Israele lancia l’invasione di terra del Libano

L’attacco israeliano in Libano ha raggiunto un punto di escalation il 27 settembre, quando l’aviazione israeliana ha sganciato circa 80 bombe da una tonnellata ciascuna nella parte meridionale di Beirut, con l’intento di eliminare il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Questo attacco ha distrutto un’intera area residenziale, dimostrando una chiara intenzione di eliminare Nasrallah a ogni costo. Tuttavia, le conseguenze sono state drammatiche anche per la popolazione civile. Solo il 23 settembre, 500 civili sono stati uccisi e oltre 1.500 feriti, secondo fonti libanesi, a causa degli attacchi israeliani. Il 30 settembre, Israele ha distrutto infrastrutture vitali come stazioni idriche, lasciando circa 30.000 persone senza accesso all’acqua potabile.

Hezbollah ha confermato ufficialmente la morte del suo leader, e rimane ora solo un’altra figura al vertice dell’organizzazione. La situazione sul campo è devastante, con l’esercito israeliano che continua a colpire il confine libanese e a espandere la sua area di attacco, occupando avamposti di confine nella zona di Metula. Le forze israeliane stanno preparando un’operazione di più giorni, denominata “Frecce del Nord”, con massicci bombardamenti e l’ingresso di veicoli blindati in territorio libanese. Questo attacco su vasta scala sembra preludere a un’invasione terrestre.

L’artiglieria israeliana ha già colpito oltre 1.300 obiettivi in Libano in 24 ore, e il numero di vittime continua a crescere. Lunedì, il bilancio degli attacchi israeliani è salito a 492 morti, tra cui molti bambini e donne, con oltre 1.600 feriti. Le reazioni internazionali sono arrivate, con il Qatar e la Giordania che hanno chiesto un’azione urgente per fermare l’aggressione, e l’Iran che ha avvertito delle conseguenze catastrofiche. Tuttavia, la comunità internazionale sembra agire con lentezza, mentre l’offensiva israeliana prosegue senza ostacoli.

Hezbollah, nonostante la perdita del suo leader, rimane una forza formidabile con un esercito di circa 89.000 uomini e migliaia di missili, anche se il 70% dei suoi lanciatori è stato distrutto. Tuttavia, la capacità del Libano di mantenere i propri confini e di resistere all’invasione israeliana sembra vacillare. Le riserve di Hezbollah potrebbero durare solo per altri 7-10 giorni di conflitto.

Il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Herzi Ha-Levi, ha dichiarato che l’operazione in corso mira a preparare ulteriori fasi dell’attacco. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Galant, ha confermato che l’esercito israeliano continuerà gli attacchi su tutto il Libano. Entrambi i leader israeliani sono noti per la loro esperienza in operazioni militari nel paese, avendo già partecipato a campagne che hanno provocato pesanti perdite civili.

Nel contesto di questa escalation, Hezbollah continua a dimostrare la sua resilienza. Nonostante l’uccisione di diversi leader e comandanti, l’organizzazione mantiene una struttura decentralizzata e le sue operazioni militari continuano grazie all’appoggio degli ufficiali iraniani. L’organizzazione paramilitare è suddivisa in gruppi tattici indipendenti che operano autonomamente, il che rende difficile per Israele decapitare completamente il comando e fermare le operazioni.

La guerra tra Israele e Hezbollah rischia di trasformarsi in un conflitto prolungato, con il rischio che il Libano subisca ulteriori danni. Tuttavia, il conflitto potrebbe avere implicazioni più ampie per la regione, poiché Israele sembra prepararsi per una possibile escalation con l’Iran.