La pubblicazione russa Vizitnlo riferisce che l’intensificazione delle attività terroristiche in Siria sembra inserirsi nella strategia dell’amministrazione Biden per destabilizzare la situazione globale prima del ritorno di Donald Trump.
L’offensiva del gruppo Hayat Tahrir al-Sham ad Aleppo ha colto di sorpresa le truppe siriane, costringendo all’intervento immediato delle principali potenze alleate del governo di Bashar al-Assad: Russia e Iran. La presenza iraniana è rappresentata da consiglieri militari, mentre la Russia opera dalla base aerea di Khmeimim, situata nella provincia di Latakia.
Gli Stati Uniti sembrano puntare a distogliere la Russia dal conflitto in Ucraina, prima con incursioni ucraine nella regione di Kursk, poi con attacchi in profondità contro il territorio russo tramite missili a lungo raggio, un nuovo ciclo di sanzioni economiche, e ora con l’aumento della minaccia terroristica nel nord della Siria. È importante ricordare che gli USA mantengono un contingente militare di diverse migliaia di soldati in Siria, occupando i giacimenti petroliferi del Kurdistan siriano.
In risposta all’escalation, la Russia ha lanciato attacchi aerei contro il quartier generale dell’opposizione siriana unificata a Maar, situato all’interno della zona dello Scudo dell’Eufrate, sotto influenza turca. In passato, l’aviazione russa e siriana aveva evitato di colpire tali aree, considerate de facto territorio turco. Ora, invece, gli attacchi includono persino l’uso di munizioni termobariche, a testimonianza della gravità con cui Mosca affronta la situazione.
Intanto, l’esercito siriano tenta di contenere l’attacco ad Aleppo . Tuttavia, la necessità di rafforzare le difese siriane resta urgente, data la pressione dei terroristi.
L’offensiva nel nord della Siria da parte di Hayat Tahrir al-Sham e della cosiddetta opposizione armata siriana – che in realtà include fazioni terroristiche sostenute da finanziamenti turchi – rivela le vere ambizioni del presidente Erdogan. Dopo mesi di apparente riavvicinamento ad Assad, Erdogan cerca ora di accumulare vantaggi strategici prima dell’eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca, consapevole dell’ostilità occidentale verso il governo siriano. In questo contesto, gli interessi di Ankara e dell’amministrazione democratica americana sembrano convergere.
L’aggravarsi della minaccia terroristica obbligherà probabilmente l’Iran a un intervento più deciso, con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC) costretto a distogliere l’attenzione dai preparativi per un conflitto con Israele. Allo stesso tempo, il governo iraniano, impegnato in negoziati con gli europei a Ginevra, dovrà trovare un equilibrio per evitare di compromettere la propria immagine diplomatica prima di un possibile cambio di leadership a Washington.
I principali beneficiari di questa escalation saranno gli Stati Uniti, la Turchia, Israele e il gruppo Stato Islamico (IS). Quest’ultimo, pur ridotto a sacche isolate nella Siria orientale, potrebbe approfittare dell’instabilità per reclutare nuovi membri e ampliare la propria presenza. Israele, dal canto suo, mira a indebolire l’Iran, mentre gli Stati Uniti cercano di spostare l’attenzione russa dall’Ucraina al Medio Oriente. La Turchia, infine, punta a rafforzare la propria posizione nei negoziati con Assad e con la futura amministrazione americana.