24 nov 2015 – di Alessandro Bianchi – Antiplomatico
Abbiamo incontrato questa mattina in un hotel di Roma la deputata siriana indipendente Maria Saadeh. Sentire quello che sta accadendo in Siria da cinque anni direttamente dai siriani e non da inviati in Qatar potrebbe essere un esercizio intellettuale interessante per offrire un’informazione corretta.
E’ quello che abbiamo fatto con queste poche domande oggi, che smentiscono la totalità delle menzogne raccontate fino ad oggi in Italia e mostrano la debolezza manifestata oggi dalla politica in Europa. “Non lasciate che l’Europa continui ad essere lo strumento degli Stati Uniti in questa guerra della Nato in Siria”, è l’appello di Maria Saadeh. Per oggi inascoltato, purtroppo.
L’intervista
– Nel 2012 Lei era una delle parlamentari siriane che doveva venire con una delegazione in Italia a raccontare la crisi in corso alle istituzioni del nostro paese. All’ultimo momento il ministro Terzi ritirò i permessi. Ci vuole raccontare quell’esperienza?
All’epoca Europa e Stati Uniti volevano rompere tutte le relazioni con la Siria, non volevano ascoltare voci dirette dal paese per riflettere su quello che stava accadendo nel nostro paese. Volevano usare il loro tempo per abbattere il governo e nei media hanno completamente capovolto la storia. Per noi è stato un periodo difficile, era impossibile comunicare, rompere le frontiere. Per una visita programmata in Italia nel 2012 non abbiamo ottenuto i permessi, nonostante fossero stati rilasciati dall’ambasciata. Dopo la comunicazione del mancato rilascio, ho mandato un messaggio al Senato italiano, al Parlamento europeo, per chiedere spiegazioni. Se parli di voler portare democrazia, per essere credibile, avresti dovuto almeno ascoltare le sofferenze dirette del popolo.
– In Italia abbiamo avuto una narrativa dei media totalmente distorta in questi anni sulla questione siriana. Qualcosa sta iniziando a cambiare dagli attentati di Parigi del 13 novembre, una strage che il popolo siriano vive sulla sua pelle dal 2011, quotidianamente, nel disinteresse dell’occidente. Qual è la sua opinione in merito?
La Francia sta combattendo contro il terrorismo in Mali, ma supporta i terroristi in Siria. Questa è la sua politica. Chi ha commesso quelle stragi a Parigi sono gli stessi che colpiscono la popolazione siriana da cinque anni con la partecipazione e la connivenza dei paesi europei, specialmente la Francia. Siamo vicini a tutte le famiglie delle vittime e nessuno può comprendere più di noi il loro dolore. Ma bisogna riflettere sulla situazione politica in Siria. Gli interessi sono oggi politici e i governi occidentali possono fare molto per proteggere le popolazioni europee, ma devono comprendere quello che è accaduto in Siria.
– Cercando di ragionare sempre sulle mistificazioni dei media dal 2011 ad oggi, per noi in Europa, attraverso sempre il racconto dei nostri media, la Siria è un regime totalitario senza possibilità di voci indipendenti al suo interno. Ci può spiegare la sua esperienza in Parlamento e i cambiamenti costituzionali intercorsi in Siria dal 2011?
Prima di tutto sono una deputata indipendente e non lavoro per o contro il governo di Assad. In Siria da molto tempo non c’è un’opposizione, ma, la mia opinione è che creare un’opposizione in tempo di crisi è la vera crisi. In questo momento, in guerra, vogliamo proteggere le strutture dello Stato e le infrastrutture.
Prima dell’inizio della crisi, non ero in politica. Ma quando ho visto quello che stava accadendo nel paese, non per questioni interne ma per fattori esterni, come avevo visto sulla pelle dei cittadini iracheni per il gioco delle forze statunitensi, sono intervenuta con una serie di iniziative per i giovani con l’obiettivo di aiutarli ad esprimersi nel giusto modo ed evitare che divenissero strumento contro lo stato. Poi mi hanno chiesto di partecipare alla vita parlamentare. E’ stata una buona idea, abbiamo bisogno di una tribuna per esprimere la voce del popolo siriano. In Parlamento parlo con la voce della società civile. Porto la voce del popolo siriano.
– Sempre nella narrativa occidentale, l’opinione pubblica considera oggi opposizione in Siria i cosiddetti “ribelli moderati”
Lasciate che sia molto chiara su questo punto. Smettete di prendere tutte le informazioni dai media, che cambiano completamente tutto: in Siria non esistono ribelli moderati come opposizione. Ho una domanda per voi occidentali: accettereste mai nel vostro paese un’opposizione armata che combatte contro il vostro governo? Sicuramente no. Il terrorismo è terrorismo. L’atto di terrorismo è sempre un atto di terrorismo, comunque esso sia organizzato e quale gruppo lo faccia. Sono stati utilizzati e armati alcuni di questi gruppi di ribelli contro lo stato. Questo è il gioco e non so se ora sia chiaro in occidente.
