Napoli e Caserta: i cittadini dicono basta ai roghi e allo sversamento di rifiuti tossici

1398580_10153492781970182_1191648921_oE i risultati sembrano arrivare: il governo ha accettato tutte le otto mozioni d’intervento sulla ‘Terra dei fuochi’. Ora bisogna tenere alta l’attenzione perché alle dichiarazioni d’intenti seguano i fatti.

di Patrizio Ricci – (quotidiano on line La Perfetta Letizia)

Per 22 anni, rifiuti nocivi provenienti dalle industrie del nord Italia e dall’estero hanno raggiunto la Campania. Le ecomafie si sono disfatte di 10 mln di tonnellate di rifiuti sotterrandoli nelle discariche abusive o bruciandoli all’aria aperta. Per questi roghi, la zona compresa tra Caserta e Napoli si è guadagnata il triste appellativo di ‘Terra di Fuochi’. Sebbene Legambiente e altre associazioni abbiano puntualmente segnalato le pratiche illecite alle istituzioni, queste hanno taciuto per decenni. Solo quando la gente si è cominciata ad ammalare non è stato più possibile nascondere la verità: studi dell’OMS hanno ampiamente documentato l’accresciuta incidenza delle malattie oncologiche tra la popolazione.

Ora che la verità è venuta a galla, la gente è preoccupata per il futuro e vuole un cambiamento, per questo le manifestazioni pubbliche sono sempre più numerose e partecipate. La settimana scorsa un fiume di 30.000 persone ha attraversato silenzioso le vie di Caserta, in testa solo un crocefisso. E a Napoli ieri si è svolta un’analoga manifestazione.

Abbiamo contattato Rosa, un’ insegnante di Caserta, che così ci descrive la situazione: “Non è un’esagerazione ma una realtà vera e propria che coinvolge tutti. Siamo diventati, e forse già lo siamo, ‘cavie’ di un sistema che quotidianamente avvelena la terra che coltiviamo, l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo, al cui vertice ci sono proprio quelle istituzioni che dovrebbero tutelare l’ambiente e la nostra salute. E’ da anni che si tenta di combattere a denti stretti contro il continuo sversamento di rifiuti nella nostra regione, in particolar modo nella nostra provincia. Chi tutt’ora sostiene la lotta per la messa in sicurezza e la bonifica di tutti i siti inseriti nella cosiddetta ‘area vasta’ si è appellato ad ogni mezzo possibile per arrivare ad una soluzione , ottenendo però solo una tregua. Tregua che in realtà è stata apparente, consistente solo in una sfilza di rinvii per tenere a bada i cittadini, ricorsi respinti e decreti mai attuati. E’ su questo che vogliamo fare chiarezza, puntando il faro sulle conseguenze che tali azioni hanno provocato sulla popolazione e sul futuro dei nostri figli”.

La situazione è insostenibile. Al grido d’aiuto della gente, la Chiesa ha risposto ed è scesa in campo: il promotore della manifestazione di Caserta dal titolo “Vogliamo Vivere” è don Antonello Giannotti , parroco della parrocchia di Gesù Buon Pastore. Il sacerdote indica come priorità e precondizione di ogni altra iniziativa il ripristino della legalità. Ed il motivo è semplice: “E’ palesemente inutile infatti adottare qualsivoglia soluzione se i rifiuti continuano ad essere sversati e bruciati illecitamente. Tutto si conosceva da tempo ma si è preferito tacere per motivi politici, per non destare preoccupazione sociale”.

Il presidente di Legambiente Campania ,Michele Bonomo, esprime sconcerto per come per tanto tempo si sia potuto avvelenare un’area così vasta impunemente: “E’ da 25 anni che denunciamo l’interramento nei terreni delle sostanze tossiche”. Ed ogni anno è “ la storia di un film già visto, raccontato minuziosamente in ogni Rapporto ecomafia e nelle migliaia di pagine tra documenti e atti giudiziari”. Con amarezza prosegue: “Ma nulla si è mosso. Nessuno fa nulla, i territori sono ancora inquinati e di bonifiche nemmeno l’ombra, anche se il cancro sta divorando intere famiglie, mentre l’Italia accumula procedure di infrazione europee e lo sconcerto di mezzo mondo”.

