L’intervento diretto della Russia nella crisi siriana cambia per molti versi le prospettive strategiche mondiali.
autore Scipione Emiliano – fonte Appunti
L’intervento Russo in Siria che ha preso l’avvio ufficialmente alla metà del settembre scorso ha portato alla luce le profonde mutazioni nell’equilibrio strategico che la presidenza di Vladimir Vladimirovic Putin ha concretizzato a favore del proprio paese nei confronti del blocco militare atlantista.
Dimostrando una capacità di reazione rapida e di supporto logistico imprevista l’Armata Russa ha riadattato alle proprie esigenze l’aeroporto militare Hamaimam di Latakia nel nord della Siria . Trasferendovi rapidamente, non ostante il divieto di sorvolo di Bulgaria e Grecia, una squadra aerea composta da una dozzina di aerei per il supporto ravvicinato Sukoi SU-25, altrettanti bombardieri tattici Sukoi SU-24, quattro modernissimi cacciabombardieri Sukoi SU-34 e sei caccia da superiorità aerea Sukoi SU-30, più un gruppo di elicotteri comprendenti le cannoniere volanti MIl MI-24 ed altri da utility come i Mil Mi-8. Il rischiaramento russo comprendeva altresì una aliquota di forze terrestri destinate alla protezione dello scalo dotate di mezzi corazzati e reparti del genio destinati alla ristrutturazione dell’aeroporto. Un reggimento di fanteria di marina veniva inoltre sbarcato a Tartus, insieme ad altri reparti del genio, per incrementare la difesa della base e provvedere ai lavori necessari per rendere operativo, dal punto di vista militare, il piccolo aeroporto locale.
Lo schieramento era completato dalla squadra navale, da tempo presente in zona, comprendente un incrociatore lanciamissili classe Slava e naviglio minore tra cui un rifornitore di squadra, una nave da guerra elettronica e due navi da sbarco classe Alligator.
A partire dal 30 settembre scorso il dispositivo militare russo iniziava a dare il suo appoggio alle forze governative siriane effettuando una media di 70\80 sortite giornaliere. Il che significa che molti velivoli effettuavano più di una sortita giornaliera, con un ritmo che definire stakanovista potrebbe essere riduttivo, se si considera la complessità del supporto che deve accompagnare ogni sortita di un moderno aereo da guerra.
Il fulcro delle operazioni si concentrava e a tutt’oggi si concentra nell’appoggio all’offensiva che le forze governative stanno effettuando nel nord del paese verso la frontiera turca e verso Aleppo, nonché per mantenere aperta la direttrice autostradale Damasco Aleppo, vitale per l’approvvigionamento di quest’ultima, assediata da tre lati da tre anni e mezzo. Solo una aliquota minore delle sortite veniva destinata all’attacco in profondità alle strutture del Daesh o Califfato o Stato islamico comunque lo si voglia chiamare. Non ostante le critiche che da parte occidentale sono state rivolte, spesso in malafede e a volte per mera ignoranza dell’arte militare, a questo approccio tattico alla situazione sul terreno, la condotta russa delle operazioni era l’unica corretta dal punto di vista sia politico che militare.
La critica occidentale infatti rimproverava ai Russi di concentrare lo sforzo non contro il Daesh ma contro le formazioni di Al Nushra, del cosiddetto Esercito Libero Siriano e della galassia di gruppuscoli salafiti presenti nella zona di operazioni nord. In pratica si accusavano i Russi di attaccare i fantomatici “ribelli moderati” invece dei tagliagole islamici al solo scopo di impedire il tracollo delle forze governative. Ora premesso che i ribelli moderati distinti dai tagliagole islamici esistono solo nella fantasia dei disinformatori occidentali, visto che Al Nushra è il ramo locale di Al Quaeda.
L’Esercito Siriano Libero altro non è che una forza armata al servizio dei Turchi che gli affiancano oltre ad istruttori militari, milizie nazionaliste turche legate ai Lupi Grigi (Ricordate Ali Agca) e più prosaicamente bande di mafiosi che fanno il lavoro sporco nel trafugamento delle ricchezze artistiche e industriali della Siria. I gruppi salafiti poi fanno capo a quei Fratelli Musulmani che stavano trasformando l’Egitto in uno stato islamico. A ciò bisogna aggiungere che, nella più completa indifferenza dei loro protettori filo atlantici, tutti questi collaborano fattivamente con lo Stato Islamico nei suoi lucrosi traffici e nell’assedio di Aleppo.
