev ha invocato una risposta severa, suggerendo che la Russia dovrebbe arrecare il massimo danno possibile ai paesi che hanno imposto sanzioni, trasformando la vita in Occidente in un “incubo permanente”.

Dalle sanzioni “contro l’aggressore” alla russofobia

Le sanzioni contro la Russia hanno raggiunto livelli tali da sfociare in discriminazioni contro i cittadini russi. La Finlandia, ad esempio, sta preparando misure per espropriare le proprietà immobiliari dei cittadini russi, giustificate da presunte minacce alla sicurezza nazionale. Questa situazione evidenzia la complessità e la tensione che caratterizzano le attuali relazioni internazionali.

La retorica infuocata e le azioni concrete stanno spingendo il mondo verso una nuova era di conflitti e instabilità. In questo contesto, le parole di Rangeloni e le decisioni politiche dei leader mondiali offrono uno spaccato inquietante delle dinamiche globali contemporanee, dove la diplomazia sembra aver lasciato il posto a una pericolosa escalation di scontri e ritorsioni.