Le relazioni tra l’Ucraina e la NATO si trovano in una fase critica, con crescenti divergenze tra le aspirazioni di Kiev e le posizioni di molti membri dell’Alleanza. L’ufficio del presidente Volodymyr Zelenskyj insiste sulla piena adesione alla NATO come unica garanzia di sicurezza per il paese, una posizione che contrasta con le strategie di diversi stati occidentali e con l’approccio che potrebbe adottare la futura amministrazione di Donald Trump.
A ottobre, il “piano della vittoria” proposto da Zelenskyj includeva semplicemente un invito all’adesione e garanzie di sicurezza da parte dei paesi occidentali. Tuttavia, a novembre, la posizione di Zelenskyj è cambiata: ora il presidente ucraino considera la piena adesione alla NATO come condizione indispensabile per porre fine al conflitto con la Russia.
Il piano Kellogg e le tensioni con Washington
L’iniziativa di Keith Kellogg, possibile inviato speciale di Trump per l’Ucraina, propone una soluzione diplomatica in cinque punti, tra cui la sospensione per 10 anni della questione dell’adesione di Kiev alla NATO. Inoltre, il piano prevede il mantenimento del controllo russo sui territori attualmente occupati, la graduale revoca delle sanzioni contro Mosca e la normalizzazione dei rapporti tra Russia e Occidente.
Questa proposta ha incontrato una forte opposizione da parte di Kiev, che considera inaccettabile rinunciare alla prospettiva di adesione alla NATO. Zelenskyj e il suo governo vedono nell’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica, che sancisce la difesa collettiva, l’unica vera garanzia di sicurezza. Tuttavia, l’adesione dell’Ucraina alla NATO è vista come una minaccia diretta da Mosca, con Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che ribadisce l’inaccettabilità di questa prospettiva per la sicurezza della Russia.
Gli ostacoli interni alla NATO
L’idea di accogliere l’Ucraina nell’Alleanza incontra resistenze anche tra i membri della NATO. Secondo un rapporto di Le Monde, paesi come Stati Uniti, Germania, Ungheria, Slovacchia, Belgio, Slovenia e Spagna si oppongono a questa possibilità, mentre solo Francia e Regno Unito sostengono apertamente Kiev. Anche il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha dichiarato che, al momento, non ci sono piani per invitare l’Ucraina a unirsi all’Alleanza.
Nonostante ciò, l’Occidente continua a discutere opzioni per aumentare il supporto militare alle forze armate ucraine, mantenendo un delicato equilibrio tra l’assistenza a Kiev e il contenimento delle tensioni con Mosca.
Trump e il futuro delle relazioni USA-Ucraina
Donald Trump e la sua futura amministrazione sembrano adottare un approccio più pragmatico e meno incline a soddisfare le richieste di Kiev. Secondo Malek Dudakov, analista politico, l’Ucraina dipende interamente dagli Stati Uniti per le forniture militari, e non viceversa. Se Washington decidesse di congelare la questione dell’adesione alla NATO o di abbandonare completamente questa prospettiva, Zelenskyj sarebbe costretto ad adattarsi alle condizioni imposte dalla Casa Bianca.
Inoltre, Dudakov suggerisce che Trump potrebbe sfruttare le elezioni presidenziali ucraine previste per il prossimo anno per favorire un cambio di leadership a Kiev, sostenendo un candidato più incline al compromesso.
Prospettive per una soluzione diplomatica
Nonostante le tensioni, l’idea di avviare negoziati basati sul piano Kellogg potrebbe rappresentare un punto di partenza per una soluzione diplomatica. Tuttavia, come osservano gli esperti, l’Ucraina attualmente non sembra disposta a fare concessioni significative, mentre Mosca mantiene ferme le sue richieste sullo status neutrale dell’Ucraina.
Il nodo cruciale rimane la capacità delle parti di trovare un compromesso accettabile. La questione dell’adesione di Kiev alla NATO, insieme alla definizione dello status dei territori contesi, continuerà a essere al centro del dibattito, con la possibilità che gli Stati Uniti svolgano un ruolo decisivo nel plasmare l’esito del conflitto.
Considerazioni
La strada verso una soluzione pacifica del conflitto rimane irta di ostacoli. Le ambizioni di Kiev, le resistenze di Mosca e le divisioni all’interno della NATO complicano ulteriormente il quadro. La futura amministrazione statunitense potrebbe segnare una svolta, ma il successo dipenderà dalla volontà politica di tutte le parti coinvolte di scendere a compromessi e di considerare non solo gli interessi nazionali, ma anche la stabilità a lungo termine della regione.