L’attivista belga è letteralmente perseguitato in tutta l’Unione Europea sulla base di un ordine di cattura spiccato nel 2006 dal governo turco e fatto proprio dall’Interpol.
Per il governo Erdogan lo scrittore e militante attivo nei movimenti internazionalisti e contro la guerra sarebbe ‘un terrorista’, in quanto si oppone alla repressione e alle politiche del partito liberal-islamista al potere ad Ankara.
Le accuse contro Bahar hanno a che fare con quanto avvenne in Turchia nel 2000: durante una visita del ministro degli Esteri turco al Parlamento Europeo l’attivista e giornalista denunciò pubblicamente le violenze e le brutalità inflitte dalle autorità di Ankara a migliaia di prigionieri politici, molti dei quali impegnati in uno sciopero della fame ad oltranza. Un gesto che gli costò l’accusa di “collaborare con il terrorismo” da parte della stampa e del mondo politico turco. Fino a che la Turchia spiccò nei suoi confronti un ordine di cattura internazionale respinto però dai governi del Belgio e poi dei Paesi Bassi.
Ma la persecuzione nei suoi confronti rimane in piedi, visto il suo attivismo nel denunciare il ruolo delle autorità turche nell’addestramento e nel finanziamento delle milizie jihadiste che insanguinano la Siria. Tant’è che la scorsa estate Bahar fu arrestato in Spagna dove era andato per trascorrere qualche giorno di vacanza con la sua famiglia, e fu scarcerato su cauzione solo dopo una vasta mobilitazione delle organizzazioni di sinistra.
Può un mandato di cattura emesso ormai sette anni fa da un governo autoritario, che viola sistematicamente le libertà politiche, civili e democratiche del proprio popolo e che nella repressione dei moti di piazza dell’estate scorsa causato la morte di ben 6 manifestanti, essere preso in considerazione dalla magistratura di un paese dell’Unione Europea? Un mandato di cattura che tra l’altro è stato ritenuto illegittimo da sentenze di tribunali olandesi e belgi in quanto fondato su accuse di carattere politico giuridicamente infondate?
Evidentemente si, visto che Bahar, appena arrivato ad Orio da Bruxelles per partecipare ad alcune conferenze pubbliche sulla situazione in Medio Oriente è stato arrestato dalla Digos e rinchiuso nel carcere di Bergamo. Dove rimarrà a lungo, visto che ieri un giudice della Corte d’Appello di Brescia ha deciso che il cittadino belga di origini turche continui ad essere sottoposto alla carcerazione preventiva in attesa che l’Italia decida se rispondere si o no alla richiesta di estradizione presentata da Ankara.
«Oggi la Corte d’Appello di Brescia doveva chiedere a Bahar se volesse essere estradato in Turchia oppure no. La risposta era scontata, da parte di Bahar. Il nodo importante da sciogliere sarà quello legato alla sua liberazione e l’udienza si terrà lunedì prossimo. Ho già cominciato a preparare la memoria per chiedere al giudice una misura cautelare meno restrittiva, come gli arresti domiciliari, per esempio. Mi ha confortato, in parte, che il giudice conoscesse Bahar e la sua storia, il suo attivismo e il suo impegno per i diritti umani. Questo non ci dà la certezza che il mio assistito sarà liberato ma possiamo ben sperare. Al momento la Corte non ha nemmeno un dossier o un solo foglio mandato dalla Turchia, esiste solo il verbale d’arresto», ha raccontato l’avvocato Federico Romoli, nominato dalla famiglia di Bahar. «Voglio sottolineare il fatto che lunedì non si deciderà sull’estradizione ma soltanto sulla liberazione di Bahar. La procedura di estradizione durerà qualche mese».
Perché Bahar può girare libero senza problemi in Belgio e in Olanda mentre se va in Italia o in Spagna (dove dovrà affrontare un processo) invece no? Evidentemente le complicità di governi come quello di Madrid e Roma nei confronti delle autorità turche sono assai più profonde e la nostra magistratura assai meno indipendente. Lo ha dimostrato anche nel caso dell’attivista basco Lander Fernandez, arrestato ed estradato in Spagna nonostante accuse palesemente infondate che infatti hanno portato alla sua assoluzione, recentemente, da parte dell’Audiencia Nacional di Madrid. Ma solo dopo aver scontato dieci mesi di arresti domiciliari e sette mesi di prigione… Anche l’esiliata politica turca Seda Aktepe fu arrestata mesi fa e rinchiusa in isoalamento nel carcere di Pisa nonostante le fosse stato concesso lo status di rifugiata politica in Svizzera.
Ieri pomeriggio centocinquanta persone hanno manifestato davanti alla sede del consolato italiano a Bruxelles per esigere la immediata liberazione di Bahar Kimyongür. “L’estate scorsa ben due milioni di persone hanno reclamato le dimissioni del primo ministro turco Erdogan e del suo regime repressivo ” ha denunciato Daniel Flinker, portavoce del Clea (Comitato per la libertà d’espressione e associazione). “Per tutta risposta il terrore di massa si è abbattuto sui dimostranti considerati tutti alla stregua di terroristi dal governo turco. Esattamente come Bahar. (…) Dopo quattro processi e due passaggi in Cassazione la magistratura belga ha assolto Kimyongür da ogni accusa. Nel 2006 la giustizia olandese ha rifiutato di estradarlo ma nonostante questo la Turchia continua la sua persecuzione. (…) (estratto da un articolo di Contropiano “Bahar Kimyongur resta in carcere. Dov’è la Cancellieri?”)
Attualmente Bahar Kimyongür è agli arresti domiciliari a Massa in attesa che arrivi una richiesta di estradizione motivata dalla Turchia.
“
HO INVIATO AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA LA SEGUENTE LETTERA , CHI VUOLE PUO’ UTILIZZARLA:
Dallo scorso 21 novembre, il cittadino belga Bahar Kimyongür è detenuto a Bergamo su richiesta della Turchia, la quale ne richiede l’estradizione.
Voglia gradire, signor Ministro, i miei saluti e ringraziamenti
Patrizio Ricci
link sull’argomento:
I commenti sono chiusi.