Cosa è accaduto in Iraq? E’ stato un bene per la popolazione?
Sicuramente no. Dopo 15 anni di accuse di possesso di armi di distruzione di massa nessuno le ha mai trovate. E dopo una guerra, l’uccisione di un presidente legittimo e milioni di morti, oggi è un paese che non esiste più. Noi non permetteremo che lo stesso accada in Siria, per questo sono oggi in Parlamento, per far sentire la voce del popolo siriano. Non vogliamo che terroristi che definite ribelli moderati in Europa parlino per noi, che rappresentino la nostra voce per le nostre questioni interne. In Siria abbiamo una voce.
– La Siria è oggi al centro degli interessi geopolitici mondiali di una guerra fredda sempre più calda e di una lotta su due fronti al terrorismo che rischia di collidere, come dimostra l’abbattimento del jet russo dall’aviazione turca oggi. Come considera l’intervento russo a sostegno del presidente Assad e quello della coalizione internazionale a guida statunitense?
Oggi abbiamo una guerra contro la Siria portata avanti dalla Nato.
Perché dalla Nato? Tutti questi gruppi terroristici sono strumenti usati per distruggere la Siria, supportati da potenze regionali e stati occidentali europei e Usa. Gli Stati Uniti controllano Qatar, Arabia Saudita e Turchia, paesi che non prendono nessuna decisione senza l’ok nord-americano.
L’interesse di tutti questi paesi è dominare la nostra aerea, le risorse, far passare i loro gasdotti e servire gli obiettivi di Israele, un nemico della Siria.
Vogliono la nostra terra: questo è il problema centrale. Non è una questione di democrazia, diritti, popoli. L’obiettivo è distruggere Siria, le nostre strutture, infrastrutture e impadronirsi delle nostre vie. Quanti rifugiati siriani sono arrivati in Europa dalla Siria? Il nostro patrimonio storico e culturale è stato distrutto e la responsabilità è dell’occidente. Città millenarie come Palmyra perse per sempre. Hanno distrutto la nostra storia.
L’occidente e paesi europei si dovrebbero svegliare e vedere che il terrorismo vi è entrato in casa. Soffrirete lo stesso che abbiamo sofferto noi, se non prendete in mano la situazione: non si tratta di combattere il terrorismo che è uno strumento, ma capire chi è che manovra questo strumento e agire di conseguenza. Si tratta di una questione politica e passare le giuste informazioni: se aiutate la Siria oggi, aiuterete voi stessi a combattere per i vostri interessi.
Questo è quello che sta facendo la Russia. Mosca ha interessi in Siria e nel Mar Mediterraneo e allo stesso tempo rifiuta la politica nord-americana contro la sovranità ed autoderminazione dei popoli nella regione. Vogliono mettere fine alla distruzione della Siria per proteggere anche i confini del loro paese. Lo stesso deve fare l’Europa.
– Seguendo il tragico errore commesso in Iraq, al contrario, Obama, e il nostro governo subito dopo da copione, parlano spesso di porre fine al governo Assad e creare un nuovo governo di transizione con opposizioni varie e indefinite. Come si sente Lei ad ascoltare autorità governative straniere ragionare su come interferire sul futuro politico del suo paese?
Gli Stati Uniti muovono tutto perché vogliono cambiare il governo in Siria per mettere le mani sul nostro paese. Questo è tutto. Noi stiamo combattendo per impedire che nessuna nazione straniera interferisca sul nostro futuro. Non si tratta del destino del presidente Assad, ma del nostro destino. In cinque anni di Parlamento in Siria io sto portando avanti una petizione chiamata “Kalimatura”
– le nostre parole – che in sei punti getta le basi per una soluzione possibile dalla crisi. Sono le nostre parole, nessuno deve parlare per noi. E’ la nostra visione di futuro, di società, di stato. Tutti i paesi devono rispettare le nostre decisioni interne. L’Europa viene usata dagli Usa per portare la guerra in Siria e poter poi avere un peso sul futuro politico del paese. Non permettete di essere lo strumento di questo tragico errore già commesso in Iraq.
Si parla spesso di diritti umani violati dalla Siria. Ma la sua esperienza è la testimonianza che quei media che si dimenticano di quello che accade nel nostro alleato dell’Arabia Saudita, forse hanno distorto anche quest’aspetto del suo paese.
Paragonare la Siria, un paese che ha accumulato secoli di storia e di civilizzazione, un paese che parlava di democrazia in un’epoca storica quando in Europa non si aveva quel livello di civiltà, con l’Arabia Saudita non è possibile. Nel regime saudita non c’è un Parlamento, nessun diritto politico, civile, le donne non possono perfino guidare, non hanno diritti. Invece di portare la democrazia e proteggere il nostro popolo, perché gli Stati Uniti non si preoccupano di iniziare con i sauditi? Noi abbiamo insegnato all’umanità cosa significa storia, civilizzazione e democrazia attraverso il nostro sangue.