La prova che lo Stato fin nei più alti vertici istituzionali era al corrente di tutto è in un verbale datato 7 ottobre 1997: il documento rivela le attività illecite in corso, indica i nomi e cognomi dei responsabili degli avvelenamenti; fornisce persino le ubicazioni dei siti delle discariche tossiche. Si tratta del resoconto dell’audizione del pentito Carmine Schiavone resa alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta ‘sul ciclo dei rifiuti e delle attività ad esse connesse’: se questo documento fosse stato reso pubblico forse avrebbe salvato tanta gente. Invece, lo stato decise di segretarlo per ‘non destare allarme sociale’. La sua mancata divulgazione ha esposto 3 milioni di persone a rischi per la salute gravissimi ed ha permesso alla camorra di continuare gli sversamenti di rifiuti tossici senza il contrasto di un forte movimento di opinione. Nelle 66 pagine del verbale di audizione si legge che il clan dei Casalesi faceva sotterrare i rifiuti pericolosi ovunque si potessero occultare: si seppelliva nei cantieri edili, nelle cave di sabbia esaurite, si utilizzavano i campi agricoli e non si risparmiavano neanche i terreni a diretto contatto con le falde acquifere. Dal documento si deducono responsabilità enormi per la mancata bonifica: i siti inquinati erano noti e mappati dall’autorità giudiziaria sin dal 1993. Lo stesso Schiavone aveva accompagnato gli inquirenti in ogni luogo utilizzato per gli sversamenti. La connivenza politica, soprattutto nell’ambito delle amministrazioni locali, era totale: ‘Noi facevamo i sindaci di qualunque colore fossero in tutta la provincia di Caserta’. E Schiavone non parla di ‘qualche sindaco’, ma dei sindaci di tutti i 108 comuni dell’hinterland casertano!

Le proposte d’intervento di Legambiente, Libera e Fiom sono chiare: occorre “rendere pubblica e aggiornare l’attività di mappatura e censimento dei siti contaminati; avviare una sistematica e puntuale attività di campionamento e analisi dei prodotti ortofrutticoli e alimentari; reperire risorse e predisporre strumenti certi ed efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate, individuare un piano sanitario pubblico specifico per le zone colpite dagli sversamenti e dichiarate ad alto rischio di tumori”. Inoltre, per le associazioni è necessario “sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitoremediation; introdurre nel Codice Penale i delitti contro l’ambiente; istituire in Campania, a partire dalla Terra dei fuochi, un Osservatorio tecnico scientifico indipendente che accompagni questa stagione di affermazione della legalità e di risanamento ambientale”.

Si tratta di vicende che meritano l’attenzione di tutta la comunità nazionale. Non è possibile che per il vantaggio di pochi molti debbano vivere nella paura e a volte vedersi negata la vita stessa. Sappiamo ormai che sono soprattutto i fenomeni di corruzione politica che permettono all’illegalità di espandersi. Quello che possiamo fare è un’opera di continua vigilanza e di educazione in ogni ambito. C’è bisogno di realtà vive che richiamino i rappresentanti politici a quello spirito di servizio verso la collettività che sembrano aver dimenticato. Le manifestazioni di Caserta e di Napoli dimostrano che la gente vuole riprendere in mano il proprio destino: è quello che qualunque potere teme più di ogni cosa.

( copyright 2013 – quotidiano on line ‘La Perfetta Letizia’ ) &copy Copyright La Perfetta Letizia, All rights Reserved. Written For Patrizio Ricci

altro: le basi USA (nel 2011) consigliavano le famiglie del proprio personale  di non prendere alloggio in alcune zone della Terra dei fuochi; link:  documento