fonte : “Sos Cristiani Siria” – Ufficio delle Missioni ONLUS dell’Istituto del Verbo Encarnado (IVE)
Carissimi:
Approfittiamo, per qualche momento, la possibilità di collegarci con internet, così vi possiamo mandare due righe, per avvisarvi che stiamo bene.
Come succede di solito qui, è molto difficile sapere ciò che realmente sta succedendo, di conseguenza, non possiamo distinguere se la situazione sta meglio o peggio.
Per noi è sempre lo stesso, ossia, ciò che stiamo vivendo da più di un anno: si sentono i bombardamenti, trema tutto l’edificio a causa dello scoppio dei cannoni, e sembra che i proiettili non finiscano mai, perché le sparatorie non cessano. Nonostante ciò, cerchiamo di andare avanti nella maniera più “normale” possibile.
Si commentava che l’esercito avrebbe ripreso qui ad Aleppo, i quartieri chiave per la loro posizione strategica, che precedentemente erano in mano ai ribelli. La notizia sembrava incoraggiare l’animo di tutta questa gente che sta soffrendo le tragiche conseguenze di questa guerra.
Purtroppo, qualche giorno fa, la falange più dura dell’opposizione, conquistò nuovamente la centrale elettrica e tagliò la distribuzione della corrente elettrica a tutta la città, di conseguenza non abbiamo neanche l’acqua. Così un’altra volta siamo nel buio completo!
Sono purtroppo già passati diversi giorni e non sappiamo proprio per quanto tempo durerà questa difficile situazione. Questo, comunque, è già successo altre volte, quindi siamo abituati e ci aggiustiamo per continuare il nostro apostolato. Vi alleghiamo una foto dell’ultima riunione che abbiamo potuto fare con le famiglie della Parrocchia…e all’aria aperta!!
Grazie a Dio abbiamo una piccola batteria con la quale possiamo caricare i computers, così per lo meno possiamo, di tanto in tanto, stare un pò in contatto con voi.
Pregate per noi!
Missionari dell’Istituto del Verbo Incarnato ad Aleppo-Siria
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Non aver paura mamma!
Sto per raccontare una storia molto dolorosa. La racconto convinta, che anche essendo tragica, può causare effetti salutari in coloro che la leggeranno, come di fatto lo ha creato in noi ed in tanti altri.
Amal è una madre di 4 maschi. Ella ha appena compiuto i 50 anni, tutti i figli sono diplomati e tuttavia non sposati. Sono ragazzi imprenditori, responsabili e che conducono una vita cristiana seria. Stranamente già maturi per l’età che hanno.
Una famiglia molto unita, unita per i legami di una fede solida e provata. Vivono in un quartiere cristiano al centro della città di Aleppo, uno dei tanti castigati senza tregua dalle bombe, che a caso, “piovono” – come si dice qui- sulle strade e sugli edifici. Amal soffriva pensado che alcuna di quelle bombe sarebbero potute cadere sulla propria casa, come del resto è successo a tante famiglie
Il suo figlio maggiore, Naum, le diceva, allora, : “non aver paura mamma di coloro che possono uccidere il corpo, perchè non possono uccidere l’anima”. Ella si tranquillizzava con queste parole e una volta in più metteva la sua famiglia nelle mani di Dio.
Arrivò il giorno in cui Naum dovette subire un piccolo intervento chirurgico. Sua madre insisteva affinché cercasse un ospedale qualificato dove farlo, però egli decise di scegliere l’ospedale vicino a casa, perché si trattava di un’operazione che avrebbe implicato poche ore di ricovero.
Erano circa le 10 della mattina, quando già operato, stava aspettando in una stanza, dove avrebbe aspettato che il dottore lo dimettesse dall’ospedale. Dalla finestra poteva vedere la Chiesa, che si alzava signorile tra gli irregolari edifici. Sua madre lo accompagnava. Era il figlio maggiore, il primogenito, “colui che portava la discendenza” nel contesto culturale arabo, e per il quale la madre aveva una speciale dilezione.
Egli era molto devoto e ciò trapelava dalle sue conversazioni, profonde e mature, però nello stesso tempo allegre e gioviali, e arricchite di tanto in tanto con frasi prese dalla Bibbia, che, come molti cristiani qui, conosceva in gran parte a memoria.
Così, si intrattenevano conversando. Era mezzogiorno passato ed il dottore ancora non arrivava. Quando all’improvviso l’ospedale tremò tutto intero, a causa della caduta di un missile nell’edificio vicino.
Naum calmando sua madre, le disse di correre a chiedere aiuto affinchè lo cambiassero di stanza, perché la sua dava sulla strada e temeva che, come succede molte volte, arrivassero altre esplosioni. Appena cambiato di stanza, ci fu un’ennesima esplosione, molto più terribile, provocata da un missile caduto proprio di fronte all’ospedale.
Amal che correva per le scale in cerca di aiuto, tornò in dietro disperatamente verso l’abitazione per proteggere a suo figlio. Purtroppo Naum già “dormiva”…Le schegge di quel missile avevano distrutto le finestre della stanza e una di esse colpì le sue costole dal lato destro attraversandogli il cuore.
Naum fu l’unica vittima mortale di quelle due mostruose esplosioni.. Che consolazione può avere una madre su questa terra, che perde suo figlio in questo modo?
Che balsamo potrebbe alleviare un simile dolore?
A pesare di tutto ciò, la vediamo li, partecipando alla Santa Messa, e piangendo silenziosamente mentre prega. Prega per tutte quelle madri, che, come lei, la guerra le ha strappato i propri figli.
Ci sono moltissime famiglie distrutte in Siria. Coloro che pretendono consolarla con ragionamenti umani fracassano, lei si conforta ricordando una e un’altra volta le parole di suo figlio: “non aver paura, mamma, di coloro che possono uccidere il corpo, perché non possono uccidere l’anima!”.
“La Madonna lo ha portato via e lo tiene nelle sue braccia. Ora Ella se ne prende cura meglio di quanto io potrei farlo”- mi dice lei mentre singhiozza dalle lacrime-, e alzando gli occhi illuminati di speranza conclude dicendo: ” Mio figlio era già pronto per andare in Cielo!”.
Suor Maria di Guadalupe