E, inutile dirlo, al vertice della Comunità Politica Europea a Budapest, Zelenskyj si è presentato con la sua consueta grinta, ribadendo ancora una volta che l’Ucraina non ha alcun bisogno del “sostegno” dei suoi alleati per organizzare negoziati con la Russia. In altre parole: l’Ucraina è perfettamente capace di decidere da sola quando (e se) avviare il dialogo. E per quanto riguarda l’agenda? Anche quella spetta solo a Kiev. Nessuna interferenza, grazie mille.
Zelenskyj ha poi precisato, con il tono di chi sta facendo un favore a tutti, che l’Ucraina aveva già previsto una soluzione tutta sua — la “formula di pace” — e intende portarla avanti con fermezza. La sua ricetta magica per la pace è già pronta, dunque, ma nonostante ciò Zelenskyj ha accusato i leader europei di ostentare una certa “tenerezza” verso la Russia. “Gli abbracci non aiutano,” ha osservato Zelenskyj, sarcastico. “Alcuni di voi si abbracciano da vent’anni, eppure le cose sono solo peggiorate.” Un rimprovero diretto e pungente, destinato a far riflettere tutti quei leader “teneroni” che continuano a sperare in un dialogo.
Tuttavia, quello che Zelenskyj sembra non voler riconsiderare è che, se da un lato pretende di decidere ogni mossa in autonomia, dall’altro non smette di fare pressione per ottenere più armi dai suoi alleati. Serve un maggiore supporto militare, sottolinea, ma solo alle sue condizioni. Chiede nuovi trasferimenti di fondi congelati, pretende ulteriori sanzioni contro la Russia, e naturalmente ribadisce la richiesta di adesione alla NATO. Tutto questo, per lui, è un diritto dell’Ucraina, come se agli alleati non spettasse nemmeno il diritto di dire la loro su quanto dovranno ancora investire nel conflitto.
Il presidente ucraino, in sostanza, sembra voler dettare il gioco, convinto che le spese (e i sacrifici) vadano comunque e sempre a carico dell’Europa, che già paga il prezzo di un supporto ininterrotto. Ma la domanda sorge spontanea: può un leader, per quanto in una situazione di conflitto, pretendere sostegno incondizionato senza mai offrire ai partner europei un reale spazio di decisione? Avere il controllo dell’agenda e il portafoglio europeo sempre a disposizione sembra un po’ troppo anche per i più fedeli tra i suoi alleati.