Qualche settimana fa ho scritto un pezzo dicendo che tutto il fuoco e i tuoni in Gran Bretagna per la decisione del governo Cameron di bombardare la Siria era inutile, perché il contributo militare inglese nella guerra in Siria sarebbe stato militarmente irrilevante. Gli eventi mi hanno pienamente dato ragione.
Il coinvolgimento totale militare inglese in Siria ammonta a tre missioni di attacco, effettuati a cinque giorni dall’approvazione parlamentare. Sembra che non più di 19 bombe siano state gettate, meno di un Tu-22M russo in un solo attacco. Probabilmente sottovalutando anche la differenza tra le bombe che può trasportare il Tu-22M, di gran lunga più pesanti delle bombe che un bombardiere inglese Tornado può trasportare. Tutte le bombe sono state sganciate su un obiettivo solo, il giacimento Umar, già bombardato un mese prima dagli Stati Uniti.
Un articolo del Daily Telegraph espone l’entità del fiasco, e conferma che non ci sono stati bombardamenti inglesi in Siria dal 6 dicembre 2015. Il fatto che i tre attacchi inglesi furono sul giacimento Umar, per inciso significa che non possono essere stati gli aerei inglesi a bombardare la base siriana di Dair al-Zur.
Il governo inglese non ha spiegato l’assenza di un qualsiasi serio bombardamento dello Stato islamico in Siria dall’inizio teorico della campagna di bombardamenti inglese. La verità è che, date le dimensioni militari inglesi, e quelle francesi e tedesche, che scompaiono di fronte a Stati Uniti e Russia, l’eventuale contributo inglese è stato e sempre sarà simbolico.
Tuttavia la dimensione francamente patetica dei bombardamenti inglesi suggerisce che ci sia qualcos’altro. L’articolo del Daily Telegraph conferma non solo che i bombardamenti inglesi in Siria si sono virtualmente fermati. L’articolo conferma anche che tra il 1° e il 22 dicembre 2015, la coalizione statunitense aveva effettuato solo 148 raid aerei in Siria.
Li si confronti alle 164 sortite svolte dai russi in tre giorni a dicembre (dal 25 al 28 dicembre 2015) e alle oltre 5200 sortite condotte dai russi dall’inizio della loro campagna di bombardamenti in Siria, il 30 settembre 2015. Il Daily Telegraph sostiene che tale assenza di sortite da parte di USA e alleati in Siria sia causata dalla presunta preoccupazione di evitare vittime civili, e dall’assenza di obiettivi. Nonostante le smentite prevedibili, la spiegazione più probabile è l’enorme aggiornamento delle difese aeree russe e siriane, avutosi dall’abbattimento turco del Su-24 a novembre.
Non solo i russi hanno schierato il sistema missilistico antiaereo S-400 in Siria, ma sembra che abbiano fornito all’Esercito arabo siriano avanzati sistemi missili antiaerei Buk, aggiornando in modo significativo le difese aeree della Siria. E’ probabile che “consiglieri” russi “aiutino” i siriani a gestire questi sistemi.
Un articolo di Bloomberg implica che i sistemi Buk (denominazione NATO del “SAM-17”) siano controllati dai russi. Bloomberg dice che aerei da bombardamento statunitensi in Siria sono stati monitorati (“illuminati”) dai radar associati al sistema Buk, spingendo gli Stati Uniti a fermare del tutto i bombardamenti sulla Siria settentrionale.
Se è così, allora potrebbe spiegare perché i bombardamenti inglesi siano sospesi. Essendo politicamente imbarazzante per gli inglesi, e gli statunitensi, ammettere che la presenza russa in Siria impedisce i loro bombardamenti in Siria, è comprensibile il motivo per cui i rappresentanti degli Stati Uniti, consultati dal Daily Telegraph, non parlino tirando fuori invece la traballante scusa di essere a corto di obiettivi. Indipendentemente dal vero motivo del fallimento della campagna di bombardamenti inglesi e statunitensi, ora è più chiaro che mai che gli unici che realmente combattono lo Stato islamico e i vari altri gruppi terroristi in Siria, siano russi, siriani e loro alleati, e nessun altro.
L’articolo è apparso originariamente sul Daily Telegraph:
La controversa campagna aerea della Gran Bretagna in Siria è stata bollata “insignificante”, dopo che è emerso che la RAF ha effettuato un solo attacco nel Paese nelle ultime quattro settimane. Da quando i parlamentari hanno votato per la guerra in Siria il 1° dicembre, più di un mese fa, Tornado e Typhoon della RAF hanno svolto solo tre missioni di attacco, tutte nei primi cinque giorni di operazioni. Alcun attacco della RAF su un qualsiasi bersaglio in Siria dal 6 dicembre, 28 giorni fa, può essere notato.
L’unico ulteriore attacco avvenne a Natale con un aereo telecomandato, un drone Reaper, portando il numero totale di missioni di attacco inglesi a quattro. I dati diffusi dal Comando Centrale indicano che nelle loro missioni, Tornado e Typhoon possono aver sganciato minimo 19 bombe. Le rivelazioni mettono in dubbio le affermazioni del segretario alla Difesa Michael Fallon, che all’inizio dell’operazione in Siria il Regno Unito “incendiava il tempo” con un “fuoco intenso” colpendo le infrastrutture. Dicendo che ciò che chiamava “assalto” della RAF avrebbe messo la Gran Bretagna dalla “periferia” al “centro” della campagna aerea.
Fallon inoltre affermò che le missioni con equipaggio nella prima settimana di dicembre erano stati un “successo” infliggendo “un serio colpo” allo SIIL. Di fatto, però, tutte le missioni con equipaggio della RAF furono contro un bersaglio, il giacimento di Umar, che già subiva l’”incapacità a lungo termine” per opera di un molto più grande raid statunitense del 21 ottobre, sei settimane prima, secondo un portavoce militare statunitense, Maggiore Michael Filanowski, nella conferenza stampa del giorno seguente.
La Gran Bretagna ha effettuato una serie di ulteriori missioni di ricognizione sulla Siria, e ha continuato a compiere attacchi aerei su obiettivi dello SIIL in Iraq, effettuati prima che i parlamentari votassero il mese scorso. “C’è uno scollamento quasi completo tra l’acceso dibattito politico inglese sulla Siria e quello che il governo ha effettivamente fatto“, ha dichiarato Jon Lake, esperto di aeronautica militare. “La campagna aerea della Gran Bretagna in Siria finora è fondamentalmente insignificante, o può avere avuto poco, nel caso, impatto sull’equilibrio di potere sul campo“.
Nel corso di una conferenza stampa congiunta con il segretario della Difesa Ash Carter a Washington, l’11 dicembre, Fallon affermava che la RAF avrebbe svolto “più attacchi di precisione contro le infrastrutture chiave”, tra cui “pozzi petroliferi, depositi di munizioni, logistica, comando e controllo, rotte tra Siria e Iraq“. Tuttavia non è successo, anche perché entrambe le nazioni, che operano secondo regole rigorose per impedire vittime civili, in gran parte hanno esaurito gli obiettivi siriani.
Il 1° dicembre, il giorno in cui la Gran Bretagna aderiva alla campagna aerea sulla Siria, il principale portavoce degli Stati Uniti, Colonnello Steve Warren, disse che non vi furono bombardamenti quella settimana perché, “non abbiamo avuto obiettivi negli ultimi due giorni, o non abbastanza“. Tra il 1° e il 22 dicembre, secondo i dati del Comando Centrale (CENTCOM), che dirige le operazioni aeree, la coalizione anglo-statunitense ed altri effettuò 148 attacchi aerei sulla Siria, una media di appena 7 al giorno o 49 alla settimana, meno del tasso già molto basso di attacchi alla Libia nel conflitto del 2011, meno della metà del numero di attacchi aerei nella campagna aerea sul Kosovo e una piccola frazione dell’intensità vista nelle precedenti campagne in Iraq. Il Generale Mark Welsh, Capo di Stato Maggiore dell’US Air Force, dichiarava: “Non assomiglierà mai alla prima campagna aerea della Guerra del Golfo.
È il solo intento della strategia decisa, che si sia d’accordo o no“. Dei 148 attacchi aerei sulla Siria tra 1 e 22 dicembre, gli Stati Uniti ne effettuarono 127 e il “resto della coalizione” 21, secondo i dati del CENTCOM. È noto che i velivoli francesi hanno effettuato due attacchi in quel periodo, il che significa che non più di 19 attacchi furono effettuati dalla RAF. Un “attacco” significa che almeno una bomba fu sganciata o un missile sparato. Il ministero della Difesa inglese segnala tre missioni di attacco della RAF in Siria, dicendo di aver colpito almeno 17 obiettivi.
L’attacco del drone del 25 dicembre vide il lancio di un solo missile Hellfire su un posto di blocco dello SIIL a sud di Raqqa. Il ministero della Difesa ha detto che il contributo della RAF nella ricognizione sulla Siria è più significativo, con alcuni rapporti indicare il 60 per cento della ricognizione tattica della coalizione. Ma non ha voluto specificare il numero delle missioni da ricognizione, però.
fonte: Aurora