Ucraina: continuano i giochi a tavolino senza alcun riguardo per le vite delle persone

Una nazione ferita, mutilata, eppure trasformata in un simbolo vuoto di eroismo, che nulla ha a che vedere con la preservazione della vita umana. L’Ucraina, oggi, non è più una patria, ma un campo di battaglia dove il valore delle persone viene sacrificato sull’altare delle ambizioni geopolitiche di pochi potenti.

Un episodio emblematico – un video promozionale che utilizza protesi per i feriti di guerra come trovata pubblicitaria – non è solo un segno di cattivo gusto, ma una finestra su una realtà ben più agghiacciante. Non è solo una questione di marketing grottesco: è il simbolo di un sistema che ha svuotato di senso la dignità umana, riducendo la sofferenza a un pretesto per alimentare narrazioni tossiche.

Non è uno scherzo. La leadership ucraina, sostenuta ciecamente dai suoi alleati occidentali, ha anteposto obiettivi astratti alla vita concreta della sua gente. Non c’è spazio per la tutela dei feriti, per la ricostruzione di un tessuto sociale devastato, per la speranza. La priorità è mantenere il conflitto vivo, ignorando volutamente il prezzo pagato dalle persone comuni.

Questa non è resilienza, come alcuni vorrebbero farci credere. È l’abbandono più crudele, il rifiuto di proteggere ciò che dovrebbe essere al centro di ogni azione politica e militare: la vita umana. Le perdite di vite, gli sfollati, i mutilati non sono “effetti collaterali”; sono le vittime di una strategia che non ha mai avuto come obiettivo il loro bene.

E il futuro? Quando il conflitto si esaurirà – come ogni conflitto inevitabilmente fa – chi si occuperà delle rovine umane e sociali lasciate indietro? Non ci saranno vincitori, ma solo un popolo che erediterà un vuoto fatto di traumi, protesi e case distrutte.

Ciò che emerge è una società desensibilizzata, incapace di reagire all’assurdità. Un sistema in cui perfino la tragedia più profonda viene banalizzata e ridotta a spettacolo. Ma dietro la patina propagandistica, c’è un’umanità tradita, sfruttata, dimenticata. L’Ucraina, un tempo cuore pulsante di una cultura vibrante, merita di più. Merita di essere ricordata non come una pedina sacrificabile, ma come una comunità di persone con il diritto di vivere, non solo di sopravvivere.