Decine di migliaia di qaedisti imperversano nel paese ma nell’ipotetico scenario, l’utilizzo di armi batteriologiche potrebbe essere solo esclusiva dei governativi.
di Patrizio Ricci
“Il regime siriano ha accettato di smantellare il suo arsenale di agenti chimici, ma ora può avere la capacità di produrre armi biologiche”: lo ha detto il capo della intelligence americana James Clapper ai senatori. Può costituire un serio atto di accusa? Sembra di sì. Considerando la sede della dichiarazione e da chi è stata fatta, l’allarme lanciato può far scatenare contromisure atte a prevenire una eventuale minaccia.
In realtà, “può avere la capacità di produrre armi biologiche” è solo un’affermazione buona per tutte le stagioni. Insomma, un conto è vedere con i satelliti spia una centrale nucleare in costruzione ed un conto è avere la capacità di dimostrare la messa a punto di un’arma biologica. Oltretutto, fare un’arma batteriologica è relativamente semplice, basta uno studente di biologia di medio livello e una vasca di fermentazione. La vasca di fermentazione “è utilizzata per per la produzione di proteine per l’alimentazione degli animali domestici è utilizzabile sia per fini civili che per fini bellici: può servire infatti a produrre una proteina monocellulare destinata all’ alimentazione degli animali domestici, ma può anche servire per coltivare germi letali per realizzare armi batteriologiche” (dl libro di F. Santoianni: “L’ultima epidemia: le armi batteriologiche. Dalla peste all’AIDS” ). La paura deriva dal fatto che questa semplice vasca è sufficiente per poter disporre di un arsenale biologico su vasta scala. Risultato: è abbastanza facile trovare ‘una prova non prova’ se si cerca il ‘casus belli’. Quasi tutti gli stati industrializzati hanno centri di ricerca per la difesa batteriologica: sarebbero tutti potenzialmente capaci di essere riconvertiti per la produzione di bio-armi. Ogni stato studia i modi per difendersi da questo tipo di minaccia. Lo fanno anche in paesi che non hanno qualche decina di migliaia di terroristi sul proprio territorio. Allora, dove tracciare la linea rossa questa volta?
Se proprio si vuole dissertare, a rigor di logica, è evidente che in Siria un attacco batteriologico sarebbe più credibile venisse effettuato da parte dei terroristi. Esistono le prove che al Qaeda ‘un pensierino’ in proposito lo abbia fatto: nel novembre 2013 i servizi israeliani hanno catturato Al-Barak esperto in armi biologiche appartenente ad Al Qaeda.
E sempre lo stesso anno, a ottobre, un rapporto del giornale conservatore Henry Jackson Society rivelava che “Al-Qaeda sta cercando di ottenere armi biologiche dalle rovine di laboratori governativi siriani, e potrebbe già essere in possesso di agenti patogeni biologici o agenti di guerra batteriologica”.
La sciagurata ipotesi di impiego di agenti biologici scatenerebbe non solo la riprovazione internazionale ma nel contesto siriano sarebbe strategicamente inutile.
Il ‘teatro’ del conflitto sono i centri abitati: non esiste un limite territoriale di demarcazione preciso tra le zone occupate dai ribelli e quelle in mano ai governativi. I repentini cambiamenti di posizione, gli avanzamenti e indietreggiamenti dei combattenti sono frequenti. Per queste ragioni, l’impiego di bio-armi oltre che pericoloso è strategicamente sconsigliato per entrambi i fronti.
Resta il dubbio se i servizi segreti USA non siano così cinici di dare l’imbeccata agli estremisti e che questi non mettano in scena false flag sulla falsariga delle armi chimiche, come già successo. Un simile scenario da fantapolitica da orrore probabilmente otterrebbe l’effetto sperato: le forze lealiste sarebbero incolpate di violazione del diritto di guerra e umanitario e l’intervento USA sarebbe immediato.
I siriani hanno visto distrutti migliaia di ospedali, il proprio sistema sanitario è stato azzerato. Malattie come la poliomelite un tempo debellate ora proliferano nuovamente e per i malati cronici che necessitano di medicinali salvavita non c’è via di scampo: c’è il problema di curarle le malattie, non di produrre ulteriori malattie! L’emergenza, in un contesto sanitario disastroso, è di mandare medicinali per aiutare dalle malattie che mietono vittime!
Invece, il clima è pessimo: gli USA che hanno organizzato la conferenza di pace Ginevra II (ancora in corso) da ieri, hanno ripreso a fornire armi al Fronte Islamico. La politica di Assad non corrisponde ai propri interessi perciò spesso pretestuosamente, si proietta su di lui la volontà di compiere ogni disumanità possibile. Ma neanche il peggiore dei dittatori ingaggerebbe una strenua lotta per salvare il proprio paese e poi lo condannerebbe a morte.
Oltretutto ciò coinciderebbe con il cancellare ogni consenso popolare e scatenerebbe una dura reazione internazionale. Che senso ha usare un’arma inefficace ed incontrollabile ora che l’esercito siriano sta conseguendo importanti vittorie su tutti i fronti?
Ed allora? Gli USA non hanno ancora del tutto rinunciato ad un ‘attacco preventivo’ e perciò hanno bisogno di una ‘pistola fumante’ che non trovano.
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