In secondo luogo politicamente parlando, è chiaro che i Russi, essendo accorsi in Siria su precisa richiesta del governo legittimo, abbiano come priorità di impedirne il tracollo delle forze e di assicurargli una vittoria di alto contenuto morale e propagandistico, come la liberazione della seconda città del paese, martirizzata da oltre tre anni di un assedio brutalmente condotto nei confronti della popolazione civile ivi residente.
Ma pure dal punto di vista strettamente militare la condotta russa sul campo si attiene alle fondamentali regole della tattica e della strategia.
Il presupposto infatti per condurre una offensiva e che le basi di partenza e di supporto logistico della stessa siano messe in sicurezza e preservate da eventuali controffensive . Ciò significa che l’area di Latakia doveva necessariamente essere messa fuori portata delle possibili minacce avversarie. Il che comportava necessariamente che il supporto aereo fosse destinato ad una offensiva verso il confine turco a nord ovest, a nord est verso Idlib e verso sud est in direzione di Hama per mantenere aperta l’autostrada Aleppo Damasco. Inoltre la auspicabile ripresa di controllo del confine turco chiuderebbe finalmente una delle principali vie di rifornimento di uomini e materiali delle forze anti governative.
La seconda direttrice quella destinata a liberare Aleppo dall’assedio puntava anche alla ripresa del controllo delle aree circostanti l’aeroporto militare di Kweires, assediato da due anni dalle forze del Daesh, la cui liberazione metterà a disposizione nuove piste da cui operare a diretto contatto con il fronte e dove allocare eventualmente ulteriori aviogetti per incrementare le capacità di attacco del contingente russo.
La relativa scarsità di operazioni iniziali contro le strutture dello Stato Islamico va addebitata anche alla necessità di concentrare le uscite di un numero limitato di aerei, essendo comunque inutile attaccare Raqua, una capitale senza rilevanti strutture militari, distogliendo forze aeree dal fronte evitando così di ripetere l’errore della Luftwaffe durante la battaglia di Inghilterra, quando si concentrò nei bombardamenti delle città invece di colpire le strutture militari.
La priorità dell’appoggio tattico alle forze di terra è stata comunque diluita nel progresso delle operazioni a favore dell’attacco strategico alle vie di rifornimento e di finanziamento del Daesh. Negli ultimi giorni i jet russi si sono spinti all’attacco dei convogli di rifornimenti provenienti dalla Turchia e delle colonne di autobotti che trasportano nella medesima il petrolio rubato dai pozzi siriani ed irakeni nonché del principale centro di stoccaggio e raffinazione dello stesso. Forse a questo è dovuto per ritorsione l’abbattimento di un Sukoi SU-24 da parte di F16 dell’aeronautica turca.
L’ultimo episodio che abbiamo citato ha avuto conseguenze che unite ad altri accadimenti precedenti, in Siria e altrove, ha contribuito a mettere seriamente in dubbio la sino ad ora assoluta superiorità strategica delle forze atlantiste nei confronti di qualsivoglia avversario. A seguito dell’abbattimento del proprio bombardiere infatti i Russi hanno trasferito sulla base di Latakia una unità del sistema missilistico S-400 triumph, il più moderno sistema antiaereo prodotto dall’industria militare russa.
La presenza degli S-400 unita a quella della versione navale dell’S-300 imbarcata sugli incrociatori classe Slava crea una di fatto una no fly zone su tutto il nord della Siria e su buona parte delle aree turche di confine. Che sia così è reso chiaro dal fatto che le forze aeree americane hanno sospeso tutte le operazioni, sedicenti anti ISIS, nello spazio aereo siriano, limitandosi a proseguirle in quello irakeno.
Ma già precedentemente, sin dall’avvio delle operazioni in Siria, l’Armata Russa aveva dispiegato sul terreno i suoi sistemi di contromisura elettronica capaci di degradare le capacità di guerra elettronica occidentale. Veniva infatti segnalata sul terreno la presenza di unità dotate di Krasuka-4. Il Krasukha-4 è un’apparecchiatura a banda larga mobile, montata su telaio 8×8 BAZ-6910-022, che disturba i radar di sorveglianza dei satelliti militari, i radar terrestri, degli aerei AWACS e montati sui velivoli senza pilota.
Il Krasukha-4 è l’unico sistema in grado di disturbare i satelliti-spia statunitensi della serie Lacrosse/Onyx, cioè i più efficaci satelliti di controllo del campo di battaglia oggi in dotazione alle forze armate USA. Inoltre i Su-24 e i SU-34 rischierati a Hamaimam sono stati dotati dei pod di contromisura elettronica SAP-518/ SPS-171, quelli utilizzati dal SU-24 che, durante la crisi per la Crimea, sorvolò più volte il cacciatorpediniere della US Navy Donald Cook nel Mar Nero, il 12 aprile 2014 oscurando il sistema di difesa AEGIS della nave.
