Dove sono finiti i «rivoluzionari» siriani?

FireShot Screen Capture #248 - 'Dove sono finiti i «rivoluzionari» siriani_ I «Sotto i nostri occhi»' - www_voltairenet_org_article181542_htmlAlla vigilia della Conferenza di Ginevra 2, gli organizzatori americani non hanno più alcun burattino al quale far giocare il ruolo dei rivoluzionari siriani. L’improvvisa scomparsa dell’Esercito Siriano Libero dimostra a coloro che ci credevano che non era altro che una finzione. Non c’è mai stata una rivoluzione popolare in Siria, solo un’aggressione straniera a colpi di mercenari e miliardi di dollari.

di Thierry Meyssan Rete Voltaire

Gli organizzatori della conferenza di pace di Ginevra cercano urgentemente un rappresentante per l’opposizione armata siriana. In effetti, secondo gli occidentali, il conflitto oppone una dittatura abominevole al proprio popolo. Tuttavia, i gruppi armati che distruggono la Siria – dal Fronte islamico ad Al-Qa’ida – fanno ufficialmente ricorso a combattenti stranieri, sebbene il primo pretenda di essere composto principalmente da siriani. Invitarli significherebbe ammettere che non c’è mai stata una rivoluzione in Siria, bensì un’aggressione straniera.

Infatti, l’Esercito Siriano Libero, di cui ci si diceva qualche settimana fa che contasse su 40mila uomini, è scomparso. Dopo che il suo quartier generale è stato attaccato da altri mercenari e che i suoi arsenali sono stati saccheggiati, il suo leader storico, il generale Salim Idriss, è fuggito in Turchia e ha trovato rifugio in Qatar.

Dal momento della sua formazione, il 29 luglio 2011, l’ESL si era prefissato un solo obiettivo: il rovesciamento del presidente Bashar al-Assad. L’ESL non ha mai specificato se si battesse per un regime laico o un regime islamico. Non ha mai preso alcuna posizione politica in materia di Giustizia, Istruzione, Cultura, Economia, Lavoro, Ambiente, ecc. Non ha mai formulato il benché minimo progetto di programma politico.

Era formato, ci è stato detto, da soldati dell’Esercito arabo siriano che avevano disertato. Ci furono in effetti delle defezioni durante la seconda metà del 2011, ma il loro numero totale non ha mai superato il 4%, che risulta trascurabile sulla scala di un paese.

No: l’ESL non aveva bisogno di un programma politico perché aveva una bandiera, quella della colonizzazione francese. In vigore durante il mandato della Francia sulla Siria e mantenuto durante i primi anni di presunta indipendenza, simboleggiava l’accordo Sykes-Picot: la Siria era in gran parte amputata e divisa in Stati etnici e confessionali. Le sue tre stelle simboleggiano uno stato druso, uno Stato alauita e uno Stato cristiano. Tutti i siriani conoscono questa bandiera funesta, non foss’altro per la sua presenza nell’ufficio del collaboratore siriano dell’occupante francese in un famoso sceneggiato seriale alla televisione.

Il suo primo leader, il colonnello Riad al-Assad, è scomparso nella pattumiera della storia. È stato selezionato per via del suo nome, che è scritto in modo diverso in arabo ma si pronuncia in modo identico nelle lingue europee rispetto a quello del presidente Bashar al-Assad. L’unica differenza tra i due uomini, dal punto di vista delle monarchie del Golfo, era che il primo era sunnita e il secondo alauita.

In realtà, l’Esercito siriano libero è una creazione franco- britannica, così come lo erano i “rivoluzionari di Bengasi” in Libia (i quali avevano “scelto” come bandiera quella del re Idris I, collaboratore degli occupanti inglesi). Braccio armato della NATO, destinato a prendere il palazzo presidenziale, quando l’Alleanza atlantica avesse bombardato il paese, l’ESL è stato scompaginato dai piani successivi e dai successivi fallimenti dell’Occidente e del Consiglio di cooperazione del Golfo. Presentato in un secondo tempo come il braccio armato di un consiglio politico in esilio, non gli riconosceva però alcuna autorità e obbediva solo ai suoi reclutatori, i franco-britannici. In realtà era il braccio armato dei loro servizi segreti di cui la Coalizione Nazionale siriana era il braccio politico. In definitiva, l’ESL ha potuto accumulare dei successi solo con l’assistenza diretta della NATO, nello specifico dell’esercito turco che l’ospitava nelle proprie basi.

Creato nel quadro di una guerra di quarta generazione, l’ESL non è riuscito ad adattarsi alla seconda guerra di Siria, quella di tipo nicaraguense. La prima guerra (dalla riunione della NATO al Cairo nel febbraio 2011 alla Conferenza di Ginevra nel giugno 2012) è stata una messa in scena mediatica mirante a delegittimare il potere in modo che cadesse come un frutto maturo nelle mani della NATO. Le azioni militari erano perpetrate da diverse fazioni, che ricevevano i loro ordini direttamente dall’Alleanza. Si trattava innanzitutto di dar credito alle menzogne mediatiche e dare l’illusione di una rivolta generalizzata. Conformemente alle teorie di William Lind e Martin Van Creveld, l’ESL era solo un’etichetta volta a designare tutti questi gruppi, ma non disponeva di una propria struttura gerarchica. Al contrario, la seconda guerra (dalla riunione degli “Amici della Siria” a Parigi nel luglio 2012 alla Conferenza di Ginevra 2 nel gennaio 2014) è una guerra di logoramento che intende “dissanguare” il paese fino alla sua resa. Per svolgere il suo ruolo, l’ESL dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio esercito, con una gerarchia e una disciplina, cosa che non è mai stato in grado di fare.

Sentendo prossima la sua fine, dato il riavvicinamento turco-iraniano, l’ESL aveva annunciato la sua possibile partecipazione a Ginevra 2, ponendo condizioni irrealistiche. Ma era ormai troppo tardi. I mercenari pagati dall’Arabia Saudita hanno avuto ragione di questa finzione della NATO. Chiunque può ora vedere la verità nuda e cruda: non c’è mai stata una rivoluzione in Siria.