Quel vizio di dare le pagelline basate su luoghi comuni inconcludenti
Giorgia Meloni ha compiuto un gesto assolutamente dignitoso nei confronti del suo paese nel votare contro la rielezione di Ursula von der Leyen. Eppure, le forze del caos si sono scatenate contro questa sua decisione. Sono le stesse forze che erano a favore del MES e di qualsiasi cessione di sovranità del nostro paese a favore del centralismo europeista che si sta trasformando sempre più in una soffocante dittatura omologante.
Prendiamo come spunto un articolo del Riformista per esaminare questa tendenza. L’articolo “È peggio di un crimine, è un errore: altro che svolta, Meloni sbanda in Europa con il ‘no’ a von der Leyen” rappresenta un esempio significativo di questo punto di vista. Lo troviamo, infatti, diffuso in modo prominente anche sul sito delle news di MSN.
L’articolo del Riformista esprime un punto di vista fortemente critico nei confronti della decisione di Fratelli d’Italia (FdI) di opporsi alla ricandidatura di Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione Europea. Questa presa di posizione è stata definita “goffa nella sua gestazione e argomentata ex-post come peggio non si poteva,” concludendo che l’Italia è passata da essere un fondatore influente dell’Unione Europea a un “rissoso e inconcludente condomino di serie B dell’Unione”. Tuttavia, questa critica è discutibile e rappresenta una visione statica e obsoleta dell’UE e della sua politica.
Il Riformista sembra aggrapparsi a una visione dell’Unione Europea immutabile, nonostante sia manifesto la incapacità della sua leadership di evolversi e adattarsi alle nuove sfide attuali. Questa prospettiva non riconosce la necessità di rivedere e riformare un’istituzione che, con il programma della von der Leyen, si sta orientando verso una militarizzazione dell’Europa, con un unico ministero della difesa europeo, un esercito comune ed un aumento della censura politica. Questa direzione, che perpetua la guerra in Ucraina e una nuova guerra fredda con la Russia, sconfessa i principi fondanti dell’Unione Europea: costruire unità e pace tra i paesi europei per evitare tragedie come la Seconda Guerra Mondiale.
Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’UE, affermava: “L’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per quelle crisi.” Questo significa che l’UE deve evolversi attraverso le crisi, non restare ancorata a vecchi paradigmi. Meloni, in quanto leader nazionale, ha giurato fedeltà alla sua nazione e ai suoi cittadini, non a un’elite globale. Sostenere che seguire le pulsioni della base sia deleterio per la leadership politica dimostra un’incomprensione della vera democrazia, dove i leader dovrebbero rispondere alle esigenze e alle preoccupazioni dei loro elettori.
L’argomento che Meloni non avrebbe potuto lasciare a Salvini la bandiera dell’opposizione alla UE e che non vi sia un rapporto stringente tra il voto e le prossime nomine dei commissari è un tentativo superficiale di giustificare un’adesione incondizionata a un’Unione Europea che sembra sempre più sorda ai bisogni delle nazioni e dei loro popoli.
Infine, affermare che “l’ok dei Verdi ha reso impossibile il nostro sì a von der Leyen” non è altro che un’ammissione della sconfitta tattica, non strategica, della decisione di FdI. Nonostante la coerenza evocata da Meloni nella sua dichiarazione di fine giornata è vista dal Riformista come un tentativo vano di nobilitare un fallimento politico.
In definitiva, il Riformista sembra non comprendere che Meloni non ha commesso un errore politico, ma ha preso una decisione basata su principi e convinzioni profonde. Rispettare la sovranità nazionale, le tradizioni e le specificità culturali dei popoli europei dovrebbe essere al centro del progetto europeo, e non la subordinazione a un potere centralizzato e globale. La verità, in tutti i suoi aspetti, ha un peso fondamentale e, nel lungo periodo, può fare la differenza nella geopolitica e nell’economia. Le alchimie e le decostruzioni mentali non possono prevalere su qualcosa che rispetta le leggi spirituali e non quelle meschine evocate dal Riformista.
Meloni ha dimostrato di non voler cedere alla stretta rigorosa e centralizzata sulla libertà di informazione preannunciata dalla von der Leyen. Difendere la sovranità del proprio paese e la libertà di informazione sono valori fondamentali che non dovrebbero mai essere compromessi in nome di un’unità europea che tradisce i suoi stessi principi fondatori.