Lo stesso sistema SAP-518/ SPS-171 che probabilmente ha permesso, a fine ottobre di quest’anno, a due TU-142, la versione da pattugliamento marittimo del venerando se non vetusto bombardiere ex-sovietico TU-95, di arrivare indisturbati a meno di un miglio nautico dalla portaerei Ronald Reagan in esercitazione al largo delle coste coreane. Questa capacità impressionante di guerra elettronica che ha rimontato un gap che si era dimostrato notevole ancora nel 2008 durante la crisi georgiana ha forse proprio in questa crisi il suo punto di svolta. Come pochi ricordano, l’esercito georgiano in fuga abbandono nelle mani dei Russi una immensa panoplia di armi moderne occidentali, tra cui i sistemi di comunicazione e intercettazione satellitare e i codici relativi di utilizzo, radar di scoperta e sistemi di contromisura elettronica che venivano gestiti direttamente da contractor occidentali o da militari usa e israeliani sedicenti tali.
Ora, se i codici d’accesso sono facilmente sostituibili, l’architettura di un sistema non lo è, e la caduta in mani avversarie di Hardware e software, specialmente se queste hanno la caratura industriale e scientifica della Russia li rende insicuri se non completmente disattivabili. Da qui ritengo nasce la particolare efficacia, specialmente nei confronti delle apparecchiature USA, delle azioni di Guerra elettronica messe in campo dai Russi. Una prima dimostrazione di questa particolare efficacia la si ebbe quando nel 2013 gli Iraniani catturarono la UAV Sentinel RQ-170. Ora con tutto il rispetto per le capacità degli scienziati iraniani, che sono sicuramente elevate se no il Mossad non troverebbe necessario assassinarli, non è pensabile che siano tali da inserirsi nel controllo satellitare del più avanzato e segreto UAV dell’aeronautica statunitense. Ma guarda caso le forze armate iraniane avevano appena ricevuto un nuovo sistema per la guerra elettronica russo.
Ritornando finalmente al teatro Siriano attuale l’azione delle forze armate di Mosca che più ha inciso sulle illusioni di superiorità tecnologica dominante dello schieramento atlantico è stato il lancio di 26 missili da crociera Kalibr NK verso obbiettivi del Daesh, effettuato il 7 ottobre scorso da unità navali in navigazione sul mar Caspio. Lo choc determinato da questa operazione bellica è stato devastante per quattro ragioni sostanziali . In primo luogo la segretezza che ha accompagnato lo sviluppo di questa arma. Seguo da anni le pubblicazioni di carattere militare e sino all’agosto scorso non vi era traccia di questo ordigno. Nell’agosto scorso Jane’s, la più prestigiosa, seria ed informata rivista militare ne parlava per la prima volta come di un arma sperimentale, in corso di adozione e con una gittata che forse avrebbe raggiunto i 1500 km .
Diversamente sempre con lo stesso nome si conosceva un arma antinave con una gittata di 150 Km. In secondo luogo il fatto che sino al lancio di ottobre solo l’US Navy disponeva di tali capacità di attacco in profondità. In terzo luogo per la dimensione delle unità navali che hanno effettuato il lancio, unità che vanno dalle 900 alle 1800 tonnellate di stazza, naviglio minore quindi mentre la marina americana può lanciare i Tomahawk solo da incrociatori classe Ticonderoga da 9800 tonnellate, cacciatorpediniere della classe Arley Burke da 8000 tonnellate o sommergibili d’attacco della classe Los Angeles. Vero è che un incrociatore americano può lanciare 60 cruise mentre una corvetta russa ne imbarca solo 8 . Ma è anche vero che individuare una nave da 10.000 tonnellate circa è molto più facile che individuarne una da 900 specialmente se il sistema AEGIS dell’incrociatore può essere oscurato.
Ma la quarta ragione, la più importante che ha creato il panico nei circoli militari della NATO è stato il fatto che i kalibr NK, non ostante abbiano volato per migliaia di chilometri, sono stati individuati solo quando sono arrivati sul bersaglio. Se ben ricordate uno dei nomi roboanti con cui le forze armate usa definivano le loro dottrine, quando si trattò di colpire un Iraq già massacrato da 10 anni di embargo, era: Shock end awe, colpisci e terrorizza. Questa volta non è improprio affermare che “chi la fa l’aspetti”.