il genocidio dei cristiani al Meeting: padre Douglas di Erbil e Padre Ibrahim di Aleppo

Al Meeting sono intervenuti padre Douglas Douglas Al-Bazi, parroco di Erbil (Kurdistan iracheno) e Padre Ibrahim, francescano, che vive ad Aleppo.

Padre Douglas ha parlato di un genocidio dei cristiani in atto. Ed ha accusato l’islam di esserne responsabile o quantomeno connivente. Questa responsabilità l’islam indubbiamente ce l’ha. E’ indubbio che una assunzione di responsabilità da parte del mondo islamico sarebbe necessaria. Se l’Islam si assumesse questa responsabilità sarebbe per un bene. L’assunzione di responsabilità è sempre positiva, dentro una responsabilità si cresce e non ci si mortifica affatto…siamo responsabili del mondo intero con ogni nostra azione. Ma invece il massacro e la deportazione continua con l’aiuto dei paesi arabi amici dell’occidente. E’ proprio questo mancato giudizio dell’Islam su se stesso  il presupposto perché certi drammi si ripetano.

Infatti l’islam prevalente nel mondo non è ‘quello del dialogo’: il dialogo è un’eccezione e non è praticato da quei paesi islamici che l’occidente privilegia.

Così ha concluso il suo intervento padre Douglas: «Non sono spaventato, non sono un eroe e non mi lamento per quello che mi è accaduto. Noi portiamo la croce e seguiamo la croce di Gesù. So che l’ultima parola sarà la nostra perché Gesù ci ha salvati. Io sono qui per dire a voi: siate la nostra voce, parlate e svegliatevi. Il cancro è alle vostre porte ormai, vi distruggeranno. I cristiani in Medio Oriente, in Iraq, sono l’unico gruppo ad aver visto il volto del male: l’islam. Pregate per la mia gente, aiutate la mia gente, salvate la mia gente. Perché lasciate le pecore libere in mezzo ai lupi? Io sono un sacerdote, presto probabilmente mi uccideranno e ci distruggeranno. Ma noi apparteniamo a Gesù, Gesù è la nostra terra promessa. Voi però agite, grazie»

Tempi ha riportato correttamente il suo intervento senza travisamenti: http://www.tempi.it/meeting-la-drammatica-testimonianza-dei-cristiani-perseguitati-e-come-lapocalisse-salvateci#.VdrUMfQpp8F

Il messaggio era chiaro, purtroppo l’impressione per chi era in sala è che l’intervento di padre Douglas non è stato apprezzato quanto quello di padre Ibraim. La durezza delle sue parole sono state giudicate da don Stefano Alberto provenienti dalla drammaticità vissuta, frutto della sua vicenda personale (è stato rapito dagli islamisti e torturato per 9 giorni) e perciò comprensibili ma non  condivisibili.  E’ la sua opinione.  A me sembra invece che  entrambi gli interventi hanno pari dignità di giudizio e vadano abbracciati.

Sono due facce della stessa medaglia: bisogna distinguere lo spirito evangelico, la presenza di Cristo stesso nella storia e la sua Resurrezione  che solo ci salva in qualunque condizione ci troviamo e la politica , ossia i passi che devono fare i governanti per la salvaguardia delle comunità. Anche padre Ibraim ha detto che ”abbiamo bisogno di sicurezza” ed ha ammesso che sopravvivenza dei cristiani è attualmente possibile perchè c’è la protezione del governo di Damasco. I due sacerdoti hanno parlato su questi due livelli, entrambi reali.  Padre Douglas  ha  chiesto a noi ed alla politica di ‘agire’ ma non mi pare che questo non sia condivisibile…

Vi propongo una dichiarazione che padre Douglas ha fatto in un’altra occasione. Sono chiari i suoi sentimenti e la sua preoccupazione. Padre Douglas è ben consapevole della necessità del perdono perchè sia possibile continuare a essere uomini

Nord Iraq –  Father Douglas

“Non è solamente tempo per il perdono
non è tempo per le parole.
E’ il tempo per lavorare.
Devo al mio Signore il non chiudere questa opportunità.

Una volta è esplosa la mia chiesa,
una volta l’attacco  fu durante la messa con razzi.
Un giorno mi hanno sparato nella gamba, le pallottole sono ancora nella mia gamba sinistra.
E sono stato sequestrato per nove giorni
mi hanno quasi spezzato i denti, il naso
e tutto questo lo hanno fatto in nome di Allah.

Devo perdonarli.

Non perché sia obbligato a farlo, perché sia un ordine…
ma dobbiamo perdonare
per lasciare che la Grazia si trasmetta
di generazione in generazione.
Non farlo, significa dolore e odio,
dove chiudiamo la strada alla grazia di Dio.

Allora, continuare in questo Paese
come cristiano

continuiamo come sale e luce…

Non importa ciò che succeda a me o alla gente della mia generazione
però dobbiamo aver cura dei bambini,
essi sono il futuro.

Se non abbiamo cura dei nostri bambini adesso
la futura generazione di ISIS
non sarà dalla nostra parte.”

padre Douglas


Ma questa posizione non confligge con la necessità di un giudizio chiaro su ciò che accade (che è quello esplicitato al Meeting). In definitiva, il punto non è la convivenza tra le religioni , il punto è che l’occidente privilegia il settarismo. E quello è l’islam al potere nella maggior parte degli stati amici dell’occidente. Padre Douglas Al Bazi ha parlato di quell’islam. Perchè il resto è i
nincidente. I buoni rapporti tra singoli rientrano nell’esperienza personale e nell’umano in cui chiunque si può riconoscere. E’ un dato che il dialogo con l’Islam finora è stato possibile solo in stati con governi laici e retti da governi forti, ossia dove la legislazione non si fonda sulla sharia. Sono proprio questi stati contro cui l’occidente ha dichiarato una guerra senza quartiere sleale e ipocrita..

Testimonianze struggenti: per questa ragione avevo sperato che qualcuno dicesse, per la verità e la compassione, dell’ipocrisia del nostro paese e dell’embargo che acuisce la condizione descritta dal caro e amato padre Ibraim. Dispiace che il moderatore (che stimo di altissima levatura morale e sicuramente in buona fede benché dimostri una non accurata conoscenza dei fatti siriani) abbia nominato il presidente Mattarella (parte del problema) come uomo che soffre per la Siria e che è dalla parte dei siriani.
Mi permetto di postare un appello diffuso in rete in questi giorni e indirizzato al Presidente per dettagliare meglio i contenuti di questo mio ‘disagio’: https://www.change.org/p/presidente-della-repubblica-italiana-sergio-mattarella-presidente-del-consiglio-dei-ministri-matteo-renzi-ripresa-delle-relazioni-diplomatiche-con-la-siria-e-abolire-embargo-e-sanzioni-sul-popolo-siriano

11541944_115163762156146_1891540091969620636_n

 

LA MANCANZA…

La domande: perché sono lì gli islamisti? Chi li ha aiutati? Abbiamo una responsabilità su ciò che sta accadendo? Qual’ è la posizione del nostro paese? Sono domande legittime ma rare. Al di là della soluzione dei problemi sarebbero da fare . Sempre. E questo non certo per avere la ‘pretesa di risolvere’ ma per un fatto di verità e giustizia. Infatti con la verità si compie la giustizia indipendentemente dall’esito.
Se vogliamo aiutare i siriani non accontentiamoci di curarli solo quando giungono al ‘pronto soccorso’ (accoglierli quando arrivano con i barconi ) ma andiamo alle radici del male a cui stiamo contribuendo…

Patrizio Ricci – Vietato Parlare