Ci sono prove che la Turchia ha supportato in modo considerevole il tentativo di rivesciamento della Siria a favore dei Fratelli Mussulmani.
Per questo obiettivo ha permesso ad ogni gruppo di qualsiasi matrice di usare il territorio turco come base logistica per gli attacchi in profondità in territorio siriano, trovando poi al ritorno un sicuro rifugio (leggi qui: le prove delle relazioni strette tra ISIS e Turchia).
Ha permesso inoltre il libero commercio dei beni depredati in Siria: bottino della spogliazione delle fabbriche siriane e dei musei.
In alcune occasione come a Kessab l'esercito turco ha supportato direttamente i ribelli siriani e i loro alleati del Fronte nazionale al-Nusra (braccio siriano di al Qaida) nelle loro scorrerie, in questo caso contro la popolazione armena.
Qui la testimonianza di Padre Hamazasp Kechichian, della congregazione armena mechitarista.
In Turchia è in atto un processo di lenta reislamizzazione radicale di tutta la società. Attualmente supporta i Fratelli Mussulmani e in Libia è dalla parte dei jadisti in opposizione con il governo di Tobruk appoggiato anche dall'Italia.
Erdogan sta facendo fuori in un modo o nell'altro tutti gli oppositori che si rifanno ad Ataturk ed alla laicità dello stato ed ha occupato con i suoi uomini ogni ambito rappresentativo della società.
La libertà di stampa e di opinione è pressochè nulla e parlare del genocidio armeno è ancora reato.
Paradossale che ora sia proprio la Turchia a parlare (a sproposito) di sofferenze dei popoli e rispetto dei diritti umani all'Europa: proprio la Turchia che da una parte si è sempre rifiutata di appoggiare una soluzione pacifica aprendo un dialogo con Damasco e dall'altra non si è fatta mai scrupolo di supportare la Jahad in Siria e altrove.
Però ci avvisa: 'dopo il massacro di Assad (220.00 uomini di cui 45.000 dell'esercito sirano) e la linea rossa oltrepassata delle armi chimiche (sorpassata da altri) " le vostre mani non potranno mai essere ripulite dalla storia"
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NOTA A MARGINE:
GLI ARMENI E KESSAB
Nel 1915 si è consumato uno dei più efferati genocidi dello scorso secolo. In un impero ottomano ormai agonizzante e percorso da ventate di nazionalismo, di cui era interprete l’organizzazione conosciuta come “giovani turchi”, si scatenò la caccia agli esponenti della piccola, ma radicata minoranza armena.
Gli Armeni sono cristiani, anzi furono una delle prime nazioni a diventare interamente cristiane, e per questo la loro vita non fu mai facile all’interno di un impero che innalzava la bandiera dell’Islam militante.
Ma quello che avvenne nel 1915 superò per orrore ogni precedente persecuzione.
Decine di migliaia di persone furono strappate dalle loro case e brutalmente massacrate sul posto o avviate, in lunghe colonne, verso le zone più inospitali dell’Anatolia dove vennero letteralmente lasciate morire di fame e di stenti. I villaggi armeni vennero distrutti e le chiese profanate e trasformate in moschee o locali pubblici.
Molti Armeni fuggirono dalla Turchia per non essere vittime dei pogrom e trovarono rifugio e protezione nelle nazioni vicine tra cui Siria e Libano che, pur essendo formalmente parte dell’Impero Ottomano, non solo non si associarono ai massacri, ma anzi nascosero e protessero i fuggitivi. F
u così che in Siria e Libano nacquero grosse comunità armene e sopravvissero quelle più antiche che vi risiedevano già da molti secoli.
Una di queste ultime vive (forse meglio dire viveva fino al 21 marzo di quest’anno) nella piccola città di Kessab al confine tra Siria e Turchia ed a pochi chilometri dall’importante porto siriano di Latakia.
Seimila persone, per oltre due terzi Armeni, che abitavano in sei piccole frazioni in una zona montuosa fino a pochi giorni fa risparmiata dalla guerra.
IL 21 marzo però dal confine turco sono arrivate gli integralisti islamici dell’ISIL e del fronte Al Nusra che hanno prima bombardato e poi attaccato Kessab, costringendo l’intera popolazione a fuggire ed a cercare rifugio nella vicina Latakia.
Fatto assolutamente nuovo, l’esercito turco, che presidia il confine a pochi chilometri da Kessab, non solo ha lasciato passare le bande armate, ma addirittura, secondo molti testimoni oculari, le ha appoggiate con l’artiglieria ed i blindati ed ha lanciato missili contro gli aerei siriani, uno dei quali è stato abbattuto.
L’intenzione dei guerriglieri è sicuramente quella di minacciare Latakia per distogliere forze siriane dalla battaglia in corso nel Qalamoun.
Osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medio